Tienimi su quando sto per cadere,
tu siediti qui, parlami ancora se non ho parole.
Io non te lo chiedo mai
ma portami al mare, a ballare.
Non ti fidare
sai quando ti dico che va tutto bene così
E perdonami, sono forte, sì
ma poi sono anche fragile.Non serve a niente di particolare
solo tornare a pensare che tutto è bello e speciale
Non si dice mai, ma voglio impegnarmi
e salvare un pezzo di cuore.
Io non vivo senza sogni e tu sai che è così
e perdonami se sono forte, sì
e se poi sono anche fragile.Vieni qui
ma portati anche gli occhi e il cuore,
io so disobbedire questo lo sai bene
e piangiamo insieme che non piangi mai, mai.
E non nasconderti con le battute,
non mi sconcentrare,
stiamo a vedere dove possiamo arrivare
E ridiamo insieme che ridiamo sempre,
sempre, sempre.
Ma non basta mai. MAI.Sembriamo due matti, due stupidi. Sorrisi, pianti, sospiri, morsi, baci. Sulle labbra, sul collo e più su fino all'orecchio.
Ci abbracciamo senza fiato, ritornando alla realtà: siamo bloccati in questo ascensore.
"Dovremmo chiedere aiuto, altrimenti resteremmo bloccati qui."
"Almeno è sicuro che non scappi." dice facendomi l'occhiolino.
"Io non sarei mai scappata da te. Si, le prime volte ero spaventata. Ma poi mi hai costretto tu."
"Ti chiedo scusa, davvero. Non era mia intenzione. Io ti voglio tutta per me. Come posso dimostrartelo?" dice tra un bacio e l'altro.
"Uscendo di qui." rido. "Non puoi chiamare il Dottore? A quanto pare lo conosci, no?"
Non ce n'è stato bisogno: stavo premendo come un'ossessa il tasto dell'allarme nell'ascensore e finalmente riusciamo ad uscire da qui e da quest'ospedale.Tutte quelle emozioni mi avevano fatto dimenticare tutto, anche il mal di testa che ora prepotentemente tornava ad impossessarsi di me.
"Stai bene?" dice forse vedendo le mie smorfie di dolore mentre ci sediamo nella sua auto.
"Insomma."
"Devi cercare di stare tranquilla."
"Ah, con te accanto è un gioco da ragazzi!"
"Io sono un bravo ragazzo!" dice ridendo "Dove la porto signorina?"
"A casa mia."
"Non puoi restare da sola Veronica."
"E perché no?"
"Meglio di no. E poi voglio stare con te."
Lo guardo e ha quegli occhi pieni di senso di protezione e amore. Avrei mai potuto pensare ad una cosa del genere? Mi si scioglie il cuore, gli prendo la mano e dico:
"Facciamo così, passiamo da casa mia così prendo tutto ciò che mi serve per restare da te. Poi andiamo dove vuoi."
Il suo meraviglioso sorriso e le fossette prendono vita sul suo volto.
"Ok, andiamo."
Quando siamo a casa la prima cosa che faccio è sedermi sul divano della zona giorno. Guardo il mio cellulare distrutto.
"Colpa mia?" dice sedendosi accanto.
"Come di tutto del resto." Gli sfioro il volto e vedo che chiude gli occhi. Poi mi bacia quella mano che lo stava accarezzando e si getta sulle mie gambe. Mi abbraccia restando così, in una posizione scomodissima per lui, ma forse non gli importa.
"Se vuoi, togli le scarpe e mettiti comodo con i piedi sul divano."
Dopo averlo fatto, torna nella posizione di prima, stavolta disteso e certamente più comodo.
"Ehi."
Mi guarda e non dice niente. Non mi risponde.
"Vuoi un caffè?"
"No voglio stare così."
Me lo dice con la voce assonnata, forse è stanco. Forse è stato con me tutta la notte, senza chiudere mai occhio. Ho ricordi confusi, non so nemmeno se mi sono svegliata durante la notte.
Comincio ad accarezzargli il volto, poi la testa e ancora le spalle e il petto, fin dove le mie mani arrivavano. Voglio possa sentire la mia vicinanza. Non volevo si martoriasse ancora. Sentivo le sue parole di scuse e i suoi gesti sinceri. Forse cominciavo a fidarmi davvero lui. In fin dei conti non avevo visto nulla e anche lui con Ivan alla festa ebbe la stessa reazione.
Ha gli occhi chiusi, rannicchiato su di me, appoggiato sulle mie gambe con il suo braccio che mi cinge i fianchi. Poi sento il suo respiro sempre più pesante, forse si è addormentato. Starei ore a guardarlo così. Tolgo la mia mano per paura di disturbarlo.
"Ti prego, non smettere."
Non stava proprio dormendo quindi, ma la sua voce e il suo volto sono molto stanchi.
Continuo a fare come mi ha detto: faccio scorrere delicatamente la mia mano sul suo corpo, insistendo sul suo volto e il suo petto."Hai freddo?" chiedo sperando ancora in una risposta.
"Mmm..."
Questa non risposta mi fa capire che è quasi andato. Prendo il mio plaid alla mia destra e lo metto su di lui. Vedo che si agita per mettersi più comodo e poi torna a stringermi.
Alla fine mi addormento anch'io. Mi sento bene ma avevo bisogno di un po' di riposo, ogni tanto avvertivo delle fitte molto lievi alla tempia.
Ci risvegliamo dopo forse un paio d'ore di pieno sonno, almeno per me. Mi sento gia un po' meglio.
"Vuoi un caffè? Io lo faccio per me. Anche se in realtà è ora di pranzo."
"Non puoi, al massimo una camomilla. Vuoi mangiare qualcosa?"
"Però prima volevo chiamare i miei."
"Allora lo faccio io. Ti presto il mio cellulare?"
"No ne ho un altro più vecchio nella mia camera. Userò quello."
Prima che possa uscire dalla zona giorno per raggiungere la mia camera sento la sua mano che prende il mio polso e mi fa voltare verso di lui.
Mi ritrovo con le mani sul suo petto e la sua bocca sulla mia. Comincia a baciarmi con passione con i nostri corpi stretti in un unico abbraccio.
"Ti aspetto qui."
Io un confine non lo so vedere,
sai che non mi piace dare un limite,
un nome alle cose.
Lo trovi pericoloso e non sai come prendermi,
mi dici: "Ma non so se ti credo."
Senza tutta questa fretta mi ameresti davvero?
Mi cercheresti davvero?
Quella forte, sì, però anche quella fragile[Anche Fragile - Elisa]
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CONTE. LOSE CONTROL.
FanfictionVeronica sta frequentando il primo anno di specialistica all'università di Firenze dove insegna il Prof. Conte ormai da qualche tempo. Pur essendo una ragazza molto razionale, perderà il controllo dei suoi gesti e dei suoi pensieri quando comincerà...