-Come stai oggi?- mi chiese Alex al telefono.
-Sto bene grazie. E tu? Hai già iniziato a lavorare?- giocherellai con una penna, punzecchiando e scarabocchiando il quaderno degli appunti.
-Certo. Ho cominciato già da un paio di giorni.-
-E come ti trovi?- domandai con disinvoltura, mentre tenevo lo sguardo sul quaderno.
-Abbastanza bene. Non mi lamento, ho appena iniziato, ma devo dire che lo trovo gratificante.-
-Certo...-
-Ascolta Matt. Ti va di uscire a cena questo fine settimana?-
-Ehm.... non so Alex.- ero decisamente perplesso.
-Dai è solo una cena. O hai paura di dirlo al tuo ragazzo?-
-Non ho paura di Davide.- Anche se il tono di voce che usai non fu del tutto convincente.
-Allora ti passo a prendere alle venti.-
-Alex... ma che ti succede? Prima non eri così.-
-Succede che ho capito troppo tardi che ero ancora innamorato di te. Ogni giorno passato senza vederti è stato un'agonia.-
Rimasi di pietra nel sentire quelle affermazioni, non sapevo più come reagire.
Il campanello di casa suonò.
-Alex. Ti richiamo più tardi, suonano il citofono.
-Ok...-
Agganciai la chiamata.
Quando aprii la porta mi trovai davanti Davide.
-Ciao... come mai qui?-
-Non ne potevo più di stare con mia madre.- si tolse la giacca a fatica. Era ancora dolorante.
-Hai preso la macchina per venire qui?- volevo sgridarlo. Il dottore gli aveva sconsigliato di guidare per almeno un paio di settimane.
-No. L'autobus....-
-Immagino che tu non abbia detto nulla a tua madre.-
-Abbiamo avuto una discussione e poi me ne sono andato.-
-Vieni a sederti.- lo accompagnai sul divano. Ma non mi permise di muovermi, poiché avevo le sue braccia che circondavano il mio corpo.
-Mi sei mancato...- posò le sue labbra sulle mie.
-Anche tu....- ricambiai il suo bacio.
-Andiamo in camera tua...- riprese fiato.
-Ma Davide....- feci finta di niente.
-Voglio farlo.- appoggiò la sua fronte alla mia.
-Sei ancora pieno di dolori.-
-Non importa. Sopporterò.-Quando entrammo in camera, iniziammo a spogliarci e con una leggera spinta, Davide mi fece sdraiare sul letto. Lui come un animale feroce si posò su di me, mettendo le sue gambe tra le mie.
-Sai cos'ho pensato la prima volta che ti ho visto?-
-Cosa?- sentivo la mia eccitazione che saliva verso il cielo.
-Ho pensato: "cazzo che corpo".-
-Sei un perverso.- lo baciai con avidità.
-Sempre...-
In quell'atto di passione non stavamo solo unendo i nostri corpi, ma anche il nostro amore e le nostre anime. Saremmo diventati un unico essere. Alimentato dai nostri baci. La sua virilità la percepii non appena entrò dentro di me e in quel momento mi lasciai sfuggire dei sussulti. Non volevo che si staccasse da me.Dopo mezz'ora io e Davide eravamo abbracciati l'uno all'altro. È stato un momento carico di emozioni. Era da tanto tempo che non provavo una scarica di energia come quella. Volevo che il tempo si fermasse in quel momento, per poterlo vivere per tutta l'eternità.
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Al tramonto
Ficção AdolescenteMatt si è appena trasferito a Brescia e la convivenza con il padre, che non vede da quando era piccolo, non è idilliaca; una convivenza quasi forzata, poiché l'improvvisa scomparsa di sua madre grava sulla coscienza di Matt. Un giorno Matt farà la...