Capitolo 18: Sara "Il risveglio"

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20/04/'99

«Amore? Amore mi senti?»

"Sì, ti sento" cerco di dire, ma dalla mia bocca non esce alcun suono. Cerco di aprire gli occhi, ma la luce mi dà noia.

«Amore, sono io la mamma» dice quella che però io vedo essere solo un'ombra.

«M... mamma?» riesco a dire finalmente.

«Sì, tesoro sono io» sento che sta piangendo «Qui c'è anche papà» dice indicando l'altra ombra.

«Papà» dico.

«Sono qui» risponde lui.

Piano piano riesco a mettere a fuoco le loro facce.

«Cos'è successo? Dove sono?» chiedo.

«Sei in ospedale. Voi ragazzi avete avuto un brutto incidente» risponde papà mentre la mamma mi stringe la mano con ancora le lacrime agli occhi.

«Gli altri come stanno?»

«Tua sorella e Zac stanno arrivando, li abbiamo chiamati quando hai cominciato a svegliarti»

«E Ian? Ian sta bene vero?» chiedo allarmata all'idea che gli sia successo qualcosa.

Papà sta per rispondermi quando sento mia sorella urlare.

«Saraaa»

Subito viene ad abbracciarmi, ma dall'impatto comincia a girarmi la testa e chiudo gli occhi.

«Amore, fai piano si è appena svegliata dopo due settimane» dice Zac raggiungendola al mio fianco «E' bello vederti Sarina»

«Grazie Zac, anche per me» dico abbracciandolo piano «Due settimane hai detto?»

«Già» risponde mia sorella «Sei stata in coma per due settimane»

«In coma? Cosa mi è successo?»

«Credo che mamma e papà ti abbiano già accennato qualcosa, ma...» comincia a dire Marina prima di essere interrotta da un'infermiera.

«Scusate il disturbo, ma dovete uscire qualche minuto dobbiamo visitare Sara»

«Ma dopo possiamo tornare vero?» chiede Marina.

«Sì, certo che potete» risponde lei.

Una volta usciti tutti l'infermiera si concentra su di me.

«Allora Sara, ti farò qualche domanda e qualche controllo, poi per le altre analisi più invasive ci penseremo dopo che avrai parlato con la tua famiglia d'accordo?»

«D'accordo» rispondo.

«Allora ho visto che hai riconosciuto subito i tuoi familiari quindi direi che per quanto riguarda la memoria a breve termine non ci sono problemi, ma sai dirmi per esempio quando sei nata?»

«Certo, il 20 giugno 1983»

«Dove?»

«A Firenze, in Italia»

«Hai vissuto sempre lì?»

«No, qualche anno dopo che io e mia sorella siamo nate ci siamo traferiti a Roma e poi qui a Los Angeles, ovviamente»

«Benissimo!»

«Ora guarda su e poi giù» dice puntandomi negli occhi una lucina.

«Sì, direi che è tutto apposto. Dopo faremo una tac alla testa per sicurezza, qualche analisi del sangue e verrà la dottoressa a rivisitarti, ma direi che ormai sei fuori pericolo»

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