Dall'altra parte del marciapiede, fermo con lo sguardo duro c'è lui.
È mix di rabbia, paura, emozione, eccitazione quello che provo. È la solita fitta allo stomaco. Però mi ero promessa di non volerci parlare mai più se non per motivi universitari. E credo che mai avrei creato una nuova occasione anche in quel caso.
Il mio umore cambia. Ripenso alle sue ultime parole, a lui che mi dice:
è meglio così per tutti e due.
Non faccio nessun cenno. Con il volto cupo e arrabbiato mi allontano da lì. E comincio a camminare in direzione di casa."Veronica".
Lui è al mio fianco ora, mi ha raggiunto e sta camminando accanto a me. Io alzo il passo e non gli parlo, non lo guardo."Veronica, fermati cazzo"
Sento la sua voce bassa ma rabbiosa.
Mi strattona e questo costringe a bloccare i miei passi."Mi lasci Professore, non voglio parlare con Lei."
"Veronica, non farmi incazzare.""Cosa vuole ancora da me?" Sbraito per strada. Qualche passante ci guarda con occhio inquisitorio.
"Non urlare. Vieni con me. Non voglio fare scenate."
"NO."
"Non fare la bambina." Mentre lo dice mi prende il polso e mi tira verso di lui costringendolo a seguire. La sua presa è forte e sto cominciando a sentire dolore.
"Ok. La seguo ma tolga la sua mano dal mio braccio. Mi sta facendo male."
Lui allenta solo un po' la presa e intreccia la mia mano alla sua sempre con forza. Si è reso conto che lo sta facendo nella strada tra le più trafficate di Firenze? Spero siano tutti turisti quelli che ci circondano.
Nel frattempo stanno venendo giù le prime gocce di pioggia, questo ci porta ad accelerare il passo fino all'arrivo alla sua macchina."Sali" dice in modo risoluto aprendomi la porta. Poi la richiude con sbattendola violentemente.
Ma perché è così arrabbiato?
"Mi porti a casa mia"
"No."
"Professore, non vengo da nessuna parte con Lei."
"Zitta. Devi stare zitta."
Odio quando qualcuno mi tratta così. Soprattutto quando non ho fatto niente. NIENTE.
Ma non ribatto più anche se so di aver ragione e di essere dalla parte del giusto.
Accende l'impianto stereo dell'auto incurante della frequenza radio in onda. Era solo un modo per colmare quel silenzio e non sentire la mia voce.Raggiunge una zona che non conosco di Firenze mentre la pioggia ormai cade copiosamente sulla strada. La visuale non è delle migliori e, anche se la sua Maserati ha ottime prestazioni in questi casi, per prudenza il Professsore aveva rallentato.
Si ferma davanti ad una villetta. Riesco ad intravedere un piccolo giardino oltre il cancello.
Ferma la sua macchina all'interno e dice: "Resta qui. Non ti muovere."Scende dall'auto incurante della pioggia incessante che lo stava bagnando. Doveva percorrere qualche metro prima di entrare in casa. Lo vedo poi tornare con un ombrello. È completamente bagnato, ha il cappotto e i pantaloni che aderiscono al suo corpo per quanto sono zuppi d'acqua dal suo naso e dal suo volto cominciano a cadere le prime gocce. Dio mio, lo odio ma é molto attraente visto così.
Mi apre la porta e attende che io scenda. Mi riparo sotto il suo ombrello che per quanto grande è utile solo per una persona dato il temporale che si sta abbattendo.Mi limito a cercare di stare sotto l'ombrello facendo attenzione a non sfiorarlo minimamente neanche con il braccio. Il Professore sta coprendo solo me. Lui ormai è fradicio.
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CONTE. LOSE CONTROL.
FanfictionVeronica sta frequentando il primo anno di specialistica all'università di Firenze dove insegna il Prof. Conte ormai da qualche tempo. Pur essendo una ragazza molto razionale, perderà il controllo dei suoi gesti e dei suoi pensieri quando comincerà...