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È proprio quando fai attenzione a non perderci la testa che, probabilmente, l'hai già persa

Appena arrivata in macchina mi tolsi le scarpe. 

Per quanto i tacchi mi permettessero di sembrare più slanciata, ero convinta fossero stati creati da Lucifero in persona. 

Massaggiai i piedi martoriati per poi controllare eventuali notifiche sul cellulare. L'avevo lasciato all'interno della borsetta per tutta la durata dell'evento e non me ne ero minimamente preoccupata. Immaginavo di dover recuperare alcuni messaggi, perlomeno quelli del gruppo delle ragazze e della squadra. 

Scorrendo fra le varie chat attive per poco non mi venne un colpo quando mi accorsi dell'immenso errore commesso all'inizio di quella serata. Spalancai gli occhi, iniziando a maledire la mia smania di fare troppe cose contemporaneamente. 

Nella fretta del momento, messa sotto pressione dall'incredibile puntualità di mio padre, invece di inviare la foto davanti allo specchio alle mie amiche, l'avevo inviata a Mirko. 

Cazzo, l'avevo inviata a Mirko!

Leggendo la serie di messaggi di apprezzamento risalenti ad appena un'ora prima, pensai a cosa scrivere. Troppo orgogliosa per dirgli che avevo semplicemente sbagliato, decisi di volgere quella svista a mio favore. 

Utilizzai alcune piccole frecciatine con il solo intento di stuzzicarlo e non persi occasione per evidenziare che fosse un vero peccato non essersi visti. 

Mi rispose dopo una manciata di minuti, mandandomi elegantemente a quel paese. 

Risi concentrata sullo schermo, ignara di quanto mi sarei pentita di quelle provocazioni. 

Non appena arrivammo a casa mi fiondai in bagno, struccandomi e lavandomi i denti. 

La vista del letto nella mia stanza mi sembrò un'apparizione. Tanto che non mi preoccupai nemmeno di sistemare l'abito. Lo gettai sulla sedia della scrivania, misi il pigiama e mi godetti il caldo tepore percepito sotto le coperte. 

Mi svegliai abbastanza frastornata, mettendoci più del normale a trovare la voglia per fare qualcosa di produttivo.

Persi un po' di tempo con il telefono, concedendomi dei momenti di calma prima di dedicarmi alla scuola. 

Riuscire a portare a termine le assegnazioni di svariate materie e concludere di ripassare per interrogazioni imminenti fu possibile solo grazie alla giusta dose di caffeina, concentrazione e determinazione.

Ma soprattutto grazie alla caffeina.

Con il proposito di finire tutto ciò che avevo in sospeso, mi accorsi troppo tardi di essere in ritardo per la serata con le ragazze. Decisamente in ritardo. 

Suonai il campanello di casa Bottaccini, con lo zaino in spalla e una borsa contenente il cambio, quaranta minuti dopo l'orario prestabilito. 

Allo scattare del cancelletto, mi affrettai ad entrare e percorrere il vialetto. 

Al contrario di quanto mi aspettassi, sull'uscio, non vi era la mia migliore amica ad aspettarmi, bensì suo fratello.

«Ciao urgano», mi rivolse un sorriso da far invidia a chiunque, «come stai? È andato tutto bene ieri sera?». 

«Va tutto bene, e sì, grazie», lo sorpassai, varcando la porta d'ingresso. 

La chiuse alle mie spalle e riprese a parlare. «Deve essere stato noioso stare tutta la sera con tuo padre». 

Quel commento sembrò troppo preciso per essere una semplice constatazione.

Stava cercando di introdurre il discorso ed ero certa che lo stesse facendo per un motivo. Ancora non sapevo quale fosse. 

Baciami ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora