Capo chino, labbra schiuse, mano a sorreggersi il volto cogitabondo, assorto nei lineamenti fanciulleschi di quel viso dormiente, sembrava potesse vederla all'interno solo guardandola dall'alto della sua esperienza.
Lei recitava un ruolo già vissuto per quell'uomo seduto sulla sedia, silenzioso, afflitto.
Lui invece, accomodato nella sua scatola di sentimenti repressi, seguiva attento il corso degli eventi, finendo talvolta per macchiarne il copione.
Non poteva restarne fuori, non poteva esserci dentro e come un'ombra camminava quieto con lei.
Forse lui prestava fede al silenzio di quella camera avvolta dal legno umido e colmo di muschio che costituiva le pareti, credendo che a un certo punto di quella notte, avrebbe potuto udire i battiti di un cuore oltremisura troppo puerile per essere il suo.
In parte, avrebbe voluto che lo fosse poiché per quanto la sua coscienza più intima sapesse quanto in comune avessero le loro anime, egli non avrebbe mai potuto sfiorare il mondo con la leggiadria e la delicatezza che poneva la ragazza.
Insomma, parliamoci chiaro, così compassato, imperturbabile, freddo... dei titoli che gli sono stati attribuiti col passare degli anni e dalle morti che ha dovuto portare tra le braccia senza versare alcuno strascico di dolore al mondo, nessuna lacrima aveva percorso i lineamenti del suo volto.
Questo definiva molto di lui e delle genti che enunciavano pettegolezzi su come egli fosse un uomo tutto d'un pezzo, talora spietato.
L'amara consapevolezza che lui, lui, non meritava amore, cosciente di come esistano persone nate sole e condannate ad esserlo per tutta la vita, o magari lo siamo tutti e in pochi disillusi sono consci di esserlo.
Ciononostante, nessuna esitazione dettata dallo sgomento aveva mai avvolto la mano di quella mocciosa arrogante, non una volta aveva esitato a sfrisare la sua pelle e non s'era ancora riuscito a rispondere: "perché lei? perché a me?"
questo lo aveva fatto ammattire e magari innamorare.
Ma soprattutto, cosa ne poteva sapere lui dell'amore? Un uomo cresciuto con la guerra a pompargli il cuore per raffreddarlo e renderlo a un cumulo di vuoto, di sentimenti tutti appartenenti a un insieme omogeneo.
E poi, a un tratto della sua vita: un fuoco; uno di quelli che nascono accidentalmente e senza alcuno scopo preciso, magari provocati da un fulmine e che fanno un casino assurdo, quelli che andrebbero spenti per evitare che si propaghino sino a cagionare sfaceli eccessivamente ingenti per essere fermati.
Tuttavia, l'aureola calda di quella esistenza aveva accidentalmente incontrato il freddo che portava con lui e forse qualcosa al suo interno si era irrimediabilmente sciolto per sempre e avrebbe continuato a farlo sino a quando avrebbe continuato a fare di lui stesso, l'ombra di una ragazza che aveva fame del mondo, della vita.
Aveva compreso che erano diversi quando s'accorse che nessuno era riuscito a tapparle le ali nonostante fosse una giovane donna in un'epoca dove solo aprendo bocca per esalar parola non eri vista di buon gusto e seppur alcuno strascico di sentimento potesse colorarle il volto, amore vi era in tutto quello che ella toccava e inevitabilmente trasformava.
Aveva preso atto di come per quanto esprimesse fermezza e impeccabilità da tutti pori, invero, fosse estremamente insicura, odiava lei e le cicatrici interne ed esterne che scrivevano la storia sulla sua pelle candida, ma macchiata da un vissuto non addetto a quel tipo di corpo.
Lei non credeva nell'amore, il per sempre, il bene, la felicità, era un concetto sin troppo astratto per quella realtà che portava con sé.
Però si amavano e lo sapevano.
Sarebbero morti per dimostrarselo.
Avrebbero vissuto per l'altro se uno dei due fosse morto, infondo che certezza del domani dava loro una vita come quella?
Si sarebbero odiati, magari, se allontanarsi poteva comportare il bene dell'altro.
Si amavano.
Forse era quello il reale motivo del perché riuscivano a toccarsi senza definirsi.
Dare un nome a qualcosa la chiude in un fascicolo tra i tanti ai quali puoi dare un significato e sinceramente, Levi, non poteva determinare quanta paura avesse lui, invece, ogni volta che s'avvicinava rischiando di spegnerla per il freddo e trascinarla nell'oblio d'uomo che tremava solo guardandola.~~~
Un principio d'albore pareva nascere e attraversare le fessure dei miei occhi.
Una lenta prima luce di un mattino umido, i piedi gelidi e l'erba bagnata.
Quell'aria polare, tanto fredda da incunearsi nelle ossa e ridurci a piccoli uomini in posizioni fetali in cerca di calore che possa scioglierci un po', quel che basta per rimetterci in piedi.E laddove mi strinsi per assumere quella posizione che il caldo salì prima del tempo, colorandomi le guance fino a infiammarmi dall'interno.
Mi morsi un labbro, le mie mani si mossero da sole, una a stringere le coperte tra le dita, l'altra ad accarezzarmi la guancia rovente.
E il motivo era lì, posto proprio difronte ai miei occhi, pronto per ricordarmi che lui esisteva e seppur in dormiveglia gli altri dovevano sentirlo.
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Furlan's sister -LevixReader
أدب الهواةLa sorellina di Furlan è cresciuta nei meandri della città sotterranea. Tra una speranza ed un sogno di troppo, crede ancora che possa esserci un futuro per le genti dimenticate come loro, nonché per lei, il suo migliore amico Kovu ed il ragazzino c...