Sento le sue labbra premere sulle mie. Io rispondo prontamente al suo bacio ma sono ancora inerme. Confusa.
Lui mi sta baciando, ha gli occhi chiusi. Si sta godendo quel bacio. Tiene dolcemente il mio viso tra le sue mani continuando ad accarezzarmi le guance.Le sue dita poi si spostano leggermente vicino al lobo dell'orecchio. Sento un fremito lungo tutto il corpo. È una delle mie parti più sensibili. Schiudo leggermente la bocca cercando di soffocare i miei respiri che diventano sempre più affannosi.
Quel bacio dolce si sta trasformando in qualcosa di più aggressivo e passionale. Comincio ad accarezzargli i capelli e a premere la sua bocca contro la mia.
Sento che anche lui ormai ha il respiro corto. Le sue mani scivolano ora lungo i miei fianchi e in una presa sicura mi attira a sé. Ho un sussulto che mi fa sbarrare gli occhi.Ma ecco che il suono del campanello del suo studio mi riporta alla realtà.
Ci stacchiamo improvvisamente con i nostri respiri pesanti dopo questo (credo) interminabile bacio. Ho lo sguardo perso nel vuoto. Cosa diavolo è appena successo?
"Tutto bene?" Mi chiede mentre lo guardo stralunata.
"Vuoi un bicchiere d'acqua?""Si" rispondo ma più che una risposta affermativa sembra un gemito. Provo a schiarimi la voce e a ricompormi.
"Si" ripeto cercando di essere più naturale possibile.Elegantemente si avvicina alla sua scrivania e cerca il tasto per poter aprire la porta del suo studio. Entra un uomo sulla sessantina in giacca e cravatta. Forse avvocato pure lui.
"Ciao Giusè. Ho bisogno di un tuo consiglio per una causa. Sei libero? Buonasera." dice infine notando la mia presenza. Ricambio il saluto mentre gli passo davanti per recuperare il mio parka. Ho il volto in fiamme.
"Ciao Matteo. Si, si sono libero. Se aspetti qualche minuto sono tutto per te."
"Allora faccio una chiamata e torno subito. Sono qui fuori."
Nel frattempo il Professore aveva recuperato una bottiglia d'acqua e un bicchiere. Io avevo fisso lo sguardo a terra o comunque guardavo in tutte le direzioni tranne che nella sua.
"Tieni" disse porgendomi il bicchiere.
Quando lo prendo, avverto ancora quella piccola scossa mentre le nostre mani si sfiorano per una frazione di secondo. Sento il suo sguardo ardente su di me e questo mi rende difficile anche il più semplice gesto al mondo: bere un bicchiere d'acqua.
"Grazie." dico educatamente.
"Ma sbaglio o stavi per farmi una domanda?" Mi chiede.
Oddio. Stavo per fargli una domanda? Come fa ad essere così lucido dopo un momento così? Cerco di rimettere in moto il cervello ma nella mia testa appare il cartello FUORI SERVIZIO. Poi fortunatamente ho un'illuminazione.
"Ah si. Volevo chiederle di quel libro di cui ha parlato ieri a lezione. Sa per caso se è disponibile nella biblioteca dell'università?"
"Credo ci sia. Ma potresti non trovarlo in questi giorni. Io ne ho una copia. Ti presto il mio molto volentieri. Fai le tue ricerche e le tue consultazioni. Potrai restituirmelo senza fretta quando vuoi."
Prende il libro e con una galanteria innata me lo porge. Lo prendo, forse in modo troppo irruento strappandoglielo quasi dalle sue mani. Voglio solo scappare di lì. Mi manca l'aria.
"Grazie Professore. Arrivederci."
"Arrivederci. Veronica."Esco fuori dal suo studio e rivedo l'uomo che era entrato poco fa. Sta ancora parlando al telefono. Lo saluto cordialmente e lui mi ricambia con un sorriso.
Torno a respirare a pieni polmoni.
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CONTE. LOSE CONTROL.
FanfictionVeronica sta frequentando il primo anno di specialistica all'università di Firenze dove insegna il Prof. Conte ormai da qualche tempo. Pur essendo una ragazza molto razionale, perderà il controllo dei suoi gesti e dei suoi pensieri quando comincerà...