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Non c'è sempre bisogno di un piano, a volte devi solo lasciar andare e vedere che succede

Mirko tornò a Milano la stessa sera del nostro incontro, lasciandomi crogiolare nei miei dubbi. 

Mi chiesi un trilione di volte cosa diamine stessi facendo. Come mi era venuto in mente di dare un'occasione al fratello della mia migliore amica, tenendoglielo segreto?

Speravo solo che quella scelta azzardata non mi si ritorcesse contro.

Iniziammo a scriverci così come avevo suggerito. 

La maggior parte delle conversazioni riguardarono argomenti abbastanza banali, come un film da guardare, un libro da leggere, un nuovo videogioco da comprare, la solita routine, gli allenamenti e le uscite con gli amici. Altre, invece, furono incentrate su argomenti più seri come l'amicizia, la fiducia e il futuro.

Scoprii tanti piccoli aspetti del suo carattere che ignoravo o ai quali non avevo prestato alcuna attenzione prima di allora. 

L'idea che avevo di lui andò in frantumi mille volte per poi ricomporsi in nuove forme e colori. Ogni giorno si aggiungeva qualcosa di inatteso, formando un'opera in continuo cambiamento. 

Inoltre, dovetti ammettere a me stessa che la sua snervante ostilità era stata in grado di farmi aprire gli occhi una volta per tutte. 

Capii che non sarei mai stata in grado di superare quel periodo continuando a chiudere i miei sentimenti all'interno di una scatola, nella speranza che scomparissero. 

Quindi, a parte i suoi metodi un po' invadenti, apprezzai il modo in cui si era preoccupato per me, spingendomi a sfogarmi anche quando non avrei voluto. 

In generale, facendo una somma degli aspetti positivi e negativi, arrivai alla conclusione di essermi cacciata in un guaio più grande di quanto potessi immaginare. E quel guaio rischiò di diventare particolarmente evidente a distanza di una settimana e mezza, quando mi avvertì che sarebbe tornato a Verona per l'intero fine settimana. 

Il chiaro tentativo di chiedermi di uscire fu stroncato sul nascere a causa degli impegni che già mi occupavano quelle giornate. 

Venerdì sera avevo una partita fuori città e non avevo la più pallida idea dell'orario in cui avremo concluso. Sabato avrei dovuto partecipare ad un corso e poi sarei dovuta andare ad una cena insieme a mio padre. Infine, domenica, avrei necessariamente dovuto studiare prima di raggiungere casa di Aurora visto che aveva organizzato una serata fra ragazze. 

A causa di tutto ciò, mi ritrovai a dover smontare le sue aspettative come dei mattoncini della Lego.

Inutile dire che tentò invano di convincermi che avrei potuto cambiare i miei piani, soprattutto per quanto riguardava sabato sera. 

Purtroppo per lui, avevo già tentato di sottrarmi a quell'obbligo, ma il fatto che mio padre mi avesse avvertito almeno due mesi prima e che si trattava di un evento aziendale al quale teneva partecipassi, non mi aveva aiutato in alcun modo. 

Non avevo scuse e Mirko dovette arrendersi all'idea che non avremo potuto passare del tempo insieme. 

La settimana trascorse fra una conversazione e l'altra, diversi incontri con Aurora, Luna e Margherita, poco studio, molti allenamenti e svariate telefonate da parte di mia madre. 

Ogni volta le rispondevo a monosillabi, lasciando che si stancasse di parlare al vento o che dovesse concludere la chiamata a causa del lavoro.

Non avevo avuto modo di vederla più di tanto e , distanziarmi dal suo asfissiante bisogno di perfezione, mi aiutò a liberare la mente.

Baciami ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora