L'incidente

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-Mio caro sei tornato un po' tardi ieri sera.- Miriam versò il tè sia a me che a Alfredo. Ma non sembrava arrabbiata, anzi era più allegra del solito.
-Lo so scusa. Mi trovavo così bene che il tempo è come volato.- nascosi il viso dietro la tazza. Non volevo rendere evidente il mio stato d'animo quando parlavo di Davide. Anche se probabilmente era palese quello che provavo per lui.
-Capisco... ma l'importante è che sia stata una piacevole serata.- Miriam si sedette accanto a me, sorseggiando il suo tè aromatizzato alla menta.
-Benissimo... adesso devo andare a scuola.- finii di fare colazione e me ne andai in fretta e furia.
Presi la bicicletta e con passo spedito attraversai la città, pronto per iniziare una nuova giornata di scuola; sicuramente avrei dovuto "affrontare" Giulia su quanto accaduto il giorno prima. E non ne avevo voglia.
"Probabilmente mi odierà adesso".
Stavo passando per una delle strade principali quando si sentii un suono stridulo, seguito da un boato quasi assordante.
Curioso andai a vedere cosa fosse successo, una Jeep aveva avuto un incidente con un motociclista. Il conducente della Jeep era chino sul motociclista che era riverso a terra; controllava se fosse ferito o svenuto. Guardai la moto e la riconobbi subito, ma non ci volevo credere.
Il motociclista si muoveva appena e quel poco di forza che aveva la usò per togliersi il casco.
Rimasi di pietra....
Era Davide.
Lasciai la bicicletta dov'era e corsi da lui. -Davide!- gridai.
I passanti si fermarono a guardarmi, osservando basiti un ragazzo disperato, vulnerabile e indifeso. Avevo perso mia madre a causa di un incidente, e non volevo perdere anche lui.
-Davide....- avevo iniziato a piangere.
-Matt....- faceva fatica a respirare. -Cosa fai qui...?-
Non riuscii a rispondergli. Avevo la voce strozzata dai singhiozzi.
-Piccolo...- alzò la mano per accarezzarmi.
In quel momento arrivarono i soccorsi che mi intimarono di allontanarmi per permettergli di fare il loro lavoro.
Quando controllarono lo stato di salute di Davide, lo misero sull'ambulanza.
-In che ospedale lo portate?- chiesi.
Il paramedico mi disse che lo avrebbero portato alla Poliambulanza.
Quando l'ambulanza partì, cercai in tutti i modi  di stargli dietro, finché raggiunsi un grosso edifico collocato poco lontano dal mio liceo.
Una volta che lo fecero entrare nel reparto di pronto soccorso chiami Miriam.
-Dimmi Matt. Che succede?-
-Si tratta di Davide....- ero in preda all'ansia.
-Cos'ha fatto? Ma tu dove ti trovi? Non dovresti essere a scuola?-
Le raccontai in breve quello che era accaduto e la supplicai di raggiungermi.

Dopo quasi mezz'ora vidi Miriam varcare la soglia del pronto soccorso. Le andai incontro piangendo.
-Come sta? Ti hanno detto qualcosa?-
-Ancora niente....-
-Vedrai che andrà tutto bene.-
Disperato e tra un singhiozzo e l'altro le dissi, -io... io non voglio.... non voglio perdere anche lui.- stavo avendo un vero attacco di panico. Per me era come vivere in un deja vu.
Miriam mi accompagnò fuori per permettermi di recuperare fiato.
-Stai tranquillo tesoro mio.... non lo perderai.- mi prese il viso tra le mani e con le dita mi asciugò le lacrime.
La guardai per un breve istante e alla fine confessai. -Io lo amo....-

Al tramontoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora