10.

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Eva's pov.

Al ritorno mi sono lasciata con vincere a tornare a casa con Luca, questa volta mi sono seduta dietro, tra Mario ed Elia, ma l'imbarazzo tra noi era evidente, almeno da parte mia, anche perché non la smetteva di fissarmi.

"Eva vuoi pranzare da me? Non c'è nessuno a casa, ti faccio anche ascoltare dei miei pezzi in fase di elaborazione se ti va." Mi chiede Luca appena arrivati davanti alle porte delle nostre rispettive abitazioni.
"Uhm okay." Rispondo tentennante, che proposta strana, ma decido di accettare comunque.
"Non fare troppo caso alla confusione. Che ti va di mangiare?" Mi domanda dopo essersi tolto la giacca e posato lo zaino.
"Non lo so, tu che sai cucinare?" Mi siedo sul divano un po' impacciata, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, lui mi guarda e sorride. Mio Dio, mi mette in soggezione.
"Non molto in realtà, ma proverò a fare una carbonara coi fiocchi." Dice aprendo il frigo.
"Sto scherzando, niente guanciale o pancetta. Ti va bene la pasta col pomodorino fresco?"
"Si okay, ci sta."

"Luca, non te la prendere, ma questa pasta fa veramente pena, è scotta, super salata e il pomodorino è bruciato." Dico ridendo e lui mi segue a ruota.
"Sì, lo ammetto non so cucinare, ti ho detto una bugia, ma ci ho provato, apprezza lo sforzo."

Durante il pranzo abbiamo parlato poco e niente, la tv ci ha tenuti compagnia.
In realtà non mi dispiace stare in silenzio con lui, non lo trovo necessariamente strano o imbarazzante.

"Non mi dovevi far sentire qualche tuo pezzo?" Gli chiedo dopo che ha finito di bere la sua birra, mi sorride.
"Vieni."

Entriamo in camera sua, non è molto spaziosa, è tappezzata di poster di artisti rap stranieri, qualche foto con gli amici, vari post-it e in un angolo c'è la postazione dove registra.

"Questa è '20'." Mi spiega e la fa partire, mentre io mi siedo sul letto e lo guardo cliccare tasti seduto alla sedia del pc.

"Davvero hai vent'anni? Non credevo." Gli chiedo appena la musica termina.
"Ne ho ancora 19, sono stato bocciato in prima liceo, ma vorrei far uscire il disco ad aprile, il giorno del mio ventesimo compleanno, quindi manca ancora qualche mese. Che ne dici?"
"Mi piace, hai una bella voce, ci sai fare."
"Non mi stai prendendo per il culo solo perché sono davanti a te?"
"Giuro, sono sincera, non ho peli sulla lingua, dovresti saperlo."
"Beh, allora grazie." Dice con un sorriso a trentadue denti.

"Questo sabato io e gli altri cantiamo al Bogart, vuoi venire?" Chiede sedendosi accanto a me.
"Sì, Camilla e Marta mi hanno invitata, prendiamo il privè, ma non mi avevano detto che vi esibivate."
"Quelle non mi hanno mai potuto vedere e nemmeno loro mi vanno tanto giù. In ogni caso, ti voglio nel super privè con me."

Io rimango di stucco, infatti lo guardo confusa non sapendo cosa dire.

"Perché proprio me? Portati qualche ragazza che ti fa il filo, Martina della nostra classe o quella di sabato." Dico sfacciatamente e si mette a ridere.

Le parole mi escono senza pensarci e me ne rendo conto subito dopo.
Ma dai, che stupida, ora penserà che io sia gelosa, ma si sbaglia! Non potevo semplicemente dire qualcos'altro, o che ne so, trovare qualche scusa.

"Sai quanto mi interessa di quelle? O di qualsiasi altra ragazza? Niente."
"Allora perché proprio me?" Trovo il coraggio di chiedere, come se nulla fosse.
Mentre sta per rispondere mi squilla il cellulare, è Gionata.
"Scusa, devo rispondere."
Mi allontano.

"Giona! Si, qui tutto bene, alti e bassi, tu?"
"Piccola, questo weekend ti vengo a trovare, non accetto scuse, ci distruggiamo come ai vecchi tempi, si sente le tua mancanza qui." Le sue parole mi riscaldano il cuore, quanto mi è mancato.
"Certo amó! Sabato ho preso già impegno in disco, cantano dei miei amici, non so se definirli così, ma qualcosa del genere. Ci stai?" Chiedo fomentata.
"Come posso mancare? Ehi, ti avverto, ti porto nel privè e champagne a volontà in onore dei vecchi tempi."
"Probabilmente già ci sono nel privè baby, chiederò anche per te, ci aggiorniamo, ti aspetto eh."
"La mia bimba si fa conoscere, mi porti tu nel super sta volta, mi piace. Ci vediamo sabato."
Lo saluto e riattacco.

Io e Giona abbiamo un tipo di rapporto particolare, siamo protettivi ognuno nei confronti dell'altro, ma lui decisamente di più. Io lo considero il mio fratellone e lui la sua sorella minore, da tenere al sicuro, farebbe di tutto per tirarmi su il morale e l'ha sempre fatto.
Nonostante non ci frequentassimo tutti i giorni, ora ancora meno, la nostra amicizia, la voglia di fare casino e divertirci è sempre la stessa.

"Luca, per te sarebbe un problema se portassi un mio amico che scende da Milano nel super privè?" Chiedo imbarazzata ma ammiccante allo stesso tempo.
"Quindi hai accettato la mia proposta? E chi sarebbe questo amico?" Dice calcando in modo più deciso l'ultima parola.
"Gionata Boschetti."
"Seria?!" Chiede quasi urlando e sgranando gli occhi.
"Mai stata più seria di così." Vedo il sorriso farsi strada sul suo volto.
"Oh, però adesso avrò l'ansia da prestazione."
"Ce la farai." Ammicco, dandogli una pacca sulla spalla.

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Questo è il mio primo spazio autrice e volevo ringraziarvi per il supporto che state dando a questa storia con stelline e commenti.
Vi ringrazio tutte, anche per i vostri messaggi.
Bacini xx❣️

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