PSMD: le Cronache dell'Oricalco. Primo Intermezzo: la ballata delle Zanne Nere.

Capitolo 17: il Silenzio del Cannibale (Prima Parte)

La bocca sollevò dal fiero pasto
quel peccator, forbendola a'capelli
del capo ch'elli avea di retro guasto.

Poi cominciò: «Tu vuo' ch'io rinovelli
disperato dolor che 'l cor mi preme
già pur pensando, pria ch'io ne favelli.

Ma se le mie parole esser dien seme
che frutti infamia al traditor ch'i' rodo,
parlar e lagrimar vedrai insieme.

[...]


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Ancora una volta, mio caro lettore, è necessario mettere indietro le lancette dell'inesorabile tempo, per tornare ai momenti ingiustamente lasciati in sospeso. Torneremo a quell'evento nefando in cui, dalla decisione dello spadaccino verde, un piccolo licantropo blu ed una ranocchia azzurra stavano scappando dal sesto piano dell'Antro della Belva, cercando di seminare un eventuale inseguimento dal veloce Aragram Bishop. 

Dopo un certo tempo, un'enorme massa di Meisoku nero aveva investito il loro percorso, scatenando in loro il terrore istintivo di una gazzella in presenza del suo boia il leone. Tuttavia, essi non si erano voltati: nonostante avessero percepito il pericolo e dunque la situazione in cui si stava cacciando Kenji, non avevano avuto alcuna esitazione, in rispetto della sua decisione.

Un legame decennale, ed un'intuizione cavalleresca: guidati da questi sentimenti, i due decisero di continuare la missione, lasciando al Grovyle la possibilità di risolvere i conti del passato. 

Centosettantesimo anno del Drago: ore 11.17. Erano passati due minuti da quell'evento terrificante, da quel rombo di tuono che aveva scosso l'intero dungeon dell'Antro della Belva. In quel lasso di tempo, i due compagni non si erano fermati un'istante: per riuscire a distanziarsi il più possibile ed evitare di essere inseguiti, Shinso aveva preso sulle spalle il proprio capitano, cercando di sopperire alla velocità inferiore del pokémon Emanazione. 

Erano già da un pezzo fuori pericolo: la continuazione della sua corsa era dettata dal tempo che si stava stringendo intorno al loro collo, come un filo spinato dalle punte arrugginite e velenose. Stava rallentando il ritmo con calma, per evitare di arrivare sfinito all'ultima tappa del viaggio e trovarsi di fronte ad un muro che non sarebbe stato in grado di superare. Tuttavia, per quanto si sforzasse, la recinzione dell'obiettivo finale non era l'unico ostacolo sul suo cammino. 

- Capitano.

A mente fredda e a tono serio, lo Shinikage richiamò l'attenzione del marmocchio blu. Il piccolo licantropo non rispose, in attesa che la Schiumorana rendesse chiara e completa la sua domanda, mentre le sue orecchie si riempivano del rumore dei passi dell'anfibio.

- Kenji... ce la farà?

Il Riolu chiuse gli occhi, completamente consapevole del dubbio del Frogadier. Era anche il suo: il braccio destro di Sobek, dopotutto, si era presentato da solo, mentre le altre Kuroi Kiba erano state organizzate in gruppi. Non vi era alcun dubbio che da quel Bisharp ci si potessero aspettare delle bruttissime sorprese. Però, se da una parte c'era il dubbio, dall'altra parte c'era un sentimento molto più importante, che per nessuna ragione doveva essere messo in discussione, secondo il piccolo licantropo.

- Lascialo a me, capitano. 

Quelle parole si erano impiantate nel suo cuore come un dardo acuminato, quando uscirono dalla bocca dello spadaccino verde. Non era il brio del combattimento che lo aveva spinto a dire ciò, e nemmeno l'ira funesta dell'orgoglio offeso: era una dichiarazione ferma, di chi era sicuro di sé e non voleva lasciare i conti in sospeso, di chi si voleva assumere le sue responsabilità. Per quanto il suo animo emotivo e apprensivo lo avrebbe ancorato a rimanere con il suo fedele sottoposto, non poteva in alcun modo rifiutare la decisione che il Legnogeco aveva scelto: doveva rispettarla ed avere fiducia in lui, proprio come un vero amico avrebbe dovuto fare. Così era stata la sua presa di coscienza, che si rifletteva anche nel compagno Schiumorana dal legame più longevo ed ancora più stretto.