Vagava all'infinito alla ricerca di una via d'uscita in quel luogo in cui era intrappolata. Non ce la faceva più a vedere sempre lo stesso cielo stellato, non aveva nemmeno idea di quanto tempo fosse passato dall'incontro con Leana che non era più tornata. Forse perché non poteva più farlo.
«Finirò coll'impazzire qui!» esclamò guardandosi per l'ennesima volta intorno.
«Possibile che non cambi nulla? È sempre tutto uguale!» si lamentò ancora sbuffando e passandosi una mano tra i capelli. Non le sarebbe dispiaciuto capire per quale motivo fosse lì, perché il cielo non aveva insistito nel farla svanire? Che Leana avesse ragione e che ci fosse altro che potesse fare?
Si portò una mano alla testa quando sentì come un ronzio fastidioso che per fortuna durò qualche istante ma, al suo posto, arrivò un senso di paura e preoccupazione. Sensazioni che però non erano sue.
«Eirlys.»
Appena pronunciò il suo nome una sfera di luce le apparve davanti e la obbligò a coprirsi gli occhi per quanto fosse accecante e solo quando si dissolse un po' riuscì a vedere ciò che aveva davanti. Era una finestra che mostrava la realtà, il mondo che aveva abbandonato. E non mostrava un'immagine a caso ma qualcosa che stava accadendo in quel momento, lo sentiva dalle emozioni che sua sorella stava provando e che arrivavano persino a lei.
«Perché non usi la magia e non te ne vai?» disse quando la vide a terra cercando di sfuggire ad un uomo, probabilmente di Ater. Poi cadde a terra e lui l'avrebbe di sicuro colpita e lì la rabbia l'assalì. Non era lì ad impedirlo, non era in grado di proteggerla, nemmeno darle quella forza che le serviva poteva attraversare quel luogo strano in cui era imprigionata. Eirlys aveva paura e, quando emozioni come questa la colpivano, non riusciva sempre ad usare la magia, si bloccava e lo sapeva bene.
«Perché devi fare così?» disse arrabbiata guardando il cielo intorno a sé come se qualcuno potesse sentirla.
«Perché non puoi dire cosa vuoi per una volta? Perché ci deve rimettere qualcuno?»
Voleva andarsene da lì, voleva tornare ad essere libera e non stare in una gabbia infinita. Non l'aveva deciso lei.
«Non dici nulla eh? Nemmeno a noi due! Ci hai create per cosa? Illudere?»
Strinse le mani a pugno, le nocche chiare, gli occhi freddi e taglienti, rabbiosi. Si voltò di nuovo verso la sfera e la toccò e un dolore iniziò a propagarsi per il suo corpo. Ma non si ritrasse, forse era una pazzia, forse non sarebbe nemmeno più rimasta in quella forma dopo quello ma poco le importava. Una grande luce si sprigionò e l'avvolse facendole male e si trattenne dal non gridare, era come il fuoco che le stava bruciando la pelle. Una scarica elettrica e poi tutto svanì.
Dolore, solo quello sentiva lungo il suo corpo in quel momento. Era concentrato alla testa che sembrava potesse scoppiare da un momento all'altro. La debolezza che l'aveva colpita non le piaceva per niente, in più sentiva di esser rimasta ferma per molto tempo e il suo corpo voleva muoversi stanco di starsene fa riposo.
Aprì gli occhi sbattendo più volte le palpebre per abituarsi alla luce che non la aiutò molto con quel forte mal di testa che non le faceva capire nulla. Riuscì in qualche modo a mettersi a sedere, le mani tra i capelli, la fatica che stava facendo per respirare peggiorava il tutto. L'aria le arrivò nei polmoni lieve inizialmente ma poi tutto si sistemò, ogni dolore svanì lentamente. Rimase solo una sensazione di intorpidimento ma se lo fece andar bene.
STAI LEGGENDO
Figlie della Notte
FantasíaIn mezzo ad un popolo nomade di antichi guerrieri se ne distingue uno molto particolare: Kari, la prima ragazza guerriera tra gli Ignis. Ma non è come tutti gli altri. È forte e agile come pochi, ammaliante come una dea con i suoi movimenti e il suo...