27.

2K 57 2
                                    

La prima settimana tutto sommato scorre tranquilla, nessuno sembra sospettare di noi, per ora mi sta bene così.

Oggi è venerdì e mi ha accennato che ha in programma un incontro per sta sera, "nulla di impegnativo", così mi ha detto, ma non abbiamo approfondito il discorso.

Non mi piace il fatto che combatta, o che faccia uso di "aiutini" e di questa cosa ne dobbiamo parlare, assolutamente.

Il mio piano è quello di farlo pranzare a casa mia dopo la scuola, anche se in realtà pranza quasi sempre da me.

Cercherò di parlargli senza finire in stupide discussioni, anche se questa non è una cosa stupida, anzi, al contrario.

"Oggi solo per te, le farfalle con salmone e panna!" Dico contenta come una bimba schioccandogli un bacio veloce sulle labbra e si ferma a fissarmi.
"Perché mi guardi?" Chiedo imbarazzata.
"Quando non fai la stronza e sei presa a bene, la tua allegria è contagiosa, mi metti di buon umore." Dice sorridendomi dolcemente, avvicinandosi a me a braccia aperte, inutile dire che mi ci fiondo tra le sue braccia e ci abbandoniamo in un bacio molto appassionato.

"Se continuiamo così rimarremo a digiuno D'Orso!" Dico staccandomi da lui, strizzandogli l'occhio.
"Allora vuol dire che mi fionderò tra le tue gambe e ti mangerò." Ribatte sfidandomi con un sorrisetto beffardo.
"Non ancora signorino!" Sentenzio alla fine e molla la presa dal miei fianchi, così posso mettermi a lavoro con i fornelli sotto il suo sguardo attento.

È poco più di una settimana che stiamo insieme e non abbiamo fatto ancora nulla, non dico che io la dia via già al primo giorno, ma con uno come lui che mi stuzzica e mi provoca, è veramente difficile resistere!
Ma questa volta voglio fare le cose bene e con calma.

"Allora, ti piace?" Chiedo addentando una forchettata di farfalle.
"Mai mangiate farfalle migliori!" Mi sorride mentre si sporge per lasciarmi un bacio a stampo.

"Oggi combatti quindi?" Gli chiedo abbassando lo sguardo e giocando con la pasta rimanente nel piatto, mi si è chiuso lo stomaco.
"Sì, ma non ho intenzione di farti venire." Mi fa alzare lo sguardo alzandomi il mento con due dita e mi sorride dolcemente, solo che io provo a ricambiare questo sorriso, la mia però, è più una smorfia di tristezza.
"Non dovresti andarci nemmeno tu. Ritirati da questo giro, non voglio che tu ti faccia male o ti faccia 'aiutare'." Dico fermamente mettendo delle virgolette immaginarie sull'ultima parola.
"Eva, non è così semplice. Una volta che ci sei dentro non puoi ritirarti dall'oggi al domani. Ti fanno firmare una specie di accordo, se ti ritiri prima di un certo numero di incontri te la vedrai con loro. Sono sicuro che tu non voglia che io faccia quella fine, quindi sono costretto." Dice prendendomi la mano, ma la ritraggo subito.
"Almeno non farti più." La mia richiesta è quasi un sussurro, ma lui riesce a sentirla e respira profondamente.
"Non posso promettertelo, ma ci proverò piccola." Sospira e mi lascia un tenero bacio sulla fronte.

Non riesco ad accettarlo, io ci sono passata prima di lui sotto la coca e ci sono quasi rimasta, quella notte non la scorderò mai.

Ero ad una festa in discoteca, mi facevo solo il sabato, era diventata un'abitudine ormai.
Ma quella sera, decisi di spingermi oltre ed esagerai con la dose, mi trovó Gionata.
Mi ero allontanata già da un bel po' e ancora non tornavo dentro, quindi lui preoccupato entrò come una furia ne bagno delle donne e mi trovò distesa a terra, vicino al wc mentre cacciavo schiuma dalla bocca.

Fortunatamente i soccorsi arrivarono in tempo e furono tempestivi, mi svegliai all'ospedale, accanto a me c'erano Giona con gli occhi rossi dal pianto, mezzo addormentato chinato sul letto, Mirko e mia madre con uno sguardo che ho ancora impresso nella mia mente.

Era delusa, schifata e preoccupata allo stesso tempo.
Ovviamente di mio padre nemmeno l'ombra, nemmeno un messaggio.
Però quando mi ripresi decisi di chiamarlo per dirgli che stavo bene, la sua risposta?

"Sono a lavoro e non ho tempo per parlare con te."

Poche semplici parole ma che fanno ancora male se ci ripenso.
Ho rischiato la vita e a lui non è fregato un cazzo.

Mia madre ha provato giustificarlo in tutte le maniere possibili, ma è impossibile negare l'evidenza dei fatti.

Scuoto la testa allontanando questo ricordo, lui non lo sa, almeno che mia madre non abbia deciso di appendere i manifesti parlandone con sua madre.
Non so se glielo dirò mai, forse lo farò quando sarò pronta.

"Voglio venire anche io." Annuncio fermamente guardandolo negli occhi.
"No, è troppo pericoloso, ti ricordi l'ultima volta? Non fare la cocciuta. Appena finirò tornerò da te, dormirò qui con te."
"Ma..." Inizio a dire ma lui mi interrompe.
"Niente ma, rimani qui, per favore, non farmi incazzare." Sbuffa spazientito.
"Sennó cosa fai? Mi chiudi in casa?" Dico provocandolo.
"Sì se è necessario. Voglio solo tenerti al sicuro, cazzo!" Urla alzandosi rumorosamente dalla sedia e sobbalzo per lo spavento.

"Vado a fare i compiti." Dice infine e se ne va.

________
Scusate per l'attesa ragazzeee!!
Grazie per le 3 mila letture, voti e commenti, vi adoroo!!
Spero che questo capitolo vi piaccia.
Bacini xx♥️

Dimmi di noi.||CapoplazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora