Capitolo 34: Essere un Eroe (Seconda Parte)

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Non si trattava di un Genshi come il suo Blue Dusk, né di una tecnica complicata come le mosse di Shinso. Era un modo di condividere le proprie forze per aiutare i suoi compagni a superare le avversità, poter influenzare chi aveva straniato dal patto giusto e si era incamminato nella malvagità. Il Meisoku del Riolu era blu-elettrico, uno sgargiante colore che, sebbene era considerato scuro, era luminoso al pari di uno sfolgorante rosso o di un brillante verde. Itami no kyōtei: God Gift (*). Questo era il nome completo della seconda abilità di Ōryūgo Rukio. Nome, che per propria decisione aveva scelto di omettere. Donare la propria forza, mitigare il dolore e poi, a piacimento, riassorbire il danno e usarlo per sé stesso in risonanza con il Blue Dusk; un'abilità così utile per un potere che poteva essere usato solo all'ultimo secondo era anche fin troppo conveniente per non avere rischi e ripercussioni sull'utilizzatore. Una ripercussione che Rukio aveva sentito ogni volta che Garrosh feriva il corpo del suo figlio adottivo.

- (Tieni duro...)

Una ripercussione che aveva sentito quando a Drapion si spezzò la coda; quando fu colpito al collo; quando Bite penetrò nella sua corazza come se fosse burro.

- (Tieni duro...)

Una ripercussione che aveva sentito quando Arbok fu colpito e morso dalle Kuroi Kiba.

- (Tieni duro...)

Una ripercussione che aveva sentito quando Dingo si divertiva con il team Malia e Weavile; quando Gardevoir è stata privata del suo braccio. 

- (Tieni duro...)

Una ripercussione che aveva sentito quando il suo compagno riceveva scariche e scariche di dolore nel combattere contro quel mostro ricoperto di scaglie dure come l'amianto. 

- (Ragazzi... tenene duro! Ve lo prometto...)

Una ripercussione che aveva sentito anche quando Drapion cadde a terra sfinito, quando persino il suo capitano lo diede per morto.

- (Usciremo vivi da qui... tutti quanti! Non ha importanza quanto soffrirò... Io...)

Una ripercussione, che non poteva nulla contro la forza di volontà del capitano del team Skyraiders.

- (NON MI ARRENDERO' MAI!)

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Centosettantesimo anno del Drago, ore 12:26. Da pokémon in fin di vita che era ridotto, Ōryūgo Rukio si ergeva ricoperto della luce del crepuscolo. Le sue braccia e il suo volto sembravano ricoperte di fiamme: una divinità uscita dal fuoco della vita pronta a punire i mortali che avevano osato offenderla. Il blu elettrico saettava per tutto il suo corpo, con lo sfrigolio del presagio di un temporale. 

- (Non ho bisogno di vederlo... per immaginarlo) - pensò Elliot, intimorito, - (riesco a sentirlo... quanto potere riesce a generare questo individuo semplicemente stando fermo.)

Tirò un'occhiata alla sua sinistra, per osservare discretamente il Riolu. L'occhio che non mostrava l'anello di arceus era di un rosso infuocato come una foresta bruciante; la pupilla era dilatata come quella di un rettile in procinto di staccare con un morso la testa della preda; i suoi denti digrignavano nervosi, come quelli di un cane inferocito. Aveva tanti motivi per essere arrabbiato: aveva visto il suo compagno soffire per il suo passato e l'eredità lasciata dalla sua gente; aveva sentito le ferite inferte ai suoi colleghi esploratori; aveva preso su di sé il dolore di un popolo che aveva dovuto subire la tirannia di un mostro famelico, la cui crudeltà era portata da una colpa non diretta. 

PSMD: le Cronache dell'Oricalco. Primo Intermezzo: la ballata delle Zanne Nere.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora