T/n's pov
Mi destai d'improvviso, interrompendo la quiete di una silente notte buia.
Mi interrogai più volte se quel che vedessi, fosse vero o insito nelle mie più recondite paure.
Chiudere gli occhi non mi aggradava più da tempo or sono, ma questo non aveva mai implicato tanta perseveranza per un sogno.
Ad ogni piè sospinto ad una visione sempre più realistica di quello che vedessi.
Le persone che amavo finivano luttuosamente e ripetutamente nel cadere per mano della morte.
Ed i miei sogni divennero inesorabilmente un corollario di paure e realtà inimmaginabili.
Ogni giorno era peggio, vedevo volgere al termine una scadenza su di un orologio che segnava a caratteri cubitali: "Non hai più tempo, qualcosa sta per accadere."
Ed il mio respiro finiva per tramutarsi in due grosse mani che mi strangolavano veementi, sino a che non riuscissi più a divincolarmi, finendo per cadere in ginocchio, esausta e indefinita.
Dov'era il nemico?
Chi avrei dovuto necessariamente fermare, per cessare tali visioni?
Un'extrasistole si propagò veloce all'altezza del petto e subito fu panico.
Sintomi di svenimento e vertigini cullavano quella ninna nanna maledetta, mentre un sibilo usciva dalla mia bocca, spegnendosi rovinosamente prima ancora che qualcuno avrebbe potuto udirmi.
Guardai di sottecchi Levi dormiente,
s/fortunatamente pareva ancora immerso nel sonno, probabilmente causato da tutta quell'abbondanza di pillole assunte prima di andare a dormire.
Lo avevo avvertito di quanto potessero essere nocive, ma certamente, testardo com'era, non mi avrebbe mai dato ascolto.
Ho un attacco di panico, non sto morendo.
Mi ripetevo saltuariamente nel vano tentativo di placare gli animi facinorosi.
Aprì di getto la porta, fuggendo da quell'incubo che stavo vivendo.
Corsi senza remissioni di peccato fuori dalla struttura e salì in groppa al primo cavallo apparsomi davanti, ironia della sorte, una lunga chioma nera si innalzò poderosa, prorompendo la sua prossima corsa con un nitrito.
Non sapevo precisamente dove mi stessi dirigendo, se non in una fine disastrosa, dovuta alla mia avventatezza nel precipitarmi dove l'istinto mi portasse.
Eppure, più seguivo quello che i miei sensi mi sussurravano all'orecchio di fare e più il panico e l'ansia aumentavano vertiginosamente.
La nebbia illuminò quel terreno bagnato, ed inesorabilmente persi le mie tracce lasciate in antecedenza, finendo per ritrovarmi una realtà sin troppo reale davanti: un cimitero di corpi defunti senza una addobbata casa per il loro sonno eterno.
Erano soldati i quali non erano riusciti a contrastare il nemico.
Erano persone che non avrebbero più potuto dare un senso alla loro esistenza.
Erano umani morti nel terrore e nella consapevolezza di un orripilante buio.
Nell'imprudenza del momento scavalcai involontariamente da cavallo, finendo rovinosamente in una pozza di fango.
Non ebbi il tempo di concepire, che il volto di una testa decapitata mi pietrificò. Sbarrai gli occhi ed il battito, da esser saltuario, divenne lesto ed intenso, così martellante in petto d'una impetuosità che quasi avrebbe potuto rompermi in due.
Due occhi impietriti d'un verde smeraldo sembrarono logorarmi l'anima, murandomi dentro mura buie che solo il colore acceso di quelle chiome rossastre parevano illuminarle.
Mi disincantai di colpo quando il grugnito inumano di un titano si proruppe nella zona. Cercai di assottigliare gli occhi nel tentativo di scrutarne la presenza che presto mi si palesò davanti dietro un velo di nebbia.
Mi ricomposi in fretta, malgrado lo stato deplorevole in cui mi trovassi, ma quando mi apprestai per sfoderare le lame, la visione dell'inferno mi si palesò davanti.
Questa però, era una punizione divinatoria surreale.
Non vi erano tre teste, tanto meno Giuda, Bruto e Cassio, tra le fauci masticanti di quest'ultime.
Questa era la rappresentazione del punto più lontano da Dio, del tradimento; ma non un tradimento verso i puniti in cerca di un pentimento che mai giungerà per il nono cerchio dell'inferno, bensì per l'uomo.
Un tradimento dettato della fiducia dell'essere verso Dio.
Dov'era Dio difronte a quel che stavo vedendo.
Nessun Lucifero, nessun punitore stava compiendo il suo dovere.
Poiché stretto tra le labbra di quel gigante, vi era..-FURLAN!-
Mi svegliai madita di sudore, sotto gli occhi freddi, caratterizzati da un leggero sgomento, appartenenti a Levi che mi osservava silenziosamente impietrito.
-Cos'hai.. detto?-
-Io vedo.. il passato ed il futuro delle persone-
Sibilai tra le labbra, ma questo mancò all'orecchio del corvino.-Ma che stai blaterando e poi.. chi è-
Improvvisamente si arrestò di colpo, quasi come se avesse collegato un pezzo mancante all'interno di un puzzle costituito da incertezze.-Il tuo cognome... è Church.-
Osservavo lo spazio circostante ed egli sconvolta, ancora destabilizzata da tutto quel che era avvenuto e dalla insolita situazione che si stava verificando.-Levi cosa stai-
Spalancai gli occhi raggelata.
Levi stava...
piangendo?-Tu sei... la sorellina scomparsa di Furlan.-
Sono ancora viva.
Cercherò di aggiornare più spesso.
E niente.
Levi piange.
Io pure.
Piango da sola quando scrivo.
Sono esaurita.Vi voglio bene.
Tornerò!
-Claudia
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Furlan's sister -LevixReader
Fiksi PenggemarLa sorellina di Furlan è cresciuta nei meandri della città sotterranea. Tra una speranza ed un sogno di troppo, crede ancora che possa esserci un futuro per le genti dimenticate come loro, nonché per lei, il suo migliore amico Kovu ed il ragazzino c...