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Tutto quello che non riesci a cambiare, finirà col cambiare te

Con mio grande sgomento Celeste non cercò di ricavare chissà quali informazioni riguardanti il ragazzo che le avevo presentato. Tutt'altro. 

Quando entrai in spogliatoio le ragazze rimaste erano impegnate in una fitta conversazione su quale fosse il miglior personaggio della Marvel, pertanto lasciai che continuassero senza intromettermi più del dovuto. 

Considerando la presenza di Mirko e la sua offerta di un passaggio, avvisai Selene che non sarebbe stato necessario che mi riaccompagnasse a casa e mi avviai verso il parcheggio. 

Il tragitto in macchina fu alquanto teso. Nonostante la musica di sottofondo, si poteva chiaramente percepire una punta di disagio aleggiare nell'abitacolo. 

Mirko stava guidando con entrambe le mani strette sul volante e lo sguardo fisso sulla strada. Si vedeva lontano un miglio quanto fosse concentrato.

«Vuoi entrare?», proposi una volta arrivati, «mia mamma non tornerà prima di un paio d'ore». 

Ero certa che, in un altro frangente, avrebbe colto al volo la mia proposta facendo diverse allusioni sessuali o commenti sul fatto che non riuscissi a stare senza di lui. 

Quella volta, invece, annuì senza dire assolutamente nulla. Parcheggiò l'auto in uno dei posti liberi e mi seguì ancora assorto in pensieri ai quali non avevo accesso. 

Non ci voleva un genio per capire che l'incontro con Olivia avesse avuto il suo impatto. Così come non ci voleva un genio per capire che non sarei mai stata in grado di lasciar cadere l'argomento senza aver fatto ulteriori domande. 

Stavo cercando di rispettare il suo silenzio, ma dubitavo di riuscirci ancora per molto. 

«Vuoi qualcosa da bere?», domandai gettando a terra il borsone e ripromettendomi di occuparmi della lavatrice al più presto. 

«Sì, volentieri», accordò. 

Appendemmo entrambe le giacche all'attaccapanni e andammo in cucina. Dopo aver recuperato una bottiglia di succo dal frigo, lo versai in due bicchieri e gliene passai uno.

Bevvi un paio di piccoli sorsi prima di riappoggiare il mio sul bancone.

A meno di quindici centimetri l'uno dell'altra mi sembrava fuori discussione stare in silenzio e lasciare che crescesse una nube di imbarazzo. Perciò decisi di introdurre il discorso che stava volutamente ignorando. 

«Allora...», cominciai facendo in modo che puntasse gli occhi su di me, «Olivia...», cercai di trovare il modo più appropriato per iniziare a parlarne, «da come l'hai presa posso dedurre che sia stata importante». 

Mise il suo bicchiere accanto al mio, sospirando pesantemente. «Non mi aspettavo di rivederla, men che meno proprio oggi». 

Annuii come a fargli capire che comprendevo quella sensazione di instabilità dettata da un avvenimento improvviso. 

«Che cos'è successo fra voi?». 

Con lo sguardo puntato sulle nostre scarpe, notai un sorriso malinconico dipingerglisi sulle labbra. Fu una frazione di secondo prima che alzasse nuovamente la testa. 

«Il nostro rapporto ha significato tanto», iniziò a spiegare, spegnendo totalmente quel barlume di luce che gli avevo scorto nello sguardo, «ma nel complesso non è stata una bellissima relazione. Non totalmente sana», confessò. 

Per la prima volta dall'inizio della nostra storia mi sembrò che i ruoli potessero invertirsi. 

Fino ad allora era sempre stato lui a darmi sostegno, dimostrandosi un riferimento costante, un punto fermo nello tsunami di cambiamenti ed emozioni che stavo affrontando. 

Baciami ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora