Ero estastiato. Mi incuriosiva sempre di più Veronica. Non le avevo staccato gli occhi per un secondo e continuo a guardarla ora mentre si incammina verso casa sua. Non ho ancora messo in moto. Non lo farò fino a quando non potrò più vederla. Voglio godermi ogni movimento che fa.
Noto però che sta camminando in modo sbilenco. Comincio a preoccuparmi. Scendo dall'auto per sincerarmi che stia bene. Quando vedo le chiavi e le buste che aveva con sè cadere a terra, scatto verso di lei appena in tempo per sorreggerla.
"Veronica!"
Si accascia tra le mie braccia a peso morto. Provo a farla risvegliare ma non mi risponde. CAZZO.
Recupero le sue chiavi e la prendo tra le mie braccia. La sua testa è poggiata inerme sulla mia spalla. Mi fa male vederla così. Lei, così piena di brio e vita fino ad un'ora fa.
Sto salendo, le scale due gradini alla volta. Veronica è snella e il suo peso mi facilita le cose.
Fortunatamente gli appartamenti non sono tanti ed individuo immediatamente il suo.Apro la porta di casa, premo l'interruttore e vedo subito il divano nella zona giorno. La adagio lì. Provo a risvegliarla scuotendole la testa.
"VERONICA, SVEGLIATI, RISPONDIMI."Lei continua a roteare inconsciamente la testa senza reagire. Provo vari metodi per farle riprendere conoscenza ma risultano poco efficaci, sembra si stia riprendendo ma non completamente.
Devo provare a stordirla.
La casa ha poche stanze e trovo subito il bagno. Prendo un profumo e lo spruzzo sul mio fazzoletto di stoffa.Torno correndo da lei. Le avvicino il fazzoletto al naso e dopo poco apre gli occhi. Ma è praticamente incosciente.
Svegliati. Per favore.
Sono seriamente preoccupato.
Finalmente il suo viso acquisisce un leggerissimo rossore sulle guance.Grazie al cielo.
*****
Apro gli occhi con difficoltà. Tutto intorno a me è fioco. Provo a concentrare il mio sguardo e la mia testa dolorante.
Dove sono? Mi guardo un po' intorno e riconosco la mia casa."Tieni, bevi"
Vedo il Professore che mi porge un bicchiere d'acqua. Che ci fa lui qui?
Non riesco ancora a connettere."Ti senti meglio?"
Provo a parlare ma ho la bocca impastata e riesco solo ad emettere suoni.
"Eh? Boh." Non mi ricordo assolutamente niente. Ricordo di essere scesa dalla macchina, poi il nulla.
"Che ci fa qui Professore?"
"Sei svenuta nell'androne. Fortunatamente ero lì. Hai bisogno di mangiare, dove posso trovare qualcosa che contenga molto zucchero?"
"Non lo so."
Non gli sono di grande aiuto ma sto provando a ricordare cosa è successo poco fa. L'unica cosa che mi viene in mente sono le chiavi di casa che cadono a terra. Mi sentivo debole già quando ero ancora nel suo studio, sopraffatta da quello che era successo. Le ultime energie si erano esaurite in quel momento.
Lo vedo mentre si destreggia tra le varie mensole per cercare del cibo poi prende un po' di cose e le poggia sul tavolino davanti a me.
"Scegli tu, l'importante è che mangi qualcosa."
Tra le altre, vedo la barretta proteica alla liquirizia. La divoro in un niente. Lui si siede accanto a me.
"Mi hai fatto seriamente preoccupare."
"Mi dispiace, non ho mangiato nulla da pranzo. Tra l'altro ho la pressione bassa, ma ho imparato a conviverci, sono abituata."
"Devi riposare. Hai la faccia distrutta." dice prendendomi il volto tra le mani.
"Ho tanto sonno. Lavo i denti e vado a dormire. Se vuole, nel frattempo, la moka e il caffè sono nella dispensa in alto."
Provo a mettermi in piedi. Lui mi osserva pensando possa svenire ancora.
Si, posso farcela. Ho recuperato qualche energia ma sono davvero esausta.Quando ho finito sto per raggiungere la zona giorno e lo vedo mentre mi viene incontro.
"Dov'è la tua camera?"
Entriamo insieme. Fortunatamente avevo avuto un po' di tempo per sistemarla e pulirla. L'unica zona perennemente in disordine era la mia scrivania piena zeppa di libri, fogli ed evidenziatori.
Vedo che si avvicina e osserva tutto attentamente:"Sempre sul pezzo, eh" poi si avvicina a me e dice "Vieni qui."
Mi tiene stretta fra le sue braccia senza dire niente. Affondo nel suo petto e respiro il suo profumo.
"Resta qui con me, Professore?"
Mi bacia sulla fronte: "Guarda che ho anche un nome, eh? Direi anche basta con questo Professore. Aspetta... com'era? Scindere il rapporto cordiale da quello carnale." dice ridendo per prendermi in giro e stringendomi ancora più forte.
"Va bene. Allora resti qui con me?" Mi limito a dargli del tu. Non riesco a chiamarlo per nome, mi stranisce.
"No, ma non andrò via finché non ti sarai addormentata. Veglierò da lontano il tuo sonno. Promesso."
STAI LEGGENDO
CONTE. LOSE CONTROL.
FanfictionVeronica sta frequentando il primo anno di specialistica all'università di Firenze dove insegna il Prof. Conte ormai da qualche tempo. Pur essendo una ragazza molto razionale, perderà il controllo dei suoi gesti e dei suoi pensieri quando comincerà...