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Levi's pov

Stessa routine, stessa vita.
Me ne stavo lì, seduto supino su di quel tavolo in legno, beandomi del sapore di quel tè nero che riempiva la stanza del suo odore.

Tant'è ch'ero così perso in qualche meandro della mia mente che inevitabilmente i miei pensieri ricaddero a lei.

Quante cose erano cambiate da quando era arrivata? Ma soprattutto, quanto lo ero io?
Rimembrai tutto il nostro percorso costituito da minacce, insulti, ma persino di bei momenti quali abbracci, effusioni e scambi di fiducia, insomma.. vi erano frequenti alti e bassi tuttavia non potevo più fare a meno di lei. E se c'era una cosa di cui avevo preso atto e che ogni giorno che passava, quasi fossimo un puzzle da costruire, il nostro rapporto iniziava a prendere forma e colore.

Ripensai a quella volta al lago, al mio sogno avuto quel dì dove la c/c era la protagonista.
Quel bacio seppur frutto della mia immaginazione mi era parso così vivido, quasi avessi potuto sentirlo sulla mia pelle per davvero.

Mi passai due dita sulle labbra, tastandomele e chiedendomi se le sue fossero seriamente come me l'ero immaginate.

«Così..morbide.. così- calde.»
Digrignai i denti, tirandomi i capelli frustrato, maledicendomi mentalmente per aver fatto quel genere di pensieri.

«Ma che diamine vado blaterando?!»
Sbottai tra me e me, osservando meticolosamente il soffitto, sperando di distrarmi e perdermi in altro.

La solitudine mi stava nuocendo, questo è certo.

Ancora rabbioso per quanto accaduto poco prima poggiai la tazza sul tavolo, ponendola lontano dallo stipite onde evitare che potesse cadere.

Lasciai che alla fine ad averla vinta fosse la mia irrazionalità e malgrado fossero appena le 5 del mattino sapevo che l'avrei trovata sveglia.

Bussai e dopo aver avuto il suo consenso entrai, trovandola lì, poggiata svogliatamente alla finestra della sua camera respirando a fondo la sua dose quotidiana di nicotina.

«Hai dormito?»
Mi chiese senza troppi giri di parole, ormai aveva iniziato a capire la mia condizione solo- non sapeva il perché.

«Un'ora scarsa, forse meno.»
Ammisi frattanto che lei si avvicinasse a me prima spegnendo però la sigaretta sul davanzale.

«Domani abbiamo la spedizione, come pensi di essere al massimo delle forze nelle tue condizioni?»
Sospirò e potei avvertire un tono di preoccupazione nelle sue parole.

«Non è la prima volta, non badare a me. Tu piuttosto, oggi ti è vietato allenarti.»

Ridacchiò alla mia affermazione per poi poggiare una mano sul mio petto finendo per alzare il capo intenta a guardarmi dritto negli occhi.

«Non sarai mica in pensiero per me, Ackerman.»

Optai per non accettare la sua provocazione, scansandole con una mano la sua da me.

«Non puoi sottovalutare un nemico che neppure conosci. Non hai la minima idea di cosa ti aspetti al di fuori di quelle mura. Migliaia di valorosi soldati hanno perso la vita e nulla ti assicura che tu non possa raggiungerli.»

«Se dovesse accadere, allora non avrò rimpianti. Solo.. non sarò stata abbastanza forte da poter gestire la minaccia.»

«Moriresti per nulla?»

Furlan's sister -LevixReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora