50 - Dalla tua parte.

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Non ho chiuso occhio. Vorrei addormentarmi per non pensare a nulla ma probabilmente sarà un'impresa impossibile.
È quasi l'alba.

Prima di arrivare a casa stanotte, ci siamo incontrati in una Firenze desolata. Saranno state le due di notte. Avevo appena salutato Erika che abita vicino a casa mia e ci eravamo dati appuntamento proprio in quella zona.
È stato meraviglioso passeggiare con lui, per i viottoli dalla luce tenue, mano nella mano, quasi come una coppia normale. Una vera coppia.
Eravamo incantati davanti agli edifici storici. Era una gara a chi sapesse più aneddoti su Palazzo Vecchio, Palazzo Nonfinito, sul Museo del Bargello o sul restauro delle opere d'arte dell'Opificio.

L'ombra dei nostri corpi sull'asfalto ci seguiva fedelmente ovunque.
E poi ecco aprirsi davanti a noi l'infinito scenario del lungarno e la sua distesa scura, misteriosa, incantevole.
Il vento freddo mi scompigliava i capelli. E anche i suoi. Ci siamo fermati per guardare quella meraviglia abbracciati. Il suo calore mi faceva da scudo a queste temperature ancora rigide.
Le sue mani mi cingevano la vita fino a posarsi in una presa sicura davanti a me.

Il sole fa capolino dalla finestra. Continuo a rigirarmi nel letto facendo piano per non svegliarlo. Mi faccio piccola pensando che questo possa bastare per rompere le mie paure, la mia fragilità. Il mio futuro o possibile tale.
Mi rannicchio portando le gambe al petto in posizione fetale. Da sempre mi aiuta ad addormentarmi ma questa volta non sarà così, i tanti pensieri nella mia testa non me lo permettono.

Sono di spalle a lui che probabilmente si è risvegliato dato che comincia a baciarmi piano la schiena e la spalla. Si fa sempre più vicino fino a cingermi con le sue braccia e a stuzzicarmi il  lobo dell'orecchio.

"Sei già sveglia?"

"Non ho chiuso occhio."

Continua la sua dolce tortura sfiorandomi con il suo tocco delicato dalle braccia fino all'addome e poi sempre più giù.
Mi divincolo dalla sua presa.

"Ehi che hai?"

"Niente."

"Come niente? Mi stai rifiutando?"

Ci riprova tenendomi stretta a lui facendomi sentire la sua erezione sul mio sedere. Non vorrei  ignorarlo ma le sue mani e il suo tocco cominciano ad infastidirmi. Nella mia testa c'è solo una grandissima confusione.

"Veronica che ti prende?"

Le lacrime mi rigano il volto, lui non le vede dato che sono di spalle. Porto una mano alla bocca per soffocare il mio pianto e i primi singhiozzi ma lui se ne accorge.

"Piccola, cos'hai?"

Prova ad abbracciarmi ma lo respingo.

"Ho un ritardo."

Ero in apnea da qualche minuto e non riuscivo a dire una parola. Mi stava continuando a fissare con occhi interrogativi e l'unico modo che avevo era quello di confessargli tutte le mie paure. O meglio, l'unica paura che si era palesata questa notte quando le sue mani si sono soffermate sull'addome e aveva cominciato ad accarezzarlo piano  mentre eravamo abbracciati sul lungarno.
Non me ne ero resa conto prima, troppo presa da tutto, da lui.

"Di quanto?"

"Due settimane." Non riesco a guardarlo negli occhi ma nella sua voce non riesco a cogliere la preoccupazione.

"Bè non è tantissimo." dice sfiorandomi la guancia.

"Per me lo è. Sono state sempre regolari." Non sto sopportando le sue mani su di me in questo momento e sto cercando di mantenere la calma.

"Veronica perché ti agiti? Non ce n'è bisogno."

Mi volto. Il mio sguardo truce lo incenerisce.

"Non devo agitarmi? Hai capito che cosa ho detto?"

"Si, che c'è la possibilità, molto remota, che avremo un bambino."

"Lo stai dicendo come se stessi decidendo di andare a fare una corsa al parco. Lo sai cosa vuol dire avere un figlio?"

"Si."

"Ecco bravo. Tu si. Io no."

"Mi dici perché sei arrabbiata con me? Cosa ho fatto?"

"Dovevi stare attento. Dovevi solo stare attento."
Sussurro a denti stretti.

"Veronica è inutile pensarci ora."

"È inutile pensarci ora? Ma ti senti? Io sono spaventata e tu mi dici questo? Io non ho idea di cosa voglia dire crescere un bambino. Io non so un cazzo di niente. Non è una cosa che mi ero prefissata. Non ci avevo mai pensato"

"Ma perché dici questo? Hai già fatto il test?"

"No."

"E allora potrebbero essere tante le cause di questo tuo ritardo. Non lo so, lo stress, l'incidente..."

"Giuseppe io ho paura. Forse non ti rendi conto di cosa potrebbe essere se il test ci dicesse che..."

"...che aspettiamo un bambino? Non sarebbe meraviglioso?"

"Non lo so. Io non sono pronta. Non mi sento pronta. Insomma, ci conosciamo da poco, io... non lo so, é tutto così strano."

"Non c'è niente di strano in una piccola creatura. E comunque è inutile questa tua reazione ora."

"È INUTILE?"

"Si, é inutile." dice mentre mi sfiora i fianchi cercando i calmarmi. Ma la rabbia imprigionata dentro di me sta per farmi esplodere.

"Non mi toccare. Lasciami in pace."

"Veronica, per favore calm..."

"Vattene, voglio stare da sola!"

"MI DICI DOVE CAZZO VADO SE QUESTA È CASA MIA?"

La sua voce perentoria mi manda in mille pezzi. Ha urlato così forte, in modo così arrabbiato da farmi involontariamente coprire le orecchie come una bambina indifesa.

"Hai ragione, me ne vado io." dico sedendomi sul letto. Ho le lacrime agli occhi e la voce rotta.

"Ma perché deve essere tutto così difficile con te???"

"Veronica aspetta, scusami."

"NO."

Mentre sto per alzarmi e allontanarmi riesce a prendermi la mano e a tirarmi contro il suo petto.

Provo a divincolarmi ma in realtà è lì l'unico posto al mondo in cui vorrei stare.
Mi tiene stretta a sè premendo la testa sul suo corpo e accarezzandomi i capelli. Io mi aggrappo a lui come se questo mi aiutasse a cancellare tutte le mie insicurezze.

"Se vuoi vado nella camera da letto sul soppalco."

"No, non lasciarmi."

Restiamo seduti sul letto per un tempo interminabile. Mi stringe ancora più forte accarezzandomi il volto.

"Non ti lascio da sola. Dovevo terminare oggi un lavoro nel mio studio, ma se vuoi resto qui."

"No, vai. Non devi rinunciare per me. Il tuo lavoro è importante."

"Tu sei più importante di ogni altra cosa, Veronica. Le tue paure e le tua fragilità fanno parte di me, della mia vita."

"Devi andare. Mi farà bene fare una passeggiata. E andrò a comprare il test."

"Non farlo senza di me però. Voglio esserci."

"Va bene."

"E qualunque decisione prenderai, io sarò dalla tua parte, Veronica."

CONTE. LOSE CONTROL.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora