Selva, selva delle mie brame
Di chi 'l sospiro languido graffiò
le fronde dell'immortal fruscio?
Fu lo Virgilio, mentore dell'immemore?
Fu lo Socrate, sbugerdore del falso?
O lo Narciso, Edipo del suo spirito?
Cova nel sibil anfratto il freddo pungente
le fu carezze stridule e l'oscur profondo,
di chi non si fiascò del suo candido vetro
e trafrugò dal riflesso il nero sorriso.
Nell'ombra or cerca rifugio, si belta
nel nero tra un sogno e un desiderio,
nei rasoi,
carisma d'assassino in oscur libido.
Selva, selva delle mie brame
Di chi 'l sospiro languido strappò
le foglie?
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Centosettantesimo anno del drago, ore 11.15. Un'onda oscura attraversò l'intero dungeon dell'Antro della Belva, cavalcando la grotta con la stessa leggerezza di un velo nero, di quello che si usava per coprire i morti. Calò il completo buio nel quarto piano per cinque secondi, congelando sul posto le esploratrici e Wazawai Dingo. I loro occhi si spalancarono, attraversati sottopelle da un'ignota e irrazionale paura.- Che... diavolo... - disse a mezzo tono Medicham.
Nel secondo piano avvenne lo stesso fenomeno: prima che Rex potesse tirare una Lacerazione contro un Arbok con le spalle al muro, esso si pietrificò per qualche secondo, terrorizzato dal fatto che fosse diventato tutto così oscuro. Il Cobra non si lasciò sfuggire l'apertura: gli tirò una Codadrago in faccia, spedendolo per sette metri in avanti. Non rimase neanche lui, tuttavia, indifferente di fronte a quella viscida sensazione di palude e sabbie mobili: senza neanche più guardare il combattimento, si girò verso l'uscita del secondo piano, con lo sguardo di chi stava vedendo faccia a faccia la fine della sua vita. Paride e Chaki si fermarono improvvisamente mentre si stavano scambiando rispettivamente un Nottesferza e un Fuocopugno.
Il primo attacco sembrava luminoso rispetto all'oscurità avvinghiante, mentre il secondo sembrava non riuscire ad illuminare niente. Si pietrificarono guardandosi negli occhi l'uno con l'altro, ma con l'attenzione rivolta oltre alla mera immagine davanti a sé, impedendo ad entrambi di vedere il rispettivo rivale.
- Che... cosa... - chiese balbettando lo scimpanzé.
- Non... non lo so... - disse Paride, anche lui destabilizzato.
Si sentiva in ogni parete; si sentiva in ogni parte del terreno; si sentiva anche nella più minuscola e meno appuntita delle pietre. Per tutto il dungeon, sia i volti del team Oricalco che quello delle Kuroi Kiba erano cavalcati da un terrore incondizionato, che martoriava i deboli e non discriminava i forti. In loro, l'istinto selvatico portato dai loro geni chiedeva a gran voce di fuggire, di lasciare qualunque orgoglio o sfida stessero tenendo in piedi e di scappare via, come se davanti a loro fosse arrivata la personificazione della morte.
Persino Weavile, la fredda e indomita gatta ladra, non poté fare a meno di provare sconforto: il suo pelo era irto, completamente rizzato in stato di allerta. Nessuno fiatò in quella manciata di secondi, in quel piccolo angolo di inferno che sembrava un eternità. Sulle loro vite era appena caduta un'apocalisse, un enorme meteorite pronto a schiacciarli con la sua ineluttabilità.
In quella stessa silenziosa ma imponente overtura Kenji assisteva allo spettacolo in prima fila, a testa alta e con lo spirito pronto. In lui vi era una sensazione forte: il suo cuore si gonfiò di tremori e fuoco, di tuoni rimbombanti che martellavano le sue stesse pareti come pugni demolitori.
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PSMD: le Cronache dell'Oricalco. Primo Intermezzo: la ballata delle Zanne Nere.
FanfictionSequel di "PSMD: le Cronache dell'Oricalco. Secondo atto: il Crepuscolo." Team Skyraiders; team AWD; team Malia. Il tridente d'esplorazione del Centosettantesimo anno del Drago si sono riuniti nel team Oricalco, capeggiato all'unanimità dall'eroe d...