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La passione non conosce le buone maniere

Avevo parzialmente rimosso cosa significasse passare così tante ore consecutive con mia zia.

Mi trascinò da una parte all'altra di Milano senza mai fermarsi, con tutta l'intenzione di vivere a pieno ogni secondo della giornata.

Mi fece credere che bastasse realmente poco per poter riattaccare tutti i pezzi che ancora non avevano trovato il loro posto. Era sufficiente una battuta idiota, un commento spontaneo o una risata. 

Eravamo passate dal suo appartamento solo per fare in modo che lasciassi lo zaino, tornando ad appena quaranta minuti dall'orario in cui dovevo farmi trovare pronta.

Mi fiondai in doccia, mettendoci a mala pena cinque minuti mentre lei si occupò di scegliere l'abbinamento per quella serata. 

Avevo portato solo il minimo indispensabile. Non mi preoccupai di inserire qualcosa di particolare se non per un paio di stivaletti a tacco largo. Ero certa che mia zia si sarebbe sbizzarrita, rifilandomi uno dei suoi abiti. 

Portare la stessa taglia si era sempre dimostrato un discreto vantaggio. 

Esagerare non era nelle mie corde, avevo sempre prediletto abbinamenti più sportivi, tuttavia non mi dispiaceva uscire dai miei schemi di tanto in tanto. Soprattutto se potevo sfruttarlo a mio vantaggio con un ragazzo. 

Fu per quel motivo che non osai battere ciglio quando mi mostrò il vestito che selezionato.

Si trattava di un tubino nero a maniche lunghe, attillato e che mi arrivava più o meno a metà coscia. Il particolare che preferivo, però, era il retro. La grande goccia che mi lasciava la schiena nuda era coperta da una finissima retina colma di brillantini. 

Decisi di non indossare le calze e me ne pentii nello stesso istante nel quale misi piede fuori dal condominio.

Le temperature erano nettamente superiori agli anni precedenti, peccato che quel particolare non bastasse. Mi strinsi nella giacca e maledii il mio innato ripudio verso quel capo che mi avrebbe aiutato a percepire meno il freddo.

Mirko passò in rassegna del mio corpo un paio di volte, apparentemente in uno stato di trance che non potevo comprendere. Si riprese solo quando schioccai le dita per attirare la sua attenzione. 

Il tragitto verso il ristorante e la cena stessa furono costellati da un confronto di pareri costante.

Scoprii di più sul suo passato e gli permisi di fare altrettanto. Discutemmo su chi fosse più bravo a scuola, chi avesse più probabilità di andare fuoricorso, quali erano i nostri piani futuri e parte dei nostri sogni nel cassetto. 

Ascoltarlo parlare mentre mi raccontava come desiderava fare la cosa giusta, affiancare persone che meritavano di avere qualcuno dalla loro parte, mi fece un po' sciogliere. 

Iniziai ad ammirare maggiormente quella determinazione che l'aveva contraddistinto fin dall'inizio. 

Ciononostante non riuscivo a capire come potesse essere così deciso su argomenti importanti e poi ci mettesse un quarto d'ora per scegliere cosa mangiare. 

Fra battute, segreti svelati, piccole riflessioni, piatti fumanti e diversi bicchieri di vino, risultò semplice fingere che non vi fosse niente di sbagliato in quella situazione. 

Finito di cenare e pagato il conto, ci avviamo verso un locale non troppo distante.

Si trattava di un lounge bar colmo di ragazzi e ragazze che andavano dagli ultimi anni di superiori ai primi di università. Lo spazio era stato utilizzato intelligentemente e permetteva di ballare al centro della stanza o sedersi ad uno dei tavolini ai lati. 

Baciami ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora