Al termine delle lezioni mi recai in piscina per la mia routine quotidiana di esercizi. Avevo pensato di fare quattro vasche per ogni stile, era esagerato ma sentivo i muscoli particolarmente tesi e avevo davvero bisogno di un sano esercizio tonificante per non irrigidirmi del tutto.
Raggiunto l'edificio lasciai la bicicletta nello stesso punto del giorno prima. Per evitare di vedere la segretaria "occhi dolci" entrai come un razzo, poi però concepii che avevo restituito la chiave dell'armadietto.
Mi feci coraggio e l'affrontai. Per così dire.
Usando un tono piuttosto contenuto e formale le chiesi la chiave; lei non si fece mancare l'occasione di sbattere le ciglia e squadrarmi.
"Ma che cosa vogliono tutti da me?"
Raggiunsi lo spogliatoio. Mi cambiai e rimisi a posto zaino e sacca, poi un'ombra si proiettò su di me, capii di avere qualcuno al mio fianco quando vidi un braccio muscoloso appoggiato all'armadietto accanto al mio.
Chiusi gli occhi e pregai che non fosse "lui".
-Ciao ragazzo.- Era proprio "lui". Il "simpaticone" imbottito di steroidi.
-Ciao...- chiusi l'anta e lo superai, senza degnarlo di uno sguardo.
-Ma come siamo scorbutici oggi.- Scherzò, seguendomi come un cane da riporto. -Hai preso un brutto voto a scuola?-
Mi giro di scatto e dico: -Ascolta. Oggi non ho voglia di starti a sentire!- ci mancò poco che alzassi la voce.
-Dai, non fare il bambino cattivo.-
Mi bloccai di colpo e molto lentamente voltai il corpo verso di lui e lo guardai in cagnesco. -Mi hai chiamato bambino?-
-Hai sentito bene. Bambino!- si era avvicinato a me così tanto, che per un breve istante ebbi la sensazione che volesse afferrarmi.
-La pianti di chiamarmi bambino?!- gli puntai il dito e gli toccai il petto per pungolarlo. -Io non ti conosco e non voglio avere niente a che fare con te.-
-Proprio non ce la fai?- incrociò le braccia, gonfiando ancora di più i muscoli dei bicipiti.
-A fare cosa?- domandai seccato.
-A non toccare il mio corpo.- fece un sorriso sghembo e per poco si mise a ridere.
Avrei voluto dargli un pugno sul naso e togliergli dalla faccia quell'espressione beffarda e irritante. Ma non lo feci, mi limitai a lasciarlo lì in piedi da solo.
Ero pronto a tuffarmi in acqua quando il "simpaticone" mi raggiunse a bordo piscina.
-Senti...-
Sbuffai. -Ma si può sapere che cosa vuoi da me? in questo momento sei tu che ti stai comportando da bambino.- Non gli diedi nemmeno il tempo di rispondere che ero già entrato in acqua. Ma lui provò ugualmente a parlare.
-E dai non fare così. Ho solo ventisei anni! Lasciami divertire finché posso...-Erano passate due ore. E il mio corpo cominciava a risentire della stanchezza e della fame e in più avevo i muscoli che dolevano.
Per quella giornata avevo fatto anche troppo.
Molto rapidamente mi cambiai e uscii per recuperare la bicicletta quando...
-Hey ragazzo!- chiamò il "simpaticone". Era appoggiato con il corpo ad una moto piuttosto grande, si trattava di una Kawasaki z900.
Osservai il cielo per un secondo poi chiesi, -che fai mi segui? Potrei denunciarti per stalking.- montai in sella alla bicicletta. Irritato.
-Non trattarmi male.- venne verso di me.
-Te lo meriti.- Sbottai.
Appena fu vicino sentii il suo profumo di menta e... mi piacque molto.
-Ammetto che sono stato un po' cafone in questi due giorni.-
-Solo un po'?- ero perplesso.
-Hai ragione. Sono stato uno stronzo, ma a me piace scherzare.-
-A me no...-
-L'ho capito.- afferrò il manubrio della bici e le nostre dita si sfiorarono. Il contatto con la sua pelle mi provocò una strana sensazione accompagnata da una scarica elettrica. -Dimmi il tuo nome.-
Presi fiato. -E perché dovrei dirtelo?-
-Preferisci che ti chiami bambino?-
-Assolutamente no.-
-Allora dimmelo dai...-
Scossi la testa, ma alla fine mi arresi. -Matteo Ravelli, ma preferisco essere chiamato Matt.-
-Matt... che carino. Fa molto "British".-
-E il tuo?-
Sul suo bellissimo viso apparve un sorriso luminoso. -Davide Tomasoni.-
-Bene... ora scusami ma devo andare a casa.-
Lasciò la presa. -Perdonami. Ci vediamo domani?-
-Certo...-
Cominciai a pedalare, ma prima di voltare l'angolo girai la testa quel tanto che bastava per vedere Davide. I suoi occhi non si erano staccati da me.
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Al tramonto
Teen FictionMatt si è appena trasferito a Brescia e la convivenza con il padre, che non vede da quando era piccolo, non è idilliaca; una convivenza quasi forzata, poiché l'improvvisa scomparsa di sua madre grava sulla coscienza di Matt. Un giorno Matt farà la...