È martedì mattina. Chiaramente ho dormito pochissimo. Non ho fatto altro che pensare a quando sarò in quel dannato studio. A cosa farò o cosa dirò.
Ho optato per una apparizione invisibile. Mi piace definirla così. Entrerò spero nel modo più naturale possibile, lo ringrazierò per avermi prestato il libro dicendo che è stato utile. Poi lo lascerò sul tavolino vicino all'ingresso e lo saluterò da lontano cordialmente dicendo che ho un appuntamento e devo scappare. È perfetto.
Se ne frattempo é impegnato con un'altra persona, meglio ancora. Sarà praticamente indolore.
Quindi, sarà disponibile dalle 16.30 in poi. Ci andrò alle 17, come l'ultima volta.
I pensieri tornano ad offuscarmi la mente. Le sue labbra, quel contatto e quella scossa sulle mie mani, lui che mi guarda ardentemente mentre bevo il bicchiere d'acqua.Si, decisamente devo fare un'apparizione invisibile. Non ci deve essere neanche il tempo di guardarlo negli occhi.
Comincio a prepararmi: doccia, vestiti casual, come sempre, e capelli sciolti lisci lungo le spalle. Non amo truccarmi molto, preferisco un nude look con un po' di fondotinta per coprire le impurità della pelle, un pizzico di fard per dare un po' di colore alle mie guance (anche se arrossiscono autonomamente ogni secondo) e un filo di mascara.
Sono pronta. Forse psicologicamente un po' meno ma spero di recuperare lungo il tragitto ogni briciolo di sicurezza che mi è rimasta.
La strada mi è apparsa più breve del solito.
Sono le 17.05. Premo il pulsante e sento il suono familiare del campanello. Poco dopo, anche il rumore dell'apertura.Entro.
Squadro velocemente la stanza: il Professore è seduto dietro la sua scrivania ancora assorto tra le sue carte. Indossa la sua solita camicia bianca, con i primi due bottoni slacciati.
MERDA. È da solo."Buonasera Professore"
"Ah, ciao Veronica"
Parto a razzo: "Ero passata per restituirle il libro che mi ha prestato. È stato molto utile e interessante. Lo lascio qui sul tavolino.
Buona serata".Mi volto. Sto per avvicinarmi alla porta, quando sento lui che dice:
"No, no, aspetta non andare via così. Fermati. FERMATI."Quell'ultima parola l'ha pronunciata con tale fermezza da farmi bloccare quasi sull'uscio della porta.
Mi giro verso di lui e faccio qualche passo cercando di essere quanto più indifferente possibile.
Anche lui aveva lasciato la sua postazione dietro la scrivania e stava avanzando verso di me. Il cuore ha cominciato a martellare.Poi si ferma ad una distanza più o meno ragionevole.
"Volevo confrontarmi un po' con te, discutere delle consultazioni che hai fatto. Volevo sapere un po' le tue argomentazioni in merito."
Prima che portessi ordinare i pensieri e aprire bocca, il Professore proseguì il suo discorso compiendo un altro passo verso di me:
"Però prima volevo parlare di ciò che è successo l'ultima volta."
ODDIO. Divento paonazza. Le mie mani cominciano a tremare. Le incrocio cercando di mostrarmi tranquilla e sicura. Il mio sguardo fissa punti indefiniti della stanza.
"Mi dispiace per l'altra volta. Non so che cosa mi sia preso. Non so cosa mi sia successo."
Ecco, vedi? FLY DOWN!!!! Ti sei fatta mille complessi e in realtà ti sta dicendo che ti ha baciata per sbaglio. Stupidaaaa!!!
"Mi rincresce, davvero. È come se avessi perso il controllo, non mi succede mai, scusami."
Ho tenuto lo sguardo basso, anche perché la sua vicinanza ormai era notevole. Non riuscivo a dire niente. Ho cominciato piano ad annuire come per dirgli che avevo capito. Una ciocca di capelli cade sul mio viso. La sistemo dove era, dietro il mio orecchio.
Istintivamente, il Professore blocca quel movimento ferrandomi il polso con una stretta sicura. Mi ritrovo a guardarlo negli occhi a pochi centimetri da lui.
Sento il suo respiro.
Poi mi dice:"Però non faccio altro che pensare a quel bacio."
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CONTE. LOSE CONTROL.
FanficVeronica sta frequentando il primo anno di specialistica all'università di Firenze dove insegna il Prof. Conte ormai da qualche tempo. Pur essendo una ragazza molto razionale, perderà il controllo dei suoi gesti e dei suoi pensieri quando comincerà...