Capitolo 8: l'irremovibile Golia (Seconda parte)

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Centosettantesimo anno del Drago, ore 11.00. Drapion rimase a bocca aperta, davanti alla proposta del sottotenente Krokorok. Il suo corpo si congelò sul posto, diventando immobile come un sasso. 

- Arrenditi ora, e ti accompagnerò da lei prima che la sua vita finisca, così potrai darle l'ultimo addio.

Non vi era disprezzo in quelle parole e nemmeno cattiveria: per qualche strana ragione, Dennetsu Rex stava mostrando pietà nei confronti del suo avversario. Una proposta di gentilezza, da predatore a preda. 

- Non farti strane idee! Non sono così buono e comprensivo: lo sto facendo solo perché la carne con rimorso è veramente disgustosa! Preferisco quella ricolma di paura e sangue, ma piuttosto che mangiarne una disperata è meglio dare pace alla preda. E poi sei stato un degno rivale: sarà il mio modo per mostrarti il mio rispetto.

Per quanto non si proponesse un patto di vita, quella proposta aveva una parvenza di buone intenzioni: in cambio della sua sconfitta, il coccodrillo gli avrebbe proposto una tregua per poter vedere il suo capitano un'ultima volta. 

- Non hai più alcuna possibilità: tutto quello che devo fare è aspettare che tu svenga dal dissanguamento e il gioco sarà fatto! Se ti arrendi ora e lasci che ti mandi K.O. , soffrirai di meno. Ti risveglierò nel quarto piano con il tuo capitano, prima che tutto finisca. 

Emozioni miste scorsero nello Scorpiaccio, annebbiate dalla stanchezza e dal suo corpo indolenzito: una parte del suo cuore non voleva accettare, né tanto meno credere, che il suo capitano potesse avere la peggio; l'altra parte, invece, condizionata dalla sconfitta da lui subita, era estremamente preoccupato per la pokémon Lamartigli. 

Il suo capo e mentore era in piena difficoltà, e lui l'avrebbe disonorata con la sua perdita. Tuttavia il tono di Rex e la paura riflessa negli occhi degli stessi scagnozzi mostravano come la furia di Wazawai Dingo fosse una realtà certa e pericolosa: il pensiero che per la Setsukō fosse troppo tardi gli morse le membra come un tarlo violento.

- ALLORA!? SI STA PARLANDO DELLA MIA PIETA', QUI! SE NON MI DARAI SUBITO UNA RISPOSTA TI FARO' FUORI SENZA ALCUN RIGUARDO!

Nella sua mente, il fingersi sconfitto e farsi guidare verso il quarto piano divenne una possibilità, un'azione disperata per correre in soccorso di Weavile. Ma poteva farlo? Il suo corpo poteva ancora resistere in quelle condizioni? Aveva bisogno di curarsi: più che mai aveva la necessita di potenziare il suo Meisoku con Gladiatore o Danzaspada, per stare ancora in piedi, ma quel dannato rettile davanti a lui bloccava qualunque sua via d'uscita, così come gli altri due sottotenenti impedivano il soccorso dei suoi colleghi. Ancor prima di questo, però, la stessa azione della resa non si presentava come un'opzione, ai suoi occhi: quale cosa più degradante di accettare la sconfitta ci sarebbe potuto essere, per un membro del team AWD? 

Scorse ancora del silenzio, sotto le lame e le fiamme degli altri combattenti. Nessuno di loro poteva distogliere lo sguardo dalla propria lotta, feroce dettata dall'istinto di sopravvivenza. Per quanto era concentrato contro Paride, però, Arbok non poteva fare a meno di sentire un peso al cuore: non aveva sentito la conversazione tra i due, ma sapeva che Weavile non se la stava passando bene, nel quarto piano, e il suo compagno di avventura era sull'orlo della sconfitta.

- DUNQUE?! COSA VUOI- 

- Quindi.... - Disse l'insetto, interrompendo l'ennesima sfuriata, - mi stai chiedendo... di arrendermi.

- AH?! TI HO MASSACRATO ANCHE LE ORECCHIE!? SI'! TI STO OFFRENDO LA POSSIBILITA' DI RIVEDERE IL TUO CAPITANO, PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI!

Il suo adorato capitano: la felina più irruente e sprezzante che avesse mai conosciuto, ma anche la più caparbia e la più orgogliosa di tutte. In dodici anni di team AWD, nella vittoria e nella sconfitta, non si era mai pentito della sua vita o di ciò che aveva fatto, finché era con lei ed il suo amico Arbok. Nelle scorribande e nelle buone azioni, quello spirito fiero e deciso era stato per lui come un faro, un eterno monito di rimanere forte di fronte alle avversità. Se la sua vita fosse stata in pericolo, avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvarla. Qualunque cosa, anche il suo orgoglio. Il suo volto era caduto nell'oscurità più completa: nel nero della sua emozione, gli occhi erano persi e inghiottiti nella sinistra nebbia. 

PSMD: le Cronache dell'Oricalco. Primo Intermezzo: la ballata delle Zanne Nere.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora