1 - Guerriero

344 19 12
                                    

Il vento soffiava tagliente ininterrottamente, il freddo entrava fino alle ossa, la neve ghiacciata che si estendeva per chilometri e chilometri. Il cielo notturno era nuvoloso, cupo, quasi a sapere cosa sarebbe successo da lì a poco e che ne sarebbe stato spettatore.

Una trentina di uomini armati erano fermi, indosso pesanti pellicce scure in cui si strinsero, il freddo pungente si sentiva anche attraverso esse. Erano tutti uomini grandi, tra le mani una spada o un'ascia o qualsiasi arma tagliente che potesse uccidere, dilaniare corpi. Davanti almeno un centinaio di altri uomini nemici avvolti in pellicce chiare e il loro capo guardava quei pochissimi uomini ridendo.

«Tante minaccie e poi ti presenti con solo quello sputo di uomini Izerg?»

Quell'uomo non smetteva di ridere di gusto e il capo degli altri uomini, riconoscibile per il mantello folto di pelliccia nera, alto e muscoloso si fece avanti. Aveva un portamento maestoso e possente, per nulla goffo con la neve sotto i piedi nonostante non fosse il suo mondo lontano.

«Puoi sempre ritirarti Aber.»

«Vi stermineremo, e il vostro caro ingrato popolo nomade Ignis non esisterà più.»

«Non infangare il nostro nome tu che non sai le radici della nostra stirpe.» ribatté Izerg con voce calma, forte, sicura di sè.

«Facciamola finita.»

Aber alzò la lancia che teneva in mano con orgoglio, poi i suoi soldati partirono all'attacco. E in un attimo anche quella manciata di guerrieri partì. Aber era sicuro di sé, quei guerrieri la cui origine era antica erano misteriosi certo, ma lui li avrebbe sterminati e Lei ne sarebbe stata fiera. Eppure qualcosa andò storto, i suoi piani andaro in fumo. La neve cominciava ad imbrattarsi si sangue ma non dei guerrieri di Ignis che avanzavano senza fatica. Sembrava che ogni uomo riuscisse a uccidere sei dei suoi uomini a testa con pochi passi. Come ci riuscivano? Vide per poco le loro mani avvolte da piccole fiammelle rosse.

«Fuoco?»

Era quella la loro magia ma nessuno aveva mai visto cosa fossero in grado di fare. Forse perché chi si metteva contro di loro non sopravviveva. Ma lui doveva riuscirci a tutti i costi. I suoi soldati per un attimo sembrarono avere la meglio ma poi, lui apparve e si sentì un essere insignificante, spacciato.

«Il guerriero della notte... non lui!»

Nessuno sapeva chi fosse, appariva e spariva senza che qualcuno potesse rendersene conto. Era vestito completamente di nero, un mantello che lo copriva, un cappuccio sul volto che nessuno aveva mai visto. Con lui si dimezzò di gran lunga il suo esercito. Si muoveva agile, una spada argentea in mano. Sembrava danzare con il vento mentre con un coltello infilava qualche fianco, o tagliava la testa con la spada, sparava colpi di pistola precisi alla testa. Sembrava non curarsi del casino che stava combinando, della strage che portava ogni singola volta, qualsiasi arma avesse in mano uccideva. Era in qualche modo diventato lui stesso un'arma. E la sua mente non aveva pensieri in quei momenti, agiva e basta guidata dal vento. I corpi tranciati inermi a terra davanti a lui aumentavano, carni incise, cuori fermi.

Un guerriero di Ignis lo guardò per un attimo come estasiato e non notò un nemico alle sue spalle. Lo intercettò troppo tardi, tuttavia lo vide cadere ancor prima di colpirlo. Era stato ferito da un pugnale lanciato proprio dal guerriero della notte che lo guardò per un attimo prima di tornare al suo lavoro. Anche lui fece lo stesso non facendosi più distrarre fin quando ogni singolo uomo non fu a terra, compreso Aber la cui testa era ora irriconoscibile e Izerg la guardava severo e con ribrezzo.

Figlie della NotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora