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L'importante è vivere il momento sbagliato nel modo giusto

Avevo sempre avuto una grande capacità di autocontrollo. Peccato si annullasse miseramente ogni qualvolta mi ritrovavo in compagnia di Mirko Bottaccini. 

«È anche colpa tua se mi sento in questo modo», gli puntai il dito contro, «non riesco a togliermi dalla testa quello che è successo. Per non parlare del fatto che ti ho persino baciato! Cazzo, ti ho baciato!».

Sillaba dopo sillaba, il macigno che portavo nel petto iniziò a cambiare forma, stringendosi, contorcendosi e facendo spazio ad un formicolio che non ero solita a dover gestire.

L'aria intorno a noi parve sempre più densa, pesante. Il mio respiro si fece più affannato e il piede a terra batteva senza sosta, creando un ritmo troppo complesso da sostenere. Avevo l'impressione vi fosse qualcosa che mi stesse schiacciando il petto, impedendo ai polmoni di lavorare correttamente. 

Stavo sudando freddo e il mio battito cardiaco era veloce. Troppo veloce rispetto al normale.

«Sono impazzita? Perché mi sembra che sia tutto un immenso casino?».

Lasciai fuoriuscire quei dubbi mentre le mani iniziarono a tremare. Nessuna parte del mio corpo sembrava voler collaborare. Alcune lacrime tornarono a bagnarmi le guance e la vista si appannò.

«Prima avevo delle certezze, adesso invece solo domande. Odio non sapere cosa mi stia succedendo!». 

Avevo il respiro corto, quasi come se avessi corso una maratona intera. Più cercavo di regolarizzarlo, meno ci riuscivo. Ogni mio tentativo sembrava vano.

Iniziai a farmi prendere dal panico.

Mirko si avvicinò, spostando il mio cellulare dietro di lui. 

Le nostre gambe si toccarono e il mio sguardo finì su quel punto. Il ragazzo al mio fianco, però, mi afferrò con delicatezza il viso, facendomi portare nuovamente gli occhi su di lui.

«Adesso devi ascoltarmi e stare in silenzio», iniziò, la sua voce mi accarezzò internamente. 

Lo osservai con le sopracciglia aggrottate. «Ma no-», tentai di protestare balbettando.

«Non devi parlare, Arianna», mi intimò, «e devi chiudere gli occhi».

Non capivo a cosa sarebbe servito, e la mia chiara titubanza lo fece sbuffare irritato. «Fidati di me», si impuntò.

Obbedii al suo ordine, sperando che qualsiasi cosa avesse in mente, potesse aiutarmi.

Afferrò la mia mano sinistra, iniziando a disegnare delle leggerissime linee immaginarie sul palmo. 

«Devi solo seguire le mie istruzioni», sussurrò.

Mi beai di quel tocco nonostante non stesse avendo alcun risultato effettivo. Pregai non fosse il suo unico asso nella manica.

«Inspira per quattro secondi dal naso e mantieni il respiro per altri quattro», istruì aspettando che mettessi in pratica quanto spiegato, «benissimo, brava. Adesso facciamo la stessa cosa espirando. Espira dalla bocca per quattro secondi e mantieni per altri quattro», continuò.

Eseguii anche la seconda parte, facendo poi in modo che mi chiedesse di mettere insieme il tutto.

Inspira. Uno, due, tre, quattro.
Trattieni. Uno, due, tre, quattro.
Espira. Uno, due, tre, quattro.
Trattieni. Uno, due, tre, quattro.
Da capo.

L'unico suono percepibile era quello della sua voce. Mi sembrava di essere in una stanza completamente buia, guidata dalle sue parole.

Ad ogni ripetizione qualsiasi aspetto negativo parve allontanarsi sempre maggiormente, dandomi l'impressione che tutto potesse tornare al suo posto.

Baciami ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora