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Sei di chi ti ha visto, ti ha capito e ha deciso di stringerti nonostante il tuo modo incasinato di essere

Le labbra di Mirko si avventarono sulle mie non appena varcammo l'ingresso del suo appartamento. Pretenzioso e famelico, cominciò un sensuale gioco di lingua in grado di accarezzare ogni punto latente della mia bocca.

Contrariamente alle mie aspettative aveva tenuto le mani a posto per tutto il tragitto di ritorno.

Tralasciando alcuni baci accennati e un lieve sfiorare inconsistente, aveva assunto una maschera di impassibilità che svanì nel momento in cui, ancora all'entrata, mi aveva sollevato da terra.

Portandomi a chiudere le gambe intorno al suo bacino si diresse nella sua stanza stringendomi le natiche in una presa vigorosa.

Dopo aver chiuso la porta alle sue spalle, mi fece scivolare sul suo corpo. Fu uno strusciarsi sensuale con gli occhi puntati l'uno sull'altra. 

«Che cosa vuoi fare?», passò l'indice sul mio braccio.

Sorrisi, indiziando a sbottonargli la camicia. «Dovresti fare più attenzione alle domande che poni. In tribunale saranno la tua arma», mi riservò uno sguardo confuso.

«Perchè questa constatazione?». 

«Perchè hai proprio sbagliato strada». 

Si morse il labbro inferiore mentre mi accertavo di accarezzare la pelle nuda che stavo pian piano scoprendo. «Ah sì?». 

Annuii. «Sì». 

«Mi servono delle motivazioni più esaustive per comprendere la sua critica, signorina Aldegheri». 

«Vede, signor Bottaccini, avrebbe dovuto chiedermi cosa voglio farmi fare, non cosa voglio fare». 

La sua risata bassa e provocante mi fece rabbrividire.

«Che cosa vuoi farti fare, uragano?», soffiò sulle mie labbra abbassando la voce di un'ottava. 

Le sue mani si spostarono dietro la mia nuca e sciolse il nodo del vestito con estrema lentezza. Mi sfiorò corpo e cuore in un unico movimento. 

«Mmh direi di iniziare dall'orgasmo che mi devi», mi avvicinai maggiormente, «poi riceverai ulteriori istruzioni». 

Fece scivolare le mani sulle clavicole, accarezzando ogni curva del mio corpo fino ad arrivare alla cerniera dell'abito.

«E dimmi un po'», si rigirò il cursore fra le dita, «hai preferenze per questo orgasmo che ti devo?». 

Scossi la testa con le mani salde sul suo addome. «Mi basta solo che sia tu a toccarmi fino a farmi venire». 

Quasi a rallentatore fece scorrere la lampo verso il basso e il rumore metallico riempì la stanza. «Mi stai dando parecchia libertà, lo sai vero?». 

Leggero come una piuma, il vestito cadde ai miei piedi facendomi rimanere in intimo e tacchi davanti al suo sguardo famelico. 

«Che cosa vuoi di più?», lo provocai godendomi il luccichio che gli brillò nello sguardo. 

Mi afferrò il viso fra le mani, togliendomi il respiro con un bacio. 

«Voglio toglierti tutto ciò che indossi», mormorò allontanandosi, «toccarti», fece pressione con il pollice sul mio labbro inferiore, trascinandolo, «leccarti», mi riservò un sorriso accennato, «e morderti».

Passai una mano sul suo petto. «È una lista piuttosto lunga», constatai, «forse è meglio iniziare». 

«Forse hai ragione», concordò chiudendo la distanza che ci separava. 

Baciami ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora