21 - Dove sei?

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Ancora addormentata, spengo il fastidioso rumore della sveglia. Volevo dormire ancora un po', devo recuperare il sonno perso nei giorni scorsi.

Mi sveglio e mi rigiro nel mio letto. Quello in cui ho dormito per una vita, quello di casa a Terni. È sempre bello ritrovare i propri affetti, la propria famiglia. Riconoscere l'odore della tua casa, tornare alle vecchie abitudini e alla routine familiare.

Non ho fretta di alzarmi. Mi piace al mattino restare nel letto, nel calore delle coperte a pensare e fantasticare.

Quel giorno, quando partii da Firenze, il Professore decise di accompagnarmi, aveva insistito dicendo che voleva aiutarmi con le valigie. Ma non ce n'era bisogno, la stazione non era tanto distante.

Non ci eravamo dati neanche un bacio, ci eravamo accorti troppo tardi che in stazione ci avrebbe visto chiunque. Ma questo non faceva altro che aumentare l'elettricità tra di noi.

Ci fu un solo contatto: lui fermò la sua mano sulla mia mentre mi tendeva la valigia. Mi ha accarezzato il palmo con le sua dita su quel manico per un tempo interminabile. Avevo il cuore a mille. Lo guardai negli occhi e lui mimò con le labbra:

"Mi mancherai tantissimo."

L'annuncio della partenza del treno costrinse a staccarci. Salii sulla mia carrozza e cercai il mio posto. Notavo che lui mi seguiva in qualsiasi movimento.

I nostri sguardi si incrociarono. Aveva gli occhi sorridenti, io avevo il cuore che martellava.

I giorni di festività li sto passando in spensieratezza. Mi sono presa una pausa da tutto: dallo studio, dalle emozioni, da lui.

Certo, non faccio altro che pensarlo. Quando mi riaccompagnò a casa, dopo la festa, restammo ancora giù a casa mia a baciarci per un po'. Non voleva lasciarmi andare. Io mi abbandonavo alla sua bocca e alle sue mani sentendomi più coinvolta. L'alcool mi aiutava ad essere più sfacciata.

Oggi siamo già al nuovo anno. Non faccio mai la lista dei buoni propositi, tanto sono difficili da mantenere. Piuttosto faccio la lista di ciò che non vorrei fare, di ciò che ho sbagliato nel vecchio anno e non vorrei ripetere.

Il Professore era una cosa da non ripetere? Non lo so. Ma in questi 10 giorni ci siamo sentiti pochissimo. Solo per scambiarci le email per farci gli auguri di Buon Natale e ieri di Buon Anno.

Il giorno di Natale ce ne scambiammo di più, fu lui a contattarmi. Ieri invece no, ho aspettato i suoi auguri fino alle sei del pomeriggio. Ho passato il pranzo di Capodanno con il capo chino sul cellulare.

*****

Sono sul treno del ritorno per Firenze. Davanti a me sul mio smartphone le ultime mail scambiate con il Professore.

"Tanti auguri anche a te, Veronica. Fino a quando resterai a Terni? Ricominciano le lezioni, eh?"

Non riuscivo a decifrare quel messaggio mandato dopo un'infinità di giorni dall'altro e un'infinità di tempo dal mio, lo stesso giorno.

In cuor mio, lo immaginavo già lì sui binari ad aspettarmi. Gli avevo detto l'orario di arrivo di questo treno. Ma non ci volevo sperare troppo.

Finalmente sono arrivata. Solo qualche minuto di ritardo. Mi guardo intorno, lui non c'è.
Ma certo, stupida cosa ti aspettavi? Pensavi davvero di aver fatto breccia nel cuore del Professore? INGENUA.

Scaccio via la mia voce interiore. Magari è all'esterno della stazione.

ANCORA?! NON C'È. Si dimentica di farti gli auguri, figurati venirti a prendere in stazione. Smettila di fantasticare.

Lo faccio davvero. Voglio solo tornare a casa e stare tranquilla con i miei spazi. Devo preparare la cena e organizzarmi lo studio per questi pochi giorni ancora di festa prima dell'inizio delle lezioni.

Quasi mi fermo al centro della strada. Proprio giù, nel parcheggio di fronte a casa mia vedo la sua Maserati scura e lui poggiato sul cofano anteriore della sua macchina.

Forse mi stava aspettando.

Non appena mi vede, si da uno slancio e comincia ad avanzare verso di me.

"Bentornata! Come stai?"

Era la domanda più difficile che potesse farmi in quel momento, più di un esame universitario. Come mi sentivo?
Incredula, scettica, emozionata, da perdere la testa.

"Vieni ti aiuto." dice mentre si fa carico della mia valigia.

Sulle scale lo precedo di qualche gradino, sento i suoi occhi addosso. Forse mi sta squadrando il fondoschiena. Cerco di mantenere la calma per cercare di non ancheggiare ed essere più naturale possibile. Finalmente casa.

"Posso offrire un caffè?"

"Solo se lo vuoi anche tu" dice mentre toglie il suo cappotto in quel modo sensuale di cui ha il marchio di fabbrica. "Avrei bisogno del bagno."

"Seconda porta a destra."

Perché tutte le frasi che dice sembra abbiano un doppio significato? Solo se lo vuoi anche tu.

Ma che problemi ti fai? Si stava riferendo al caffè. SOLO AL CAFFÈ.
Il suo ritorno leva via la mia vocina stridula che urla dentro di me.

"Allora come hai passato queste vacanze?" Mi chiede sedendosi sul divano.
Il caffè è pronto. Mi siedo un po' distante da lui e quasi in sincro giriamo lo zucchero.

"Bene, è sempre bello ritrovare i propri affetti, soprattutto quando sei fuori casa per così tanto tempo. Ritrovarli non stanca mai."

"A chi lo dici!"

Beve il caffè velocemente, posa la tazzina sul tavolino davanti e si mette più vicino a me. Io sto ancora bevendo, ma ho paura possa andarmi qualcosa di traverso per la sua vicinanza.

Lascio a mia volta la tazza e quando mi spallo, lui mette una mano prima sulla mia schiena, poi sempre più su fino ad arrivare al mio collo.

Il mio basso ventre comincia a pulsare con insistenza. Alzo gli occhi al cielo, giro il volto dall'altra parte cercando di non curarmi di quello che sta facendo e dell'effetto che mi sta provocando.

Vedendo questa mia reazione, mi prende il mento, mi volta verso di lui e mi bacia.

CONTE. LOSE CONTROL.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora