Capitolo 2: 07/09/'98 Marina

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Un suono assordante interrompe il mio sonno, cerco di ignorarlo ma non riuscendo nell'impresa decido di aprire gli occhi e spegnere il rumore proveniente dalla mia sveglia; guardo l'ora, sono le 6:40 e se la sveglia suona così presto la ragione è una sola, inizia la scuola. Appena compreso che giorno è decido di alzarmi per prepararmi dato che tra meno di un'ora inizio il mio primo giorno nella decima classe (2° superiore) quindi del sophomores year. Dopo essermi lavata, vestita e dopo un battibecco con mia sorella riguardo al suo essere una "maniaca del controllo", scendo in cucina per fare colazione. Raggiunta la cucina noto mia madre indaffarata nel preparare la colazione al resto della famiglia, mi accomodo su una sedia e lei, sentendo il rumore, si gira «Buongiorno tesoro, dormito bene?»

«Buongiorno mamma, diciamo che poteva andare meglio!»

Lei mi guarda perplessa non capendo il motivo della mia risposta «Perché poteva andare meglio cos' è successo?»

«Niente di strano solo che mi sono svegliata praticamente ogni ora per paura di non sentire la sveglia e arrivare tardi a scuola, e quando finalmente prendo sonno la sveglia decide che mi devo alzare, e tra jet-lag e scatoloni da sistemare, sono stanca morta» mentre finisco di raccontare a mamma la mia nottata sento qualcuno scendere le scale.

«Buongiorno principessa, dov'è tua sorella?»

«Buongiorno papà, Sara è in camera che si veste lo sai che è sempre in ritardo».

Il nostro rapporto è qualcosa di unico, fino a pochi anni fa non riuscivamo a stare separate per più di un'ora, mentre adesso che siamo cresciute ognuna riesce a fare le proprie esperienze anche se ci raccontiamo sempre tutto.

«Vabbè dai cominciamo a mangiare prima che si freddi tutto» dice la mamma sapendo come tutti noi che Sara arriverà giusto un minuto prima di partire.

Finita la colazione, come già sapevamo, come una furia arriva in cucina salutando tutti allegramente: «Buongiorno famiglia!»

«Sei in ritardo!» le dico

«Hai visto che ore sono?» le chiede invece la mamma furiosa indicando l'orologio.

Senza aggiungere altro ci dirigiamo alla macchina, sono le 7:10 e se non ci sbrighiamo rischiamo di arrivare tardi a scuola. Arrivate davanti l'edificio ci dirigiamo in segreteria a ritirare il foglio delle lezioni da far firmare ai prof e la mappa dell'edificio per non perderci, appena la segretaria ce li consegna corriamo in classe per non arrivare tardi proprio il primo giorno.

Alla prima ora fortunatamente abbiamo matematica quindi non ascolto granché dato che è la mia materia preferita, al contrario di mia sorella che la odia, le ore successive passano lente tra inglese, storia e italiano dove, date le mie origini, sono una delle più brave . 

Finita anche quest'ultima ora mi dirigo all'armadietto per posare i libri, prima di andare a mensa, ma qualcuno mi viene addosso, sto per cadere quando mi sento sorreggere da due braccia, mi giro per capire chi mi ha evitato la caduta e mi scontro con due pozze azzurre. Riconosco subito quello sguardo, appartiene a Zac.

«Stai bene?» mi sento chiedere.

«S...si g...grazie» balbetto io imbarazzata.

Con il suo aiuto mi rimetto in piedi «Scusami, non guardavo dove andavo e ti ho quasi fatta cadere, un'altra volta» dice lui mentre mi raccoglie i libri che mi erano caduti a terra.

«Tranquillo, non mi sono fatta niente mi hai presa al volo»

«Era il minimo Mari, comunque dobbiamo smetterla di incontrarci così!»

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