23 - La freddezza della notte

61 11 0
                                    

Edgar la stava portando chissà dove, lei poteva solo seguirlo ed evitare che gli altri due uomini la toccassero. Non voleva contatto con quegli esseri luridi che odiava e che non avrebbe mai pensato di rincontrare. Quanto dolore le avevano procurato un quei pochi giorni in cui era rimasta in trappola, quelle ferite profonde. Ma erano solo ferite fisiche, quegli uomini non sarebbero mai stati abili a giocare con la sua mente. Purtroppo la cosa non fu la stessa per molti altri prigionieri per cui non era riuscita a fare assolutamente niente.

«Allora, che mi racconti?» le disse Edgar dopo che le legò i polsi dietro la schiena e facendola sedere a terra con il corpo contro la parete rocciosa e fredda, ruvida. Per tutto il tempo in cui avevano camminato nessuno proferì parola e questo le andò bene,a sentire quella voce odiosa all'improvviso le fece salire la rabbia in corpo.

«Che sei odioso e vorrei tanto squartarti, vederti soffrire?» gli rispose maligna e con occhi luminosi immaginandoselo inerme a terra coperto dal suo stesso sangue. Un pensiero così accattivante in quel momento.

«Dubito che ce la farai, sono forte sai? L'hai dimenticato in questi anni?»

Lui rise di gusto e lei sorrise, o più che altro sembrò un ghigno. Non aveva idea di chi avesse davanti a sé, di chi fosse diventata.

«Ma non sai chi io sia.»

Il suo tono era divertito e freddo al tempo stesso, inquietante come non mai. L'uomo le si avvicinò per alcun motivo intimidito e le prese il mento tra le dita osservandola per bene. Doveva ammettere che la sua bellezza era di tutt'altro mondo, come la ragazza dai capelli grigi. Ma doveva portare a termine il suo compito e non fantasticare su quella ragazza ammaliante e dai lineamenti perfetti.

«Sei innocua per me, carina. Ora siamo in una parte di questa enorme grotta senza la barriera, perciò possiamo farti male e tanto.»

«Fai pure, posso starmene qui anche per l'eternità.»

«Ma che coraggiosa.»

Lui rise ancora e fece cenno ai suoi uomini di prenderle la borsa, cominciando a frugare alla ricerca di qualcosa. Quando lo trovò lasciò a terra la borsa fregandosene di tutto quello che aveva sparso in giro.

«Ma bene bene bene, ecco quello che avevi rubato alla Regina.» disse ancora, Kari non la sopportava più quella voce, l'avrebbe sgozzato mentre lui teneva in mano quell'oggetto avvolto da tanti fogli come a proteggerlo studiandolo per bene.

«Divertitevi un pò con lei, io metterò questo al sicuro. La mia signora sarà contenta del mio lavoro.»

Edgar cominciò ad allontanarsi e quei dieci uomini le rivolsero un ghigno maligno. Oh ragazzi, se sapeste quanta rabbia io stia provando in questo momento!

«Ora giochiamo.» disse Kari leccandosi le labbra in modo sensuale per attirare l'attenzione di tutti. Un secondo dopo i suoi polsi si liberarono, niente poteva tenerla legata. Il suo nemico si era dimenticato di toglierle di dosso le armi essendo fuori dalla barriera e aveva la possibilità di creare un po' di casino, tanto casino come piaceva a lei. Grosso errore!

Si sentì viva, la voglia di muoversi aumentare, il vento che da lontano la raggiunse per spronarla a raggiungere la libertà, l'adrenalina ormai immancabile e familiare in tutto il suo corpo. Lame che tagliano veloci, sangue che colava a terra, urla strozzate, rumore di armi che si scontravano tra loro. Tutto questo catturò l'attenzione di Edgar costringendolo a voltarsi incuriosito e anche arrabbiato ma non si aspetto ciò che si ritrovò davanti. Tutti i suoi uomini erano a terra feriti, chi gravemente e chi già morto. Della ragazza alcuna traccia. Tutto in qualche manciata di secondi.

Figlie della NotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora