Capitolo 45

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Ho portato Ryan a pranzare in un ristorante. Niente di che se non fosse che ho costretto Dave, il proprietario, ad aprire solo per noi.
Non ci dormo più se non capisco almeno un po' cosa è rimasto di noi. Ho bisogno di chiedergli scusa, forse. O di trovarla una scusa.

-Ti piace? Chiedo guardando il ragazzo difronte a me.
-Si, ma non capisco perché sia vuoto. Dice con tono fintamente sorpreso
Io sorrido.
-Perché? Chiede tornando serio
Mi bagno le labbra prima di parlare, lo noto appena irrigidirsi
-Volevo stare sola con te, sono sincera
-È un appuntamento?
-Te lo sogni a quello mi ci devi invitare tu!! Dico ridendo
-In effetti noi non lo abbiamo mai avuto uno vero. Dice poi pensandoci
In effetti a noi è bastato guardarci negli occhi, stavamo soffrendo tutti, e stare insieme, vicini ci consolava, ci dava forza. Ma io e lui, l'uno dall'altra volevamo di più che un abbraccio. A noi servivano gli sguardi, senza parlare. Ci serviva tenerci per mano, ci serviva il contatto per prendere aria. Io ti amo non lo abbiamo detto mai, superficiale forse.
-Io,non volevo farti del male. Ma se ripenso a tutto questo, sai che lo rifarei esattamente così. Perché so di averti tenuto al sicuro.. e non mi aspetto che tutto torni com'era. Ryan per tutti questi anni, io non sono mai stata capace di prendere quel telefono e chiamarti, per paura che la tua voce, mi facesse tornare da te. Non che non lo volessi, ho combattuto contro la mia volontà, per non fare le valigie e tornare, fregandomene delle conseguenze. Ma mi bloccavo sulla porta, quando poi le immagini di voi, di te sofferenti, mi balenavano in testa. Non volevo venire qui, quando Brad mi ha chiamato. È stato Nik a convincermi. Secondo lui dovevo smetterla di stare da sola.
Anche con loro intorno, io sono sempre stata sola.
Sospiro profondamente
-Avresti potuto comunque mettermi al corrente di tutto. Questo mi fa rabbia. Dice chiudendo qualche secondo gli occhi.
-Io non meritavo,dopo tutto, quel trattamento. Mi sono sentito inutile, sottovalutato. Un coglione che non è capace di difendere la propria donna! Alza un po' il tono di voce, sospira un po' di volte. Lo guardo, me lo merito questo.
-Non è per orgoglio maschile Rox. Mi sono sentito male, è crollato tutto. Credevo di essere importante per te.
-Lo sei-
-Ma quella notte, tu! Tu mi hai lasciato lì, perché per te era meglio così. Avrai anche agito per il mio bene, ma non capisci che io ho sofferto come te! Certo non vengo assunto come killer! Ma..
-Mi stai dando dell'assassina? Dico con sorpresa
-Beh scusa Rox ma una persona pagata per uccidere, non credo abbia un'altro nome!
Sputa acido, quell'acidità che distrugge il mio cuore, che brucia sulla pelle.
-È questo che pensi di me? Chiedo lasciando la forchetta sul tavolo
-Non soffermarti su questo, adesso tocca a me dirti come mi sono sentito frustrato, arrabbiato deluso da te che sei un egoista! Urla come se fosse ovvio quello che sta dicendo
-Hai ragione, quando dici che sono egoista.. dico con un ghigno amaro
-Perciò, se sei sicuro di avere ragione, perché mi racconti come sei stato? Cosa ti fa credere che mi interessi di te.
Dico con una cattiveria glaciale che fa paura anche a me. Lui si fissa le mani elaborando il mio tono e le mie parole. L'ho ferito. Se lo merita. Lo ha fatto anche lui.
-Io non ti amo più. Dico guardandolo, quando a quelle parole i suoi occhi stanno per scattare su di me, mi alzo di scatto ed esco dal ristorante, lasciandolo li. Quanto siamo durati insieme 4 ore. Sorrido amaramente scuotendo la testa.
-Ehi Susanne!
Mi volto verso l'auto Trevis si accosta al marciapiede. Si acciglia quando mi fiondo nella sua auto.
-Dove andiamo? Dico tirando un sorriso falso al ragazzo affianco a me, per evitare che mi chieda cosa ci facevo lì a piedi. Lui sfoggia un sorriso raggiante
-Ti porto a pranzo! Esclama poi accelerando con l'auto, mentre il mio sorriso si spegne quando vedo dallo specchietto Ryan, che con le braccia lungo i fianchi e i pugni serrati, ci guarda mentre andiamo via.
Sono un'assassina? Bene guarda come ti ammazzo!

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