Una domenica particolare - parte 1

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-Che ci fai già in piedi tesoro?- mi chiese Miriam non appena si accorse della mia presenza in cucina.
-Non ho dormito molto questa notte. Anzi, sono diverse notti che dormo male.- Mi sedetti di fianco a lei. Con un gesto delicato passai le mani sulla faccia per potermi svegliare meglio, ma con scarsi risultati.
-So cosa ti affligge caro.- Si alzò dalla sedia, prese la teiera in acciaio e mi versò una tazza di tè ai frutti di bosco. -Purtroppo ci sono passata anch'io- pronunciò quelle parole con molto rammarico.
-Davvero?- La guardai stupito.
Annuì.
-Mi dispiace molto....- fui io a prenderle la mano quella volta e a voler essere carino.
-Perdere un genitore non è mai facile. Anch'io ho perso mia madre quando ero giovane, e a volte mi soffermo a pensare a come sarebbe stata la mia vita se lei fosse ancora qui...- Miriam rimase con lo sguardo vitreo per un tempo piuttosto lungo, in quell'istante la sua esuberanza era stata sostituita dalla tristezza, ed era la prima volta che la vedevo dipinta sul suo volto.
-Di certo non diversa da come lo è ora...- strinsi la sua mano ancora di più. Sorridendole.
Il suo viso tornò a mostrare un barlume di sorriso. -Sei così buono...- I suoi occhi divennero lucidi. -Sono consapevole che non potrei mai prendere il posto di tua madre, ma sappi che se vuoi una spalla su cui piangere puoi sempre contare su di me.- Mi diede un bacio sulla guancia.
Con voce tremante le chiesi, -posso abbracciarti?-
-Scherzi? Devi!-
Lo feci e lei mi circondò con le sue esili braccia. -Grazie....- sussurrai. Lasciandomi quasi cullare da lei.
Ne avevo bisogno.
Si asciugò una lacrima che le era appena scesa sulla guancia. -Ora basta piangere, fuori è una bella giornata di sole e dobbiamo godercela. Ti andrebbe di andare da qualche parte?-
Era un'ottima idea. -Potremmo andare in qualche centro commerciale. Volevo comprare un paio di pantaloni e magari anche una felpa o T-shirt.-
-Certo, facciamo tutto quello che vuoi.- Bevve il suo caffè in un sorso solo. -Appena Alfio si sveglia glielo diciamo.-

All'ora di pranzo Alfredo si degnò di alzarsi dal letto. Io non ero mai stato in grado di dormire così tanto.  -Buongiorno bell'addormentato. Finalmente ti sei svegliato.- Miriam agitò il cucchiaio di legno e qualche schizzo di olio mi finii quasi addosso.
-Se sono il personaggio di una fiaba saresti potuta venire a svegliarmi con bacio.- Era la prima volta che lo sentivo fare del sarcasmo.
-Alfio bello. Oggi pomeriggio vado al centro commerciale con Matt, vuoi unirti a noi? O preferisci restare stravaccato sul divano come un vero pantofolaio?- Miriam lo guardò con disappunto.
La risposta si fece attendere. -Non saprei...-
"Ed ecco che si ricade nelle tenebre".
-Dai esci e svagati un po'.- Lo incalzò lei.
-Miriam stai bruciando il pollo- dissi, indicandole la padella.
Lei emise un urlo e spense il gas.
-Dai papà vieni...- sembrava che lo stessi supplicando.
Lui riamase fisso su di me per un breve istante. Poi domandò, -a che ora volete andare?-
-Appena finito di mangiare. Sai che in quel centro commerciale fuori città diventa impraticabile intorno alle sedici.-
-Va bene. Avete vinto... ci sarò.-
-Bravo. Ora però cambiati, non si pranza con il pigiama.- Miriam lo sgridò.

Alle tredici in punto eravamo tutti seduti sull'utilitaria di Alfredo, in viaggio verso quel centro commerciale. Miriam mi aveva detto che al suo interno avrei potuto trovare un centinaio di negozi e che avevo l'imbarazzo della scelta per l'acquisto di vestiti o altro.
Una volta dentro constatai che era veramente grande e affollato.
-Da dove vuoi cominciare?- mi chiese Miriam. - O vuoi usare il mio metodo?-
-E quale sarebbe?-
-Entrare in tutti i negozi...- Mi prese sotto braccio e come un'ossessa si mise a guardare ogni singolo capo d'abbigliamento. Vedendola così ben disposta immaginai che saremmo usciti con una decina di borse.
Infatti nei primi tre negozi si era già comprata diversi abiti.
-Entriamo in quello.- mi prese per mano, conducendomi in un negozio di articoli sportivi. -Voglio prendere qualcosa per tuo padre e anche per te.-
-Ma figurai Miriam. Ho i soldi miei, e non voglio farti spendere più del dovuto.-
-Vai pure tranquillo caro. Tanto è tuo padre che paga.-
-Ok. Se lo dici tu.- cominciai ad osservare alcuni capi d'abbigliamento sportivo. I miei occhi si posarono su un paio di pantaloni blu scuro molto carini.
Li provai molto velocemente, mi stavano alla perfezione. Il primo acquisto era fatto.
Girovagai in quel negozio per altri cinque minuti, finché raggiunsi il reparto di nuoto.
In quel momento il mio cuore perse un battito quando vidi Davide.

Al tramontoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora