Capitolo 16: Marina

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Il suono della sveglia mi desta dal sonno. È prestissimo, sono solo le 3 e mezzo ma alle 7 abbiamo un volo e non possiamo assolutamente arrivare tardi. Vado in bagno per farmi una doccia veloce e dopo mi vesto, ho scelto il mio outfit preferito per i viaggi, l'ho usato anche quando siamo andati a Seattle con Zac.

Finito di prepararmi vado a controllare a che punto è mia sorella, spero sia quasi pronta anche se ho paura stia sempre dormendo dato che non ho sentito rumori provenire dalla sua camera.

«Sei ancora a letto? Ti vuoi muovere?» le dico irrompendo in camera sua.

«Altri 5 minuti»

«Non abbiamo 5 minuti devi alzarti subito e sbrigarti»

«Mi sto ancora chiedendo come mai abbiamo dovuto prendere il volo così presto» dice alzandosi svogliatamente dal letto.

«Perché abbiamo un sacco di cose in programma» ribatto seccata «E ora sbrigati ti aspetto di sotto tra dieci minuti» aggiungo uscendo dalla stanza e scendendo in salotto.

«Amore noi siamo fuori, tra quanto siete pronte?» mi chiede Zac per messaggio.

«Io sono pronta, sto aspettando mia sorella, dovrebbe essere pronta tra poco» gli rispondo io.

Appena mia sorella scende le scale recuperiamo le valigie e usciamo di casa raggiungendo i ragazzi alla macchina, andremo con quella di Ian perché quella di Zac è di nuovo guasta.

Arriviamo all'aeroporto alle cinque, facciamo il check-in e andiamo ad un bar per fare colazione.

«Buongiorno, che vi porto?» domanda la cameriera squadrando i ragazzi.

«Quattro brioche, due con la nutella e due con la marmellata e quattro cappuccini» ordino io velocemente conoscendo bene i gusti di tutti e volendo mandar via la cameriera il prima possibile.

«Cara Marina lo sai vero che siamo dotati della parola e di un cervello per poter ordinare da soli?» mi dice Ian con tono sarcastico.

«Caro Joseph» dico calcando sul suo secondo nome «Lo so benissimo ma quella stava "sbavando" su te e Zac e volevo levarmela dai piedi»

«Come sei acida, dovresti fare più ginnastica da camera cara Marina. E non chiamarmi Joseph» mi risponde irritato.

«Non ti preoccupare, la faccio ginnastica da camera. Smetto di chiamarti Joseph se tu smetti di chiamarmi Marina. Affare fatto?» dico porgendogli la mano.

«Affare fatto Alex!» afferma stringendomi la mano.

«Avete finito voi due di battibeccare, stanno arrivando le ordinazioni» ci dice Zac.

Atterriamo a New York alle 15:30 locali, ma riusciamo ad arrivare a casa solo alle 17:30 per il ritardo dei bagagli e la sosta per comprare la cena. Abbiamo appena finito di cenare quando:

«Non so voi ragazzi ma io ho bisogno di una doccia» afferma Ian.

«Vieni con me?» chiede poi rivolto a mia sorella.

«Certo!» le risponde lei guardandolo maliziosamente.

«Fate i bravi» dice Zac mentre loro salgono le scale.

«Che facciamo noi?» dice guardandomi.

«Prima di tutto riordiniamo la cucina sennò domani tocca svegliarsi ancora prima per farlo»

«Ti aiuto e poi guardiamo un film sul divano?»

«Va bene il divano però niente film, vediamo cosa c'è in televisione» gli dico finendo di riordinare.

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