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Osservavo con sguardo perso l'acqua scorrere giù dalle vetrate della stanza a me sconosciuta, probabilmente l'infermeria. Senza ragione alcuna lo sguardo vuoto, fermo a fissare il cielo annerito da ingombranti nuvole che si alternavano tra il grigio e blu notte.
Posai esitante la mia mano sul vetro, quasi avessi potuto attraversarlo con il mio semplice tocco.
I ricordi della mia infanzia e di chi ne aveva fatto parte percorrevano come lampi nella mia mente, così veloci agli occhi di chi assiste al loro avvenire, eppure talvolta riescono a far trasmettere così tanta incertezza e preoccupazione a chi li osserva da vicino.
Come i bambini che fra un capriccio e l'altro implorano la mamma di uscire a giocare con i loro coetanei e quest'ultime insicure sul da farsi, indecise sull'assecondare i loro piccini o non farli prendere un brutto malanno, alla fine dei giochi sceglieranno sempre il ferreo e impostato no.
Quasi fosse impossibile scalfir il loro volere, quasi fosse legge.

Sei la più forte.
Non è vero, no.

Sei sincera.
No, stai mentendo.

Sei bellissima e sei l'unica che mi faccia provare queste sensazioni..riesci farmi sentire così, così vivo...
Menzogne, menzogne, menzogne...

«MENZOGNE!»
Spaccai il vetro e questa volta l'attraversai per davvero.
Il vento oltrepassò violento la stanza, le scaglie del vetro finirono per terra bagnate del mio stesso sangue e assieme alla pioggia andarono a sporcare il pavimento.

La porta si spalancò di botto, mostrando la figura spaventata di Kovu.
Immediatamente chiuse la finestra tirando giù la serranda e mi rattristai al pensiero di non poter rivedere la pioggia.
Era la prima volta che assistevo per bene ad un temporale.

«Oh, sei sveglia..sono le quattro del mattino»
Furono queste le prime parole che mi rivolse il castano, senza dare peso al mio gesto sconclusionato e apparentemente privo di logica.
Nonostante avessi dormito innumerevoli ore, sentivo il peso della stanchezza sprigionarmi da tutti i pori, avevo fatto una serie di incubi uno dopo l'altro e ognuno peggio dell'antecedente, fino a  quando, per la paura, mi svegliai grondante d'acqua e successe quanto appena detto.

«Dimmi che non è vero..che è stato solo..solo»
Immediatamente il bruno mi avvolse in un abbraccio, mi aveva poggiato il capo sul petto e muoveva lentamente la mano nei miei L/G C/C.

«Shh- intimò tentando di calmarmi -sei svenuta, era solo un incubo. Sta tranquilla..>>

Annuì e inalai l'odore che emanava il mio amico, era l'odore che mi ricordava casa e che non sarei mai riuscita a dimenticare. Sapeva di humus fresco, frutti di bosco e mandorle.
Un connubio strano, ma in quella stranezza ogni qual volta ne avessi avuto bisogno, sapevo che ci avrei trovato la normalità, la mia normalità e viceversa. L'umanità che mi era stata tolta, strappata a mani nude, si nascondeva sempre un po' in lui, in quell'abbraccio così genuino e dolce.

« Ti voglio bene.»
Mi confessò tra una carezza e l'altra.Alzai il capo, lo guardai dritto negli occhi per poi richiuderli.
Non glielo avrei mai ricambiato a voce, ma il bruno sapeva quanto ne provassi io per lui.
Poggiò il capo sopra il mio e sorrise.

«Il silenzio vale più di mille parole.»
Canzonò in modo scherzoso per la mia risposta mimata.

Scoppiammo a ridere.
Non eravamo semplici alleati ,amici o compagni di mille avventure..eravamo fratelli.
Difatti, il giorno dopo avremmo già ricominciato a darci a dosso, ma chi sene frega! Andava bene così.
Andava tutto bene.

«Va tutto bene...T/n»

Levi s'pov

Alla vista di quella scena sorrisi.
Un sorriso che dopo tanto tempo fu spontaneo.
Forse perché anch'io desideravo ancora che i miei fratelli tornassero a casa, che mi dessero in testa e che mi supportassero come avevano sempre fatto.
Strinsi ancor più la presa sulle mie gambe e ci poggiai il capo sopra.
«Isii...Furlan..»

Furlan's sister -LevixReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora