Capitolo 17.1: Sara

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Mi sveglio di soprassalto. Non so dove mi trovo. Mi gira la testa. Vedo solo luce intorno a me. Provo a strizzare gli occhi per cercare di mettere a fuoco il posto in cui mi trovo. Dopo alcuni minuti riesco a distinguere le cose che mi circondano. Sono a scuola, seduta al centro del corridoio.

"Che ci faccio qui?" mi domando tra me e me.

Cerco di mettermi in piedi. Sento uno strano formicolio alle gambe, ma non riesco a capirne il motivo. Quando finalmente riesco ad alzarmi sento la testa girarmi vorticosamente così mi appoggio ad un armadietto. Una volta che il mal di testa è passato mi guardo attorno. La scuola è sempre la stessa, ma appeso alla bacheca, il calendario segna il 5 aprile del 2013.

"Ma che diavolo?"

Sono più confusa che mai. Guardo meglio il calendario e vedo che è venerdì e se è venerdì vuol dire che la scuola dovrebbe essere piena di ragazzi.

"Allora perché ci sono solo io?"

Non trovando risposta alle mie domande lì dentro, decido di uscire. Quando arrivo all'esterno vedo che le cose sono sempre uguali a come le ricordo, ma al tempo stesso mi sembrano così diverse, come se in realtà niente di ciò che vedo mi sia familiare. Il mal di testa continua a tormentarmi, ma sono più decisa che mai a trovare delle risposte, così decido di andare nell'unico posto che mi viene in mente. Casa.

Camminando per la strada noto che le persone in giro sono poche, più che altro anziani che si ritrovano al bar per fare colazione e parlare, persone che portano a spasso il cane o lavoratori che escono di casa con la ventiquattrore a portata di mano. Una coppia di anziani mi passa a fianco, ma sembra non fare caso alla mia presenza.

"Questo posto è sempre più strano"

Dopo una ventina di minuti arrivo nella via di casa. È come la ricordavo quindi tiro un sospiro di sollievo e comincio a correre.

La prima casa che incontro è quella di Ian. Quando mi fermo davanti a casa sua sono affannata così mi fermo un attimo per riprendere fiato.

"Chissà se è in casa?"

Delle voci all'interno mi danno la conferma che qualcuno ci sia così vado alla porta è busso, ma dal contatto delle mie mani contro la porta sembra non provenire alcun rumore. Dopo l'ennesima prova mi arrendo, scendo dal portico e vado alla finestra che da sul salotto. Quello che vedo mi lascia senza parole. Ian è lì davanti ai suoi genitori, ma è diverso da come lo ricordo io. È sempre bello, ma è più grande, un filo di barba gli incornicia il viso, ma gli occhi sono sempre gli stessi. Anche i suoi genitori sono invecchiati, hanno i capelli brizzolati, ma non è quello a sorprendermi quanto piuttosto il fatto che si tengano teneramente per mano come fossero ancora innamorati. "Tutto questo è impossibile! I genitori di Ian si sono separati. Saranno tornati insieme? Suo padre sarà tornato a lavorare qui?". Cerco di trovare una risposta sensata alle mie domande, ma capisco presto che non c'è.

Vedo Ian accendere la televisione, che è molto diversa da quelle che ho visto finora, molto più grande e bella. Si siete sul divano con i suoi genitori e quello che compare in tv mi lascia ancora più sconcertata. C'è Ian. Sembra che abbia girato un film o una serie tv, non saprei, ma vedo, dagli occhi dei suoi, che sono molto orgogliosi di lui.

Rimango un altro po' lì a guardarli poi succede qualcosa di ancora più strano. Sento come una voce in testa.

«Ehi piccola» riconosco subito che è papà «Sai ci manchi tanto, ma non devi avere fretta, prenditi il tempo di cui hai bisogno noi saremo qui ad aspettarti»

"Perché mi sta dicendo questo?"

Non ci sto capendo più niente.

"Dove sono? Perché nessuno sembra accorgersi di me?"

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