Capitolo 21: il dovere di un amico (Prima Parte)

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Che per l'effetto de' suo' mai pensieri,
fidandomi di lui, io fossi preso
e poscia morto, dir non è mestieri;

però quel che non puoi avere inteso,
cioè come la morte mia fu cruda,
udirai, e saprai s'e' m' ha offeso.

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(Ost cannibalism)

Centosettantesimo anno del drago, ore 11:37. Luogo: ottavo piano dell'Antro della Belva. All'interno della grotta, il quel suolo dal sentore marino, l'unico rumore percepibile erano quelle di bolle d'aria in acqua, in salita verso la superficie. Grosse gocce di ossigeno che fuggivano dal fondale marino, solo per arrivare in alto e poi disperdersi senza lasciare traccia, senza la possibilità di mantenere la propria forma originaria. E tu eri immerso nello stesso liquido dalle quali le bolle fuggivano, mentre rimanevi inerme sul fondale marino. La stessa sensazione di trovarsi immersi in un oceano; la stessa sensazione di affogare lentamente.

- C-cosa... hai... detto? 

In questo ambiente marino dall'aria salmastra, una ranocchia dagli occhi spalancati era paralizzata sulla sua foglia di loto, mentre il suo predatore naturale lo guardava con occhi vitrei e taglienti, come se dentro quegli specchi non ci fosse nessuna anima. 

- Questo blu... che io vedo... è Meisoku?

L'intera grotta era ricoperta da un colore blu marino, con dei riflessi lucenti che ricordavano un fiume sotterrano abitato da alghe fosforescenti. 

- E'... uno scherzo... vero?

Fu quasi pietoso sentire quelle parole uscire dalla Schiumorana: non era di certo il primo nel percepire le presenze altrui, ma non era nemmeno uno sprovveduto, per quanto riguardava l'apprensione della sua situazione di battaglia. Quella domanda era scaturita puramente dalla primitiva ma forte sensazione di paura: la sua ragione, purtroppo, sapeva perfettamente la risposta.

- E' impossibile... - disse, continuando a rifiutare la realtà presentata ai suoi occhi, - deve essere per forza impossibile...

La sua bocca larga tremava, mentre le sue parole erano prive di qualsivoglia ironia: in quel momento, la ranocchia era piccola piccola nei confronti del mondo, persino per il suo piccolo stagno. 

- (C'est ridicule... c'est ridicule... )

Mosse la mano in avanti, guardando dallo stesso lato con sguardo vuoto ed assente, provando a raccogliere dell'acqua là intorno: le gocce tremarono, segno che il suo Meisoku aveva un influenza. Tuttavia, quelle gocce d'acqua non si mossero dalla posizione iniziale, rimanendo ferme e immobili, rispettando il volere dell'imperatore all'interno di quella stanza.

- (N-non si muovono... Sono bloccate... da un Meisoku più forte...)

Rialzò lo sguardo in avanti, cercando di carpire la figura che aveva davanti. Era tutto un tremore: le sue viscide mani erano deboli e tremanti, come se volessero afferrare qualcosa ma sapevano perfettamente che non c'era nulla da afferrare. Il suo cuore era sempre stato immerso in un nero profondo, dal freddo pungente e liquido, come se stesse perennemente affogando. In quel mare di solitudine, tuttavia, per la prima volta sentì qualcosa di diverso dall'abbandono: il peso della gravità di quel vasto oceano, la stessa catena legata al suo piede con un incudine, con una nausea che solo un marinaio caduto da bordo poteva provare. La completa perdita del faro della speranza.

- Patetico...

Davanti a lui, il muguglio sommesso del gigantesco coccodrillo fece tremare la pelle viscida del piccolo Frogadier.

PSMD: le Cronache dell'Oricalco. Primo Intermezzo: la ballata delle Zanne Nere.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora