52 - Stavo pensando a te.

1.4K 60 27
                                    

Corro. Veloce. Sono in un parco e i miei piedi calpestano l'erbetta spingendo per accelerare. Qualcuno mi sta inseguendo ed è veloce, forse più di me e si avvicina sempre di più.

Sono concentrata su me stessa cercando di recuperare i centimetri.
Quasi subito però mi sento braccata, cado a terra e mentre mi divincolo dalla presa me lo ritrovo faccia a faccia.
È lui, bello come il sole.
Mi sovrasta, il suo corpo mi schiaccia e mi tiene bloccata su questa distesa verde con i polsi bloccati ai lati della testa. Mi guarda con sguardo famelico e mi dice:

"Tu mi ami, Veronica?"

Ho il fiatone per questa corsa, per la paura di essere stata inseguita e ho il respiro mozzato perché è già quasi sulla mia bocca.

"Ti amo."

Mi libera i polsi per prendermi tra le sue braccia e baciarmi con foga, mordendomi le labbra fino quasi a farmi male. Le mie mani sono tra i suoi capelli morbidi e lo attiro a me.
Mi abbraccia e cominciamo a roteare su quest'erba senza staccare le labbra e le nostre lingue. Mi trovo su di lui ora e lo osservo mentre sorride. Io resto seria e comincia quindi a farmi il solletico. Provo a bloccargli le mani ma è più forte di me. Non resisto, comincio a ridere come una bambina. Continua a torturarmi mentre mi dimeno sopra di lui. Sento un rigonfiamento sotto di me, forse complice il contatto tra i nostri corpi.

"Oh piccola adesso basta."

Mi prende i fianchi e mi fa cadere di nuovo sull'erba.
In realtà mi sembra di cadere davvero.
Dal letto.
Apro gli occhi ed è tutto buio. Lo stavo sognando, l'ho sognato. Non mi era mai successo e ora invece viene a disturbarmi anche mentre dormo.
Beh, in realtà lui non è un disturbo. Non è un fastidio.
Lui è felicità, è gioia, è spensieratezza.
È sogno e desiderio.

Mi maledico infinitamente per non aver risposto alla sua domanda qualche sera fa, come invece ho fatto nel sogno. Non ci siamo mai sentiti questi giorni, neanche una chiamata, neanche un messaggio.

Le lezioni con lui fortunatamente sono finite dato che erano solo nel primo semestre. Ho deciso però di gettarmi a capofitto nello studio e soprattutto per il suo esame che darò nella prossima sessione.

Non sapevo se iscrivermi. L'ho fatto forse nell'ultimo minuto utile per prenotarsi. Se il sistema non mi avesse accettato me ne sarei fatta una ragione. Ogni volta che apro il libro e gli appunti ripenso a lui. Al suo carisma, alla sua voglia di far conoscere. Alle sue battute sarcastiche e ai suoi aneddoti personali raccontati durante le lezioni.
Poi scaccio via il tutto e provo a riconcentrarmi.

Oggi devo tornare in facoltà, ho bisogno di alcune dispense. Dopo un caffè con Giulia e Ivan mi metto in fila fuori all'aula studenti.
Cerco di ingannare il tempo scambiando chiacchiere con i miei colleghi di corso che riescono a strapparmi qualche timida risata ma non di più.

La fila avanza e gettando lo sguardo oltre, lo vedo sul fondo del corridoio. Avanza con una camminata sicura, sorride a tutti, ai ragazzi e ai colleghi, si ferma per parlare con loro.
Sorride ed è bellissimo. Il cuore ha ripreso a pompare e una sensazione familiare torna a farsi viva: rossore sulle guance e buco allo stomaco.

È il mio turno nell'aula studenti. Dico l'anno accademico e il nome del corso e la ragazza di fronte a me comincia a cercare tra le innumerevoli dispense da consegnare.

"Buongiorno Professore."

"Ciao ragazzi."

Mi passa accanto, così vicino da sentirne il profumo del suo dopobarba. Provo a mantenere la calma ma credo che ormai sia invasa da una tempesta ormonale.

CONTE. LOSE CONTROL.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora