52 - Fondersi con il cielo

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"Una striscia di luce bianca e oro era appena scesa dal soffitto di quel luogo nascosto nelle montagne. Veniva dal cielo in realtà e una donna, Leana, aveva aspettato pazientemente quell'evento per anni da quando aveva avuto una visione di ciò che sarebbe accaduto da lì a poco. Stava tranquilla seduta ai piedi di un antico albero osservando davanti a sé quella piccola grotta dove la luce si era appena concentrata in una grande sfera, divenendo sempre più piccola fino a sparire del tutto. Questo le permise di alzarsi e raggiungere ciò che il cielo aveva mandato, o meglio, chi.

«Eirlys.» disse prendendo in braccio una bambina avvolta da della stoffa magica, in cui vi era ricamato in oro e in una grafia elegante il suo nome, che era apparsa sul pavimento roccioso freddo. Dormiva tranquilla o almeno fin quando una nuova striscia luminosa scese dal cielo obbligando la donna a chiudere gli occhi e a stringere a sé la piccola figlia del cielo per ripararla da quella luce accecante.

«Eira...» lesse dalla stoffa che avvolgeva un'altra bambina poggiata sulla roccia e prese con sé anche lei. Le osservò per bene, entrambe la guardavano con quegli occhi grigi ma che stavano man mano cambiando colore, la pelle chiara, i capelli che ancora non si potevano vedere bene. Forse, crescendo, avrebbero preso un colore chiaro.

«Quindi sarete in due.» disse Leana sorridendo loro per poi guardare l'alto soffitto come se potesse vedere in qualche modo il cielo, quella casa che le mancava.

«Qualcosa mi dice che tu non starai mai ferma vero?» ridacchiò poi sentendo Eira muoversi e liberare un suo braccino paffuto dalla stoffa che la teneva avvolta. Dopodiché Leana le portò via con sé ben cosciente del suo compito: portare le figlie del cielo sulla propria strada.

«Ehi tu! Spostati da lì!»

La voce di un uomo preoccupato, una piccola Eira che aveva da poco imparato a camminare e correre in modo impacciato e già pronta a combinare guai.

«No ferma!»

Quella piccola bambina teneva in mano una pietra colorata che aveva appena rubato dal pover uomo che la rincorreva mentre lei scappava, Eirlys seduta ad osservare il tutto ridendo ai piedi di un albero, le sue fronde a farle ombra.

«Presa.» disse Leana prendendo la piccola ribelle in braccio, ridando così la pietra al suo proprietario con l'affanno che la ringraziò.

«Tienila lontana da me. Il fatto che un giorno potrebbe guidarci lei non mi piace!» disse lui riprendendo fiato e piuttosto scocciato.

«Ha solo tre anni, è normale che sia così. Qui dentro si annoiano.» la difese Leana guardandolo con un sorriso rassicurante cercando di calmarlo ma non ebbe molto l'effetto sperato.

«Ma Eirlys non è così. Ora se non ti dispiace devo andare.»

La donna lo lasciò al suo lavoro mentre la piccola Eira volle scendere dalle sue braccia e lei la liberò, chiamando anche Eirlys che le raggiunse, tenendole entrambe per mano e camminando per una meta precisa poco distante dove tanti ragazzini e bambini giocavano tra loro insieme.

«Dai andate.» disse alle due che raggiunsero i loro amici mentre lei si sistemò i capelli osservando i cristalli tutt'intorno a sé.

«Limiteranno Eira così, non riuscirà mai ad essere ciò per cui è stata creata in questo modo...» disse in un sospiro triste la donna mentre la notte calava sempre di più, lei che camminava con lo sguardo basso pensando a cosa potesse fare. I suoi occhi poi si posarono su un piccolo cristallo viola e blu e si accucciò per prenderla e rigirarsela tra le dita. Quella era un piccolo pezzo di alessandrite, la pietra a cui Eira era legata.

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