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C'è la teoria, c'è la pratica, poi arriva quell'eccezione che ti distrugge tutte le regole

Partendo insieme dal palazzetto, Mirko riuscì comunque ad arrivare a casa di mio padre prima della sottoscritta.

Scuotendo la testa e ripromettendomi di dirgli di smettere di guidare come se stesse facendo rally, parcheggiai accanto alla sua auto e scesi. 

Lasciai il borsone nel bagagliaio e mi avviai verso il cancelletto dove mi stava aspettando. 

«Ciao di nuovo», disse prima di afferrarmi il viso e baciarmi. 

Avvolsi le dita intorno al polso con cui mi stava tenendo. Il suo battito accelerò sotto il mio tocco e il nostro essere così vicini mi diede alla testa. Mi sembrò di poter affogare in tutto ciò che stavo provando. Ogni più piccolo dettaglio mi assalì con una forza inaudita. 

Lo allontanai solo perché sapevo quanto potessero essere pettegoli i vicini. Afferrandogli una mano e trascinandolo al mio seguito, andai ad aprire la porta d'ingresso.

Nonostante le mie richieste di pazientare, la sua bocca si posizionò appena sotto il mio orecchio, iniziando da lì per poi spostarsi in ogni più piccolo spazio a sua disposizione. 

Quella totale assenza di collaborazione fu cruciale per la mia concentrazione. 

Dovetti addirittura digitare tre volte il codice dell'allarme, rischiando di farlo scattare. Tutto per colpa sua. 

Ai miei rimproveri, minimizzò come suo solito per poi spingermi dentro casa.

Feci appena in tempo ad accendere le luci del salotto prima che tornasse a baciarmi, chiudendo la porta con un piede. Mi tremarono le ginocchia e mi sembrò che il cuore potesse scoppiarmi nel petto, trascinando con sé una scia di sentimenti inaspettati. 

La sua sola presenza e la sua sicurezza erano in grado di spazzare via qualsiasi vulnerabilità. Aveva la capacità di spogliarmi delle mie paure senza nemmeno sforzarsi. 

Mentre le nostre bocche erano l'una sull'altra e le nostre lingue seguivano un ritmo dettato dalla frenesia, afferrai la cerniera della sua giacca, abbassandola.

Passai le mani sulle sue spalle, aiutandolo a sfilarsela. Finì sul pavimento e la mia felpa la seguì a ruota.

Cominciò a camminare in avanti, portandomi a fare dei passi all'indietro.

I miei seni si appiattirono sul suo petto e inghiottii il suo gemito quando i nostri fianchi si allinearono alla perfezione. Intensificò quel bacio come se volesse perdersi in me, privo di ogni timore, mordendo, succhiando e giocando con le mie labbra. 

Arrivata con il retro delle ginocchia a toccare il divano, spostò le sue mani sul mio sedere, stringendolo. Quell'ulteriore contatto premeditato, mi fece perdere l'equilibrio. Sbilanciandomi all'indietro, portai Mirko con me. 

Sdraiata sotto il suo corpo, ansimai non appena la sua bocca andò a posizionarsi nell'incavo del collo, salendo lentamente verso l'alto. Ogni suo tocco sembrò vibrarmi dentro.

Passai la gamba sinistra sul suo fianco, facendo pressione con il tallone sui glutei. Gli sfuggì un grugnito profondo che si riverberò sulla mia pelle appena un istante prima che si distanziasse.

Puntò lo sguardo su di me, appoggiando le mani ai lati della mia testa. 

Da quella prospettiva era più bello che mai.

Gli avevo scompigliato i capelli, probabilmente tirandoglieli anche. Le labbra piene pareva volessero chiamarmi, esigendo uno scontro senza pietà. E poi c'erano i suoi occhi. Dio, quegli occhi, un giorno, sarebbero stati la mia morte.

Baciami ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora