Capitolo 16.1: Sara

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02/04/'99

«Sei ancora a letto? Ti vuoi muovere?» dice mia sorella irrompendo nella mia camera.

«Altri 5 minuti» mi lamento

«Non abbiamo 5 minuti devi alzarti subito e sbrigarti»

«Mi sto ancora chiedendo come mai abbiamo dovuto prendere il volo così presto» dico alzandomi svogliatamente dal letto.

«Perché abbiamo un sacco di cose in programma» ribatte secca Marina «E ora sbrigati ti aspetto di sotto tra dieci minuti» aggiunge uscendo e lasciandomi finalmente sola. Ho sempre odiato svegliarmi, ma soprattutto non sopporto quando mi parlano appena sveglia.

Faccio una doccia veloce, metto un paio di leggings, una maglietta lunga e una felpa, non mi trucco nemmeno anche perché ho intenzione di fare una bella dormita in aereo.

«Oh finalmente! Sei in ritardo! Avevo detto dieci minuti» mi apostrofa Marina quando arrivo al piano di sotto.

«La smetti di urlare? Sono le 4 del mattino abbi pietà» dico massaggiandomi la testa.

«Ian e Zac ci stanno aspettando andiamo»

Recupero la valigia che, sia io che mia sorella, avevamo portato giù la sera prima per evitare di svegliare mamma e papà ed esco di casa.

Dopo un'infinità di controlli finalmente saliamo sull'aereo e mi fiondo letteralmente sul mio sedile.

«Tutto bene?» chiede Ian sedendosi accanto a me. Prima che riesca a rispondere sento mia sorella dire: «Sta bene, odia solo svegliarsi presto»

Le faccio una smorfia, adoro mia sorella, ma certe volte vorrei davvero ucciderla.

«Va tutto bene, niente che un paio di ore di sonno non possano sistemare. Comunque non credo di averti ancora ringraziato abbastanza per averci invitati a casa tuo padre, è stato davvero gentile da parte tua» dico rivolta a Ian.

«Beh, so che non sei mai stata a New York, poi mio padre, come vi ho già detto, è fuori città per lavoro e quando sono andato a trovarlo l'ultima volta ha detto che sarei potuto andare quando volevo quindi...»

«Hai fatto bene. Chloe mi ha parlato molto di New York, mi dispiace solo che lei e Tyler non ci siano soprattutto perché domani è il suo compleanno»

«Già, non ci voleva che prendesse la meningite proprio ora»

Continuo a pensare a Chloe e a quanto era emozionata di partire con noi, quando mi addormento.

Atterriamo che sono le 15:30 locali. Ho dormito quasi tutto il viaggio quindi ora sono molto più rilassata.

«Ragazzi io muoio di fame che ne dite di recuperare velocemente i bagagli e andare a casa?» dice Zac.

«Non potrei essere più d'accordo fratello» lo segue Ian.

Ma i nostri desideri vengono infranti al ritiro bagagli quando ci viene detto che dobbiamo aspettare circa 30 minuti per un guasto al carrello.

Quando arriviamo a casa del padre di Ian, sono le 17.30. Ci abbiamo messo parecchio ad arrivare perché per strada ci siamo fermati a prendere del cibo cinese. La casa è bellissima, semplice e moderna, è un attico nell'elegante quartiere dell'Upper East Side. È suddivisa su due piani; il piano di sotto è caratterizzato da un open space tra cucina e salotto, poi ci sono un bagno e l'ufficio del padre di Ian, al piano di sopra invece, la camera padronale con bagno, un salotto informale, un bagno e un'altra camera.

Nonostante siano presto per la cena decidiamo di mangiare comunque visto che non abbiamo pranzato.

«Non so voi ragazzi ma io ho bisogno di una doccia» afferma Ian. Poi si rivolge a me e chiede: «Vieni con me?»

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