La signora Tomasoni

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-Permesso... fatemi passare...- una donna molto alta ed elegantemente vestita si fece largo tra i pazienti, incurante dei loro problemi di salute o altro. Indossava un tailleur rosa confetto, con borsetta abbinata che le pendeva dal braccio esile. I suoi capelli erano raccolti in una crocchia ricamata con dei fiori bianchi. Quando fu vicino a noi... -Davide. Il mio bambino....- gli diede una serie di baci sulle guance, poi la sua espressione divenne seria. -Te l'avevo detto che guidare quel "coso" a due ruote ti sarebbe stato fatale.- era fuori di se dall'agitazione.
-Mamma. Non sono morto....- sbuffò. -E smettila di starmi addosso... sono pieno di dolori.-
-Te li meriti tutti...- Esclamò, puntando il dito verso di lui con fare minaccioso.
In quel momento sia io che Miriam ci guardammo come a voler chiedere: "ma cosa abbiamo appena visto?"
-E questi signori chi sono?- domandò a Davide. Indicandoci e parlando con voce aggraziata.
-Mamma ti presento Matteo e Miriam.- ci indicò.
-Salve....- salutammo in coro.
-Piacere. Maria Teresa Tomasoni/Villoresi.- strinse la mano ad entrambi. -Amici tuoi?-
-Miriam sì. Matteo in un certo senso lo è...-
-Bambino mio. Lo sai che non mi piacciono i giochi di parole.-
-Matteo è il mio compagno.- rispose Davide con schiettezza.
La signora Tomasoni guardò suo figlio come se avesse detto la cosa più stupida del mondo e per farle capire appieno cosa intenda Davide, gli andai vicino e gli presi la mano.
-Ah. Capisco a cosa ti riferisci con "compagno".- tirò fuori il cellulare dalla borsetta.
-Che vuoi fare con quello?-
-Chiamo tuo padre. Era così in pensiero per te.- fece dietro front, tenendo lo sguardo sul suo telefono. 
Appena si fu allontanata.
-Ecco... quella è mia madre...- Davide emise un sospiro rassegnato.
-È un tipo bizzarro.- stavo per dirlo io, ma Miriam mi anticipò.
-E non avete ancora visto niente.-

Trascorsa un'altra ora i medici lasciarono andare Davide. E una volta nel parcheggio....
-Hai bisogno di qualcosa?- chiesi, aiutandolo a raggiungere la macchina della madre. Una decappottabile rossa.
-No. Matt... adesso vado a casa mia e mi riposo.-
Quando la signora Tomasoni sentì quelle parole, fu come aver bestemmiato in chiesa.
-Davide Riccardo Tomasoni. Non starai a casa da solo, e fino a quando non ti sarai rimesso resterai con me e tuo padre.- lo minacciò con le chiavi della macchina.
-E dai mamma...- sbuffò lui.
-Non discutere con me!-
Stavo per mettermi a ridere. -Forse è meglio se fai come dice.- gli diedi un bacio sulla guancia. -Posso chiamarti stasera?-
-Certo...-
Ci salutammo e dopo che se andarono sentii Miriam ridere e sembrava che non volesse smettere.
-Che succede?- chiesi, sorridendo.
-Ma l'hai vista? Sembrava che fosse uscita da un cartone animato.- si asciugò gli occhi per aver riso troppo. -Povero Davide, non vorrei essere nei suoi panni in questo momento.-
Risi insieme a lei.

Al tramontoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora