Capitolo 2.1: Sara 07/09/'98

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Io e Marina abbiamo passato il weekend a casa con mamma e papà per sistemare le cose che avevamo portato, ovviamente lei ci ha messo molto meno di me perché, disordinata com'è, si è limitata a disfare la valigia e appoggiare le cose un po' in qua e là, io invece che avevo passato il sabato a dormire e a messaggiare con Ale, mi sono ritrovata di domenica a dover fare tutto.

La mia camera e quella di Marina hanno più o meno le stesse dimensioni, ma la sua dà sul davanti della casa, mentre la mia al lato proprio dalla parte della casa di Ian, entrambe hanno un grande armadio guardaroba, ma non il bagno privato. La cosa non mi sconvolge poi molto, abbiamo sempre condiviso il bagno e nonostante non sopporti che lasci le sue cose in giro senza metterle apposto, sono contenta che sia ancora così.

Non sono molte le cose che ho portato da casa, alcuni dei miei vestiti preferiti, che piego per bene e sistemo insieme a quelli nuovi nell'armadio, le polaroid con Ale, Marina e le nostre cugine, Silvia e Martina, che attacco su delle lucine sopra il letto, i miei libri, tra cui quello di Harry Potter, in lingua originale, il mio preferito, che sistemo nella libreria, e ovviamente il computer e telefono con relativi carica batterie. Dopo aver sistemato tutto e una cena veloce io e Marina andiamo a letto presto pronte ad affrontare il primo giorno di scuola.

Quando suona la sveglia sono in piedi già da un ora. Lo so che è una cosa da pazzi; solitamente le persone non sopportano di tornare a scuola, ma questo non vale per me. Io la adoro e per il primo giorno in quella nuova voglio che tutto sia perfettamente in ordine e il fatto di essere una "maniaca della controllo", come mi dice sempre la mamma, non aiuta. Così controllo e ricontrollo di aver messo tutto nello zaino: «penne, libri, quaderni, calcolatrice, per la tremenda ora di matematica, dizionario, sì c'è tutto» dico fra me e me.

Dopo essere certa di non aver dimenticato niente, vado in bagno a farmi la doccia, e uscendo noto Marina appoggiata al lavandino già pronta

«'Giorno, sorellina. Hai controllato di avere tutto?» mi dice prendendomi in giro.

«Sì, ho preso tutto» le rispondo facendole la linguaccia mentre esce dal bagno per andare a fare colazione. In pace mi asciugo i capelli, li piastro e mi trucco con un po' di mascara, matita e un lieve accenno di cipria, per poi tornare in camera a cambiarmi. Di solito non impiego mai più di 5 minuti, dato il mio disinteresse per la moda, ma questa mattina mi capita di soffermarmi più del dovuto sul mio guardaroba e guardando i jeans neri e la maglietta con scritto "NO BOYFRIEND NO PROBLEM" che avevo scelto ieri sera, penso «E se incontrassi Ian?». Per fortuna torno subito in me «Chissene frega di quello che pensa quello sbruffone» dico vestendomi.

Prendo la felpa di papà e indosso le converse scendendo velocemente le scale rischiando di scivolare. Entusiasta saluto la mia famiglia, che però non è affatto contenta.

«Hai visto che ore sono?» mi chiede la mamma furiosa indicando l'orologio.

Cavolo per colpa mia rischiamo di arrivare in ritardo, così prendo una po' di bacon e seguo Marina e papà alla macchina. La mattina passa abbastanza velocemente, tranne ovviamente per l'ora di matematica. Se c'è una cosa che odio della scuola, è proprio la matematica; cerco per tutta l'ora di capire che cavolo stia scrivendo la professoressa, girandomi più volte verso Marina con lo sguardo implorante dato che lei al contrario di me in matematica è un genio.

Dopo la lezione ci separiamo, dato che abbiamo deciso di seguire alcuni corsi diversi, poi prima di pranzo la raggiungo davanti al suo armadietto, per andare insieme a mensa, ma mi blocco vedendola parlare con un ragazzo. Mia sorella è molto timida quindi non capisco come faccia il primo giorno a parlare già con un ragazzo, ma appena lui si muove vedo che è Zac così mi avvicino per capire di cosa parlano. Marina mi dice che Zac ci ha invitate a mangiare al suo tavolo; so che probabilmente ci sarà anche Ian, ma nonostante non abbia voglia di vederlo, vedo mia sorella implorarmi silenziosamente così acconsento.

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