70 - Un lontano passato

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"«Dovete ascoltarmi, è importante!»

La voce di una giovane, a tratti preoccupata, seria, impaurita.

«Sono solo fandonie, tutto pur di avere attenzioni!» disse l'uomo davanti a lei, così possente in confronto, avvolto dalla sua veste bianca.

«Ma...» provò di nuovo a dire lei ma venne subito fermata.

«Meglio che ritorni a casa.»

La ragazza lo guardò arrabbiata e girò i tacchi, camminando in mezzo alla neve fredda della loro terra, del loro Mondo. La casa che aveva visto nei suoi sogni svanire ormai da molti giorni.

«Ehi Keres, tutto bene?» sentì chiedere una volta entrata in quella che era dall'esterno una semplice semisfera di cristalli opachi di un paio di metri ma il cui interno era una casa accogliente.

«Certo, non potrebbe andare meglio!» esclamò lei irritata, iniziando a camminare avanti e indietro per quella che era una piccola camera da letto, i suoi capelli di un rosso scuro che le incorniciavano il viso.

«Cerco di avvisare il nostro amato capo delle mie visioni ma le guardie mi ritengono troppo inutile per farmi entrare nel suo rifugio!» aggiunse e il ragazzo davanti a lei sorrise appena, avvicinandosi e poggiandole le braccia sulle spalle.

«Quando sarai capo potrai studiare tu da sola le tue visioni.» le disse vedendola scuotere la testa.

«Non è detto che sarò io il prossimo capo, potresti essere anche tu. Ti amano tutti. Non faccio altro che sentire Jader di qua, Jader di là. Non mi vogliono, sono l'unica con l'opale di fuoco, la pietra dell'impegno.» continuò lei con ironia. D'altronde, quando voleva fare qualcosa, nessuno riusciva a levargliela dalla testa.

«Allora ti ascolterò io. Ma calmati o starò in pensiero fino a stasera.»

Lui le sorrise e la sentì più calma. O quasi. Entrambi erano piuttosto nervosi per quello che sarebbe accaduto durante quella notte di luna piena abbastanza speciale: un nuovo capo sarebbe stato scelto come da rituale a Nox.

«Va bene, me ne starò qui tranquilla.»

«Sicura?»

«Vai, non ti voglio tra i piedi.»

Keres lo spinse lontano da sé in modo affettuoso, obbligandolo a non mancare ai suoi doveri come ogni altra persona di quel territorio. Una volta sola, prese dallo scaffale di fronte a sé un libro, sedendosi sul letto di legno e coperte iniziando a sfogliarlo. Erano settimane che cercava nei libri qualche indizio sul suo sogno ripetitivo, sempre uguale. Non aveva detto a nessuno cosa vedeva, non si poteva rivelare. Solo il capo poteva saperlo, in modo da mettersi in contatto con il cielo e scoprire di più.

Pagina dopo pagina, libro dopo libro, ora dopo ora, nulla le era stato d'aiuto e ormai giaceva stanca sul letto a guardare il soffitto di cristallo in silenzio. Poi sentì le persone fuori iniziare a festeggiare, il profumo di cibo, risate, brindisi. Presto la cerimonia sarebbe iniziata e non aveva voglia di andare là fuori. Sapeva, tutti sapevano che non sarebbe stata nominata. Poco le importava. Così si addormentò e lasciò che le visioni l'avvolgessero di nuovo, mentre delicati raggi lunari le accarezzarono la pelle chiara.

 

Il sole ormai era svanito già da un po' e il silenzio aleggiava ancora tra le case di cristallo variopinte e lievemente fluorescenti, così come i suoi capelli di un arancio luminoso. Camminava verso il rifugio del nuovo capo, le guardie che già l'adocchiarono, bloccandola prima che potesse entrare nella semisfera di un verde smeraldo.

Figlie della NotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora