20 - Mi sfuggi sempre, eh?

2.3K 82 19
                                    

Lo vedo che si allontana. Ha raggiunto i suoi colleghi e comincia a salutarli tutti.

"Ehi bella? ....ehi!"

Mi volto verso il barman che mi porge il cocktail e mi fa l'occhiolino. Lo liquido con un sorriso, queste cose mi imbarazzano.

Non riesco più a vedere le mie amiche, la gente qui è davvero tanta. Comincio a bere ma credo che sia arrivato il mio limite, ho gli occhi socchiusi non so se per le luci o per l'alcool.

Ero arrivata con Monica e Valeria alla festa, le mie ex coinquiline, volevo quanto meno avvisarle che stavo andando via.
Già, con quale scusa? Cosa avrei dovuto dire?
Scusatemi, c'è il Professore fuori che mi aspetta anche tutta la notte pur di stare con me.

Mi avrebbe davvero aspettato? Boh... Sta di fatto che io non volevo aspettare un minuto di più.
Sto solo perdendo tempo... potrei avvisarle con un messaggio, così eviterei anche imbarazzi e farfugli vari. Vado al guardaroba e recupero la mia giacca e la mia borsa. Ero arrivata a metà drink, ma decido di berlo tutto d'un fiato. Massì chissenefrega. Si vive una volta sola, perché sprecarlo?

La temperatura glaciale all'esterno é quasi un sollievo dato il caldo che si era addensato in quella villetta.
Ho un'illuminazione per la scusa da dare alle mie amiche: vedo un mio collega che sta andando verso la sua macchina, è uno di quelli che va sempre via per primo dalle feste, che non sa divertirsi. Un po' come me fino a qualche tempo fa.

"Monica, sto andando via. Ho trovato Nico che mi dà un passaggio. Non mi sento benissimo. Kiss"

Forse è vero che non stavo benissimo, ma probabilmente era a causa sua. Quell'uomo è un'altalena di emozioni.
Ora non dovevo far altro che trovarlo.

La festa era in una villetta privata molto elegante con un vialetto che portava alle stradine laterali per il parcheggio. L'oscurità aumentava man mano che avanzavo e scrutavo le varie macchine. Della sua però ancora niente.

D'un tratto lo vedo. È in fondo al vialetto.
Sta passeggiando nervosamente con le mani in tasca. Quanto è bello. Sono a pochi metri da lui e finalmente si accorge di qualcuno che si sta avvicinando.
Appena capisce che sono io fa un sorriso sornione e mi raggiunge. Mi prende per mano e dice: "Finalmente. Vieni, qui c'è troppa luce"

Raggiungiamo la sua macchina, il vialetto é completamente buio. Mi spinge contro la porta della sua auto e mi bacia in modo rude, quasi violento. Io gli prendo i lembi del suo cappotto per tenerlo stretto a me. Fa scorrere le sue mani insistentemente sul mio corpo ma la borsa a tracolla serra il mio cappotto impedendogli la sua presa diretta sul mio corpo.

Cazzo, voglio toccarti Veronica"
Sento la sua voce erotica e profonda mentre si destreggia nel togliermi la borsa e slacciarmi il cappotto.

Le sue mani grandi scorrono sulla mia schiena  nuda mentre mi schiaccia contro l'auto.
Sento la sua erezione premere su di me. Dio mio. Soffoco un gemito.

"Ma se ci vede qualcuno?" dico mentre continua a mordermi il collo.

"Riconoscerebbero me, non te. Non ti ho mai visto con tacchi a spillo e abito. Ah, sei così provocante..."

"Si ma..."

"Sssshhh"

Mi tappa la bocca e quel po' di lucidalabbra che era rimasto si toglie definitivamente. Le sue dita mi sfiorano giocando con il mio labbro inferiore.

Cerco di controllare i miei respiri, sarebbe imbarazzante per me se qualcuno mi sentisse gemere.
Riprende a baciarmi, è un bacio carnale, passionale. Le nostre lingue si intrecciano e i nostri respiri si fondono.

L'oscurità in quel momento mi fa essere più audace: metto le mani sotto il suo cappotto e le faccio scivolare lungo i fianchi. Poi mi fermo sul suo fondoschiena mentre lui continua a passare in modo irruento dalla mia bocca, al mio collo e al mio orecchio.

Muoio dalla voglia di toccarlo, l'ultima volta non me l'ha lasciato fare. Faccio scivolare velocemente la mia mano sulla sua erezione. Cazzo!
Lo sento gemere sorpreso da quel gesto e me lo lascia fare. Continuo ad accarezzarlo e a stringerlo tra le mie mani per quanto posso, muovendo la mia mano sui suoi pantaloni.

"Oh sì piccola. Continua così mi fai impazzire."

La sua voce è calda, molto profonda. Mi manda in estasi. Mi prende il volto tra le mani e si stacca da me:

"Ti prego, vieni con me, vieni a casa mia ora."

"Non posso." Mi guarda con aria interrogativa.
"Domani mattina parto."

"Dove vai?"

"Vado dai miei. Tornerò tra una decina di giorni."

Mi accarezza le guance e mi bacia dolcemente. MI manca il fiato, il suo respiro è corto. Sospira.

"Mannaggia, proprio adesso che... Non sai quanto desidero stare con te, Veronica.  A che ora dovrai partire domani?"

"Ho il treno alle 7" Guardo l'orologio. L'1.30... Merda, non credo che dormirò granché stanotte. Devo finire anche la valigia. E la strada per tornare a casa è abbastanza lunga. "È tardi."

"Vieni, andiamo."

Mi anticipa nei movimenti e mi apre la porta dell'auto. Prima che possa salire in macchina mi stampa un altro bacio sulla bocca.

"Mi sfuggi sempre, eh?"

...questa sera non lo so,
c'è qualcosa nell'aria stasera che non si può.
Non si può spiegare,
almeno che non ritorni per forza a parlare
ancora di te.

Se tu fossi buona, buona con me,
ti porterei, ti porterei la Luna a letto con te.
E se non ci fosse Luna,
allora beh, ne inventerei subito una.

Luna per te.

CONTE. LOSE CONTROL.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora