54 - Un po' di conforto

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Erano passati due giorni da quello strano avvenimento e si stavano avvicinando sempre di più alla loro meta, il campo degli Ignis. O almeno, speravano che i guerrieri non si fossero mossi dall'ultima volta.

«Non penso che Siorl vorrebbe complicarmi la vita spostando tutti quanti e impedendomi di trovare in fretta casa mia.» disse Awill con in mano una delle mappe che aveva ereditato da suo padre mentre parlava con Rylan.

«Speriamo, non so come abbiate fatto voi due a sopravvivere qua fuori.» disse l'uomo guardando Neiris e la sua amica che sembrava piuttosto assorta nei suoi pensieri, come la maggior parte delle volte.

«Dovremmo essere vicini, forse riusciamo a raggiungerli verso il tramonto.» disse Awill ancora preso a guardare la mappa. Sapere di essere vicino ai suo uomini, la sua famiglia lo elettrizzava, sperava che tutti stessero bene e che le cose non fossero cambiate dopo la sua partenza. Sanno difendersi ma se la Regina avesse organizzato qualcosa che li ha messi alla dura prova?

I pensieri di Eirlys invece furono tutt'altri. In mente aveva l'immagine strana che le era capitata tra capo e collo quando quell'uomo alleato della Regina era vicino dall'ucciderla. Perché mai la spada dev'essere collegata ai cinque cuori dei Mondi? Non ha senso...

Sbuffò infastidita, le dava fastidio non avere le risposte. Non chiedeva di avere tutto fatto, solo un po' più semplice, qualche parola che potesse aiutarla. Anche se era abituata a tutti quei misteri che però non la divertivano più come un tempo.

«Tutto ok?» le domandò Xyla al suo fianco distraendola e la guardò sorridendo.

«Sì, pensavo un po' alle varie visioni che continuano a non avere senso. Nemmeno se li collego ai pochi frammenti del futuro che ho visto anni fa.»

«Puoi vedere il futuro?»

Xyla si illuminò con quelle parole e annuì, prima di parlare e chiarire il tutto ed evitare di essere sommersa dalle sue domande.

«Ma non posso vederlo di mia spontanea volontà né su cose che vorrei io. Altrimenti sarebbe troppo facile.»

Xyla sbuffò e Meera ridacchiò, avvicinandosi alla chiara.

«Possiamo parlare?» le domandò nella sua lingua madre e l'altra annuì capendo. Eirlys ed Eira avevano speso molto tempo con la ragazza dei Tellus quando arrivò per salvarsi dalla guerra che sembrava imminente e avevano imparato senza difficoltà la sua lingua.

«Preoccupata?» le chiese Eirlys isolandosi un poco con la ragazza rispetto agli altri, rimanendo poco più indietro.

«Un po'. Non torno a casa da dieci anni. Come la prenderà mio padre? E i miei fratelli? Chissà quanto mi avranno cercata, magari continuano tutt'ora...»

Eirlys sapeva bene che la ragazza era scappata da casa sua senza dire niente, si era confidata solo con Leana e le due sorelle dagli occhi oro. E sapevano la verità, chi fosse.

«Forse loro hanno in mente ancora una Meera bambina che gioca e infastidisce il fratello maggiore assieme agli altri, ma è stato coraggioso cercare aiuto da noi. Specialmente non sapendo dove fossimo con esattezza né se esistevamo ancora. Non l'hai fatto solo per te stessa, tu vuoi salvare tutti esattamente come noi.»

La chiara le poggiò una mano sulla spalla guardandola negli occhi verdi cercando di sollevarle un po' il morale.

«Saranno contenti di sapere che sei viva e stai bene.»

«Dici che mi riconosceranno?»

«Hai vent'anni, avrai ancora qualche tratto che li condurrà alla loro figlia e sorella, non una vecchia rugosa irriconoscibile che non ha più memoria e non ricorda chi sia.» ridacchiò l'altra sentendo la sua ansia, dandole poi una lieve spinta sulla spalla come a cercare di smuoverla un po' e funzionò, difatti la sentì ridacchiare e sentirsi più sollevata.

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