Si sentiva vuota, priva di qualsiasi emozione, pensiero. Dispersa da qualche parte. Ma non le diede fastidio, era meglio così. Sola, isolata. Eppure percepiva qualcosa, un dolore? Non sapeva nemmeno lei cosa fosse. Sapeva solo di essersi appena svegliata in una zona differente da quella precedente. L'avevano lasciata in un angolo circondata da pietre che tra loro creavano una specie di gabbia magica, seduta a terra, la schiena contro la parete rocciosa, lo sguardo al soffitto dove sapeva che oltre c'erano infinite costellazioni. E non le diede fastidio più di tanto starsene così, era pericolosa e ne era sempre stata a conoscenza.
«Ehi.» sentì dire da una voce profonda che aveva imparato a conoscere benissimo negli anni tra le varie battaglie. Spostò lo sguardo su Awill seduto a terra anche lui poco distante da sé, probabilmente con qualche costola rotta. Per quello era poggiato alla parete e se ne stava fermo, il busto coperto solo da una fasciatura leggermente insanguinata e sembrava sofferente nonostante cercasse di non darlo a vedere. Ma la osservava, aveva sentito costantemente i suoi occhi ambrati e focosi addosso.
Lei non disse nulla e guardò anche Shara, la quale era seduta affianco a Xyla sdraiata con una fasciatura alla gamba. Si tenevano per mano come a darsi forza e dormivano entrambe. Le altre due ragazze invece non erano con loro ma poco le importava in quel momento. Voltò la testa dall'altra parte, Awill però non voleva lasciarla per conto suo nel suo mondo buio e dispersivo.
«Smettila di fissarmi.» disse acida e fredda a quel punto, ma lui non mollò.
«Che hai?» le chiese, anche se sembrava più una pretesa. Come poteva dopo tutto quello che stava accadendo alla sua migliore amica?
«Non ti interessa.»
«Bhe, ci hai quasi ucciso, da capo ti direi che sei andata fuori di testa e che faresti bene a startene lì rinchiusa, ma da amico ti dico che ora sei in uno stato di apatia. E non sei te stessa, non va bene.»
«Che ne sai tu?»
«I tuoi occhi. Non sono del loro colore naturale e so perché,o almeno lo ipotizz. Quelle volte che cambiavano era perché eri tu, chi sei veramente, la tua indole e anima. Non capisco come mai tu non voglia tornare com'eri, chi sei sempre stata e che ora puoi tornare ad essere con ogni ricordo.»
La ragazza tornò a fissarlo, sapeva che i suoi occhi erano blu-viola come sempre e non era vero che non volesse tornare come era. Solo, la sua energia non era completa e ciò non le permetteva di essere com'era sempre stata. Oltre che all'essere diventata più pericolosa rispetto a quando era una ragazzina in quegli anni e la cosa non le piaceva se significava ferire persone innocenti a cui era legata in qualche modo. Anche se in realtà, lo era sempre stata ma non se n'era accorta fino a quel momento.
Esperimenti rischiosi, idee bizzarre, voler conoscere i più pericolosi incantesimi, una mente intricata di pensieri e idee fuori dai normali schemi di qualsiasi persona del suo popolo. Il suo potere di serpente l'aveva spiazzata un po' ma da quando si faceva questi problemi? Da quando reprimeva la sua anima dopo un incidente? Spero di riavere la mia energia presto, questa non sono io!
Inclinò la testa da un lato, il suo sguardo si era spostato alla sua destra dove la sua borsa con le sue cose era lì sempre con sé. Percepì qualcosa che conosceva bene e che aveva sempre avuto. Si alzò di scatto e uscì dalla barriera in cui era rimasta come se non fosse esistita e prese la borsa cercando quel qualcosa: una collana con una pietra violacea con una sfumatura bluastra, la teneva tra le dita dopo anni. Una pietra che le era stata sempre associata per l'equilibrio, la protezione e di sicuro altro su cui non ci si era mai soffermata non incuriosendola.
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Figlie della Notte
FantasyIn mezzo ad un popolo nomade di antichi guerrieri se ne distingue uno molto particolare: Kari, la prima ragazza guerriera tra gli Ignis. Ma non è come tutti gli altri. È forte e agile come pochi, ammaliante come una dea con i suoi movimenti e il suo...