-Lo amo così tanto Miriam...- mi asciugai le lacrime con un fazzoletto che lei mi aveva premurosamente dato.
-Lo so tesoro.... me ne sono resa conto sabato, quando ho notato che non gli staccavi gli occhi di dosso. E anche lui faceva la stessa cosa.- Mi accarezzò i capelli. Mentre restavo con la testa appoggiata alla sua spalla. Singhiozzando come un bambino dopo essersi fatto male. Infatti era il mio cuore che provava dolore.Le ore passavano molto lentamente, di tanto in tanto qualche infermiere si affacciava per informare i parenti, ma nessuno di loro faceva il nome di Davide. L'attesa era estenuante.
-Vedrai che si riprenderà...- Miriam mi strinse la mano.
Dato che era quasi mezzogiorno, lei mi consigliò di andare a mangiare un boccone alla caffetteria.
-Vuoi che prenda qualcosa anche per te?- le chiesi, alzandomi.
-No. Tranquillo.-Attraversai innumerevoli corridoi prima di raggiungere la caffetteria. Il posto era gremito di persone tra cui: pazienti, infermieri e medici.
Mi avvicinai al banco e scelsi un semplice panino con prosciutto, ma ne mangiai soltanto una metà; non ero in grado di mandare giù nulla dal magone che avevo. La tensione nervosa e la paura stavano avendo il sopravvento.Quando feci ritorno in sala d'aspetto del pronto soccorso non trovai Miriam, così ipotizzai che fosse entrata. Pregai con tutto me stesso che ci fossero buone notizie.
Poco dopo apparve sulla soglia, chiamandomi.
-Come sta?- chiesi.
-Sta bene. Gli hanno fatto: lastre e visite generiche.- Mi accompagnò lungo i corridoi. Prese un respiro profondo. -Ha una commozione cerebrale, due costole incrinate e qualche graffio.-
Tirai un sospiro di sollievo.Quando lo raggiunsi, era seduto su una sedia a rotelle, la testa bendata e con una smorfia di dolore dipinta sul volto.
-Davide...- mi avvicinai a lui.
-Matt...- prese fiato. -Stavolta sono io che ti ho fatto prendere paura.- faceva del sarcasmo anche in momenti poco piacevoli.
-Ho temuto il peggio...- stavo per rimettermi a piangere.
-Povero... andrà bene...- mi prese la mano e la baciò, incurante della gente accanto a noi.
-Vuoi qualcosa da bere caro?- chiese Miriam.
-No. Grazie...- Davide mi guardò. -Ho già quello di cui ho bisogno.-
-Davide. Quando ti ho visto a terra, ho temuto il peggio per te. Non voglio perderti adesso che ti ho trovato.- mi ero inginocchiato accanto a lui.
Davide si sporse verso di me. Dandomi un leggero bacio sulla fronte.
-Vuoi che chiami qualcuno?- Miriam prese in mano il cellulare.
-Ho già fatto chiamare mia madre...- si sistemò sulla sedia, ma anche il minimo movimento gli provocava dolore.
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Al tramonto
Novela JuvenilMatt si è appena trasferito a Brescia e la convivenza con il padre, che non vede da quando era piccolo, non è idilliaca; una convivenza quasi forzata, poiché l'improvvisa scomparsa di sua madre grava sulla coscienza di Matt. Un giorno Matt farà la...