fourty-five

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Correvamo tra i corridoi dell'ospedale, il mio cuore batteva talmente forte che mi sarebbero esploso da un momento all'altro, ero sull'orlo di una crisi mentre continuavo a guardare le mie mani insanguinate e i vestiti logori.
«Lia ti prego non chiudere gli occhi» urlava Lucas in preda al panico
«Lia cazzo resta sveglia ti prego» continuava
«vi prego aiutatela» disse Eric fermando l'uomo in camice
Tre ore, ore che non passavano più sentivo i pianti della gente e ale urla di disperazione mentre noi dovevamo competere con l'ansia e l'irritazione nel ricevere sguardi incuriositi.
«per Lia Moore?» tutti noi ci alzammo dalla nostra postazione e seguimmo il dottore in un luogo più appartato
«allora?» domandò Lara
«dottore» sussurrò Mer e l'uomo non disse nulla 
Alex uscì velocemente fuori dall'ospedale.
«scusate» disse Jackson seguendo il fratello fuori
«non ce l'ha fatta, mi dispiace»
«il proiettile le ha perforato il polmone, non abbiamo potuto far nulla, era troppo tardi»
Il corpo rigido di Lucas era immobile davanti quello di Brian che tremava i singhiozzi di Meredith venivano offuscati dalla sua mano sulla bocca, Lara osservava il vuoto mentre Eric si era seduto su un lettino. Passai lo sguardo su Cole al mio fianco che con i pugni serrati e le mani che gli tremavano guardava in basso, mi portai le mani ai capelli poi alle labbra che morsi disperatamente, uscimmo tutti da quell'angosciante luogo e ci ritrovammo nuovamente nel parcheggio. Jackson piangeva e Alex non lasciava trapelare nessuna emozione.
«perché? perché cazzo? perché?» urlò a squarcia gola Alex tirando un pugno al muro
«Lia dov'è?» domandò Sam che poi corse ad abbracciarmi
«lei non se n'è andata, sarà sempre qui con noi» gli toccò la spalla Cole
«tira fuori quel figlio di puttana» urlò Alex
Aurora guardò Cole che acconsentì e aprì il cofano della sua auto facendo cadere in terra l'uomo. 
«perché hai sparato?» gli urlò contro Alex iniziando a dargli pesanti pugni sul viso
Tirò un pugno al muro allontanandosi per poi tornare dall'uomo e subito dopo spezzargli l'osso del collo senza neanche farlo parlare.
Passarono alcune settimane sistemai meglio l'abito nero e scesi le scale, mi guardai intorno soffermandomi sulla foto delle bionda scacciando i pensieri negativi e ci avviammo nel luogo dove tutte le anime riposavano.
Il silenzio regnava tra noi ma veniva spezzato dai leggeri singhiozzi, osservavo la bara che lentamente veniva calata nella buca, le parole del pastore mi arrivavano soffuse e le lacrime continuavano a scendere senza volersi mai fermare.
«era tanto tanto special, forte e soprattutto solare, anche nei momenti peggiori era capace di farti spuntare il sorriso, il suo sorriso era la cura a tutto. Sei stata una meraviglia sorella, una meravigliosa amica e una meravigliosa madre, sei e continuerai ad essere tutto per noi. Meritavi il meglio ma evidentemente il signore aveva altri piani in serbo per te. Ti amiamo sorellina, ci mancherai» disse Alex sostenuto dal fratello troppo debole per parlare
Ci avvicinammo di più alla buca lasciando cadere i suoi fiori preferiti sulla bara, dei tulipani bianchi.
Il rientro a casa fu devastante e molto silenzioso, come il resto dei giorni precedenti.
Feci per mettere le chiavi nella serratura quando Eric mi fermò.
«non siamo soli» sussurrò prendendo la mia mano e indicando la finestra del piano superiore aperta
«la porta è aperta» dico mettendoci la mano sopra
Entrammo trovando tutti i nostri uomini pieni di sangue e stesi a terra.
«bentornati a casa» parlò la voce indimenticabile di Josh Lee il capo della polizia
Mi risvegliai in un posto buio, la testa mi girava e quando mi resi conto in che posto mi trovassi corsi contro la porta fatta di sbarre urlando quando iniziai di nuovo a prendere conoscenza di me.
«no no no» urlai contro le sbarre
«Lee, Lee vieni fuori» urlai
«buon pomeriggio Alissa McCall hai fatto una buona dormita? ti piace la tua camera?» allungai la mano cercando di colpirlo ma riuscì a scansarsi in tempo
«Lee ricordati chi siamo, una porta fatta di sbarre non ci fermerà»
«vedremo» sputò
«dov'è sono gli altri?» chiesi prima che se ne andasse
«tranquilla sono tutti qui, non potevo dividervi mica» se ne andò ridendo
Mi giro sedendomi sul letto ma non notando una ragazza alla mia sinistra.
«come mai sei qui?» mi chiese
«sono il capo di una gang tu?» mi voltai
«ho ucciso il mio professore»
«forte» le sorrisi
«quindi sei davvero Alissa McCall?» mi domandò ancora
«l'unica e sola» risi
«io sono Iris» sorrisi, troppo carina per un posto del genere
«non resterai mica qui? in questo carcere?» disse sapendo già la mia risposta
«uscirò da qui e al più presto»

No love songsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora