A casa

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Ero rientrato a casa poco prima di Alfredo e Miriam, e nel tragitto di ritorno avevo fatto anche un giro fino al liceo  scientifico Copernico, giusto per avere una stima del tempo che avrei potuto metterci per arrivare. Ero fortunato, in linea d'aria non era poi così lontano neanche dalla piscina, almeno secondo il navigatore del telefono.

Arrivato davanti al mio "nuovo" condominio, mi venne in mente che non sapevo dove poter lasciare la bicicletta.  La strada non era il luogo adatto, non sapevo nemmeno se Alfredo avesse un garage. Così presi la decisione, che secondo me non era delle migliori, di lasciarla sul pianerottolo legata alla ringhiera. Probabilmente avrei fatto infuriare qualche condomino.
E così feci.... non avevo scelta. Avrei potuto portarla in casa, ma avrei rischiato di macchiare o sporcare il pavimento con le gomme. Qualche rischio a volte si deve correre.
Alfredo e Miriam, fecero ritorno alle diciotto in punto. E come sempre "Lei" fu la prima a rompere il silenzio con il solito tono di voce alto.
-Matt. Sei in casa?- chiamò dall'ingresso.
Le andai incontro. -Eccomi...-  Tra le mani stringevo il romanzo che avevo comprato in stazione a Roma.
-Hai passato una bella giornata?- chiese con il suo entusiasmo.
-Abbastanza... ecco volevo....- fui interrotto da Alfredo.
-Sai di chi è la bicicletta legata alla ringhiera qui fuori?- La indicò stando sulla soglia di casa con la porta aperta.
-È mia papà...- presi fiato: -L'ho comprata questa mattina e ti volevo chiedere se ci fosse un posto migliore dove lasciarla.-
-Mettila pure in garage.- Miriam venne accanto a me e guardò Alfredo. -Sei d'accordo?-
Alfredo annuì.
-Vi ringrazio. Spero che per voi non sia di troppo disturbo.- 
-Ma figurati. Nessun disturbo- Sorrise, ma poi domandò: -Come mai ti e venuta l'idea di comprare una bici?- 
-Ecco... gli autobus non mi piacciono molto. Specialmente se sono affollati.- Non avevo mai avuto simpatia per quel tipo di mezzo di trasporto, mi sembrava di essere compresso; un po' come stare in una scatola di sardine. Piuttosto avrei fatto centinaia di chilometri a piedi.
-Hai ragione... quando sono pieni si sente sempre una puzza insopportabile.- Miriam fece il gesto di tapparsi il naso, accompagnato da un tono schifato. 

Quella sera la cena andò meglio, raccontai che mi ero iscritto a nuoto libero nella piscina che mi aveva suggerito Alfredo e che poi avevo fatto un giro fino al liceo.
-Sei sicuro di riuscire a compensare lo studio con il nuoto?- chiese Miriam, mettendosi delle verdure nel piatto.
-Tranquilla, non sarà un problema. Me la sono sempre cavata bene anche prima.-
Lei annuì.
-A proposito di studio e altro. Durante la pausa pranzo ho fatto un salto al liceo, per compilare la tua iscrizione, ricordati di passare in segreteria lunedì mattina; ti daranno la lista con i libri di testo!- esclamò Alfredo, mentre addentava un pezzo di bistecca, sguardo sempre distaccato e poco incline a voler aggiungere altro al discorso.
-Va bene. Grazie.-
Alfredo si limitò ad annuire, tendendo la testa bassa.

Al tramontoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora