66 - Calida o Eira?

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«Una parola e quella non esisterà più.»

Fu questo ciò che Eira disse appena trovò il suo amico intento a togliersi la mantella dei capi degli Ignis, buttandola a terra e stiracchiandosi un poco all'ombra di quell'albero. Lui la guardò non capendo inizialmente, guardando quei suoi occhi blu-viola freddi e le braccia al seno.

«Hai...» disse e lei capì cosa stesse per dire e scosse la testa.

«Non ti ho letto, non ti piace e non lo faccio né lo farò. Ma sono un'attenta osservatrice e tu hai qualcosa che non va. Scommetto che la tua amica rossa c'entra qualcosa, motivo in più per farmela odiare.»

Awill sorrise appena e le passò il suo coltello da lancio che le aveva preso. Ma quel gesto aveva anche un altro significato: aveva bisogno di muoversi. Lei non rifiutò di certo un po' di allenamento, sistemandosi e posizionandosi davanti a lui. Era solo un allenamento semplice, niente armi né colpi troppo forti, era solo per sfogo e distrazione. Avevano già usato molte volte quei movimenti negli anni passati insieme.

«Sai, io e Calida eravamo amici fin da piccoli.» le disse tra un pugno evitato e l'altro.

«Perché non sento sincerità?» domandò lei riuscendo ad assestargli un colpo alla spalla.

«Ok, forse anche qualcosa di più.»

«Scherzi?»

Eira ridacchiò e per poco non si beccò un ginocchiata allo stomaco, oltre che all'occhiataccia del ragazzo che, con un semplice sgambetto, si ritrovò a terra, battuto.

«Non guardarmi un'altra volta così, intesi?» gli disse fissandolo dall'alto con sguardo furbo e lui sbuffò.

«Mi conosci troppo bene, è una fregatura.»

«So i tuoi punti deboli, tutto qui. Che dicevi?»

Awill sospirò e si mise a sedere, ormai l'allenamento era inutile, era fin troppo distratto. Aspettò che la sua amica lo affiancasse prima di parlare.

«Vedi, tu mi conosci e io conosco te nonostante ci conosciamo solo da quattro anni. Anche quando non avevi memoria, eri reale. Nel senso che avevo capito come pensavi, agivi, ti muovevi, le parole che avresti detto in ogni discorso. E tu sai le stesse cose di me. Certo, eri riservata e lo sei tutt'ora ma hai delle motivazioni, sei un capo, Nox non dovrebbe esistere ed è il tuo carattere. Allo stesso tempo non ti fai problemi a dirmi ciò che ti passa per la testa perché ti fidi di me.»

«Wow, mi conosci così tanto?» lo prese un po' in giro lei, dandogli una spallata amichevole, giusto per fargli scendere un po' la tensione. Difatti, il ragazzo continuava a fissarsi le mani che si sfregavano tra loro all'infinito. Non lo faceva quasi mai.

«Con Calida tutto questo era diverso. Innanzitutto, non capivo se dicesse la verità o meno. È sempre stato un mistero, sempre in disparte, sempre a disprezzare ciò che non sapeva fare. Nessuno ha mai sottolineato il fatto che non sapesse combattere, o per i suoi occhi azzurri non comuni tra noi però la cosa la faceva sentire non voluta. Nella sua testa era così. Non so perché si sia avvicinata a me anni fa, non l'aveva mai fatto. Sembrava volere un amico. Ed ero felice di aiutare tutti coloro che sarebbero diventati la mia gente.»

Lui fece una pausa e lei gli scompigliò i capelli.

«Poi cos'è successo?»

«Non ricordo perché fossimo nella foresta della Terra di nessuno, era comunque per qualcosa legato a lei. Mi aveva convinto ad andarci anche se era pericoloso. Ci hanno trovato degli alleati della Regina e per poco non sono morto. Calida se ne era andata via lasciandomi lì.»

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